B-POSITIVE – Paolo Gambino

A gennaio abbiamo registrato l’uscita di “B-Positive”, il disco da solista di Paolo Gambino, musicista ben noto sulla piazza per molteplici progetti di cui ha fatto parte negli anni, ma un po’ meno conosciuto per le sue doti di compositore. Dopo essere stato per anni il tastierista dei Disco Inferno, e di quella sorta di spin-off dal nome improbabile Eva Jeans & The Cats, dopo aver preso parte a una storica band torinese come i 60/70 con il loro tributo al classic rock, ma soprattutto dopo aver accompagnato in tour per circa un decennio Eugenio Finardi, una delle massime personalità del cantautorato prog italiano degli anni Settanta – e queste sono solo alcune delle sue collaborazioni più note – Gambino ha deciso di far emergere la sua anima più classica ritornando al pianoforte, e facendolo soprattutto in veste di autore.

Conscio dei rischi connaturati alla realizzazione di un disco “piano-solo”, in “B-Positive” emergono due elementi che lo differenziano dagli album dei grandi pianisti che hanno fatto del genere un loro cavallo di battaglia. Intanto l’eterogeneità dei generi proposti. Se è vero che l’approccio classico derivante dalla formazione accademica di Gambino emerge complessivamente un po’ in tutti gli arrangiamenti del disco, la scelta delle cover disattende un approccio troppo classico allo strumento. Ed ecco che è soprattutto il rock ad avere la meglio nelle reinterpretazioni prescelte, dai Police di “Message in a bottle”, a Stevie Wonder di “Higher ground”, dai Deep Purple di “Highway star” alla più recente “Time is running out” dei Muse. L’atteggiamento giocoso che Gambino ha evidentemente voluto imprimere all’album, a partire dal titolo – doppio senso tra il suo gruppo sanguigno e l’esortazione a una visione più ottimistica del mondo – emerge anche in altre due tracce che sono anche in questo caso delle rielaborazioni. Rappresentano il segnale di un certo distacco dall’austerità di un classicismo che in questo album vuol essere solo una sorta di ispirazione artistica e non un manifesto programmatico. Sto parlando della scelta di riarrangiare una canzone molto nota della tradizione popolare piemontese – “Ohi Madama” – ma soprattutto di rivedere la sigla di Braccio di Ferro adottando i canoni musicali tipici della musica barocca. Il titolo ironico di quest’ultima, “Poffarbach”, mescolando richiami alle fughe del compositore tedesco alla cultura pop del Novecento, riassume in sé i caratteri quasi ludici di tutto l’album. Il resto sono composizioni originali in cui gioco e poesia si fondono nuovamente in un bel connubio che permette al disco di mantenere una certa ascoltabilità, evitando di scivolare su pesantezze sempre dietro l’angolo quando si affronta la realizzazione di un progetto simile. Si pensi ad esempio alla splendida “Mixed Feelings”, dedicata al papà scomparso da poco, dove il background classico di Gambino emerge in tutta la sua delicatezza, e forza nello stesso tempo, portando a un risultato carico di emozioni.

Infine, un’altra scelta che permette al disco di superare quella ridondanza timbrica cui rischiano di andare incontro i dischi di piano-solo, è quella di non essere un vero e proprio disco di piano-solo. Alcuni ospiti, tra cui spiccano la voce di Alessandra Turri, le percussioni di Carlo Bellotti, la presenza di Piero Leporale dei 60/70, ma anche l’introduzione di qualche arrangiamento di sintetizzatore suonato dallo stesso Gambino, hanno fornito qualche lieve, quanto fondamentale, variazione di sonorità tra i vari episodi dell’album che, senza snaturarlo negli obiettivi, lo hanno reso un viaggio musicale allo stesso tempo leggero e profondo.

Il disco è acquistabile, al momento, unicamente tramite il canale della richiesta diretta all’autore. Gambino sarà dal vivo sabato 23 febbraio presso la Sala della Conceria di Chieri, dove suonerà per la prima volta dal vivo i brani presenti in B-Positive. Per farvi venire l’acquolina in bocca vi condividiamo il video di un’esecuzione casalinga, ma ad alto tasso emotivo, di “Mixed Feelings”.

Buon ascolto.

Ones


ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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