Breakfast With Nik 2003: intervista a Mattia Barbieri

La rubrica Breakfast with Nik, uno dei principali appuntamenti del Groovin’ classico, nel 2003 intervistava uno dei batteristi jazz più importanti degli ultimi vent’anni tra quelli nati e cresciuti a Pinerolo e dintorni. Stiamo parlando di Mattia Barbieri, un musicista che a guardare il suo curriculum e le sue collaborazioni c’è veramente da impallidire. Sedici anni fa lo incontravamo e ci facevamo raccontare il suo momento in questa bella intervista redatta da Nik. In attesa magari di riaverlo sulle nostre pagine oggi, vi riproponiamo la chiacchierata di allora in versione integrale. Buona lettura.

Ones


Da www.groovin.it – 2003

Cari amici di Groovin’ è con particolare piacere che in questo numero di “Breakfast with Nik”, voglio raccontarvi l’incontro che noi dello staff abbiamo avuto con uno dei batteristi più in “tiro” nel panorama musicale pinerolese. Un nostro amico, Mattia Barbieri. Durante quella lunga e divertente serata di fine inverno passata alle “Cantine”, un Mattia in grandissima forma, reduce dalla grandissima esperienza fatta come batterista di Rossana Casale, ci ha veramente sviscerato tutto su di lui per lo meno come musicista. Le paure ma anche le sicurezze di un ragazzo proiettato verso la realizzazione di una professione-sogno che a dispetto di un fascino sconfinato, mette sul piatto una serie di tappe, che portano con loro dubbi ed ostacoli da superare.


Ma la parola professione, al nostro caro ospite non va proprio a genio: “Come devo considerarmi? Sono un professionista? Questa per me è sempre stata una situazione ambigua e difficoltosa. E’ vero, studio tutti i giorni musica. Come un impiegato va in ufficio tutti i giorni, ma non riesco a vederlo come un lavoro. Per me tenere un concerto jazz, è un piacere, una soddisfazione. Il jazz è quello che amo e trovo veramente fastidioso farmi pagare per una cosa che in fondo è la mia vita“. Continua a persistere nella testa di Mattia quello spirito che lo ha portato ad avvicinarsi alla musica. Quel gusto nel suonare, che glielo fa sentire sempre come se fosse il suo hobby. Cosa c’è di meglio che riuscire ad unire le due cose? Ma questo l’ho aggiunto io. Per lui, definire la musica un lavoro è sminuire il tutto. Prima di tutto “musica =passione”, poi il resto.
Mattia ha alle spalle studi come cuoco all’alberghiero di Pinerolo: “Ma l’ho fatto solo per avere una sicurezza in più, una seconda scelta nel caso avessi dovuto tornare a suonare nelle cantine, davanti a soli amici o chiuso in casa mia“.
Passione ma sovente anche sacrifici: “Da sempre, per mantenermi questa mia passione e non essere di peso ai miei genitori, ho cercato di tirare su qualche soldo con l’arte che avevo imparato. Facevo ancora le superiori quando partivo il venerdì pomeriggio per andare a suonare liscio (che non sarà il massiomo ma si viene ben pagati), magari in Liguria. Tornavo a casa alle 5 del mattino ed alle 8.20 entravo a scuola per il sabato. Quindi di nuovo via per il week-end musicale con ritorno a notte fonda della domenica. Tre ore di sonno e poi via con la settimana scolastica. Lo facevo perché ne avevo necessità, ed ovviamente provavo grossa soddisfazione“.
Già la necessità di fare soldi per suonare. Questo sembra in contrasto con l’idea tipica del musicista che può farsi una persona poco esperta. La realtà purtroppo é che la strumentazione costa molto, e per poter esprimere quella magia che solo la musica può trasmettere e per poter entrare in sintonia con ciò che si deve eseguire, fondamentale è avere la strumentazione giusta. ” E’ sbagliato pensare che non sia possibile suonare più generi. Sicuramente ci sarà quello nel quale si è più forti. Nel quale si eccelle, anche perché forse è quello che si preferisce, come nel mio caso il jazz. Però una mentalità aperta a tutte le strade, che comunque sono esperienze di crescita personale ed una strumentazione adatta alle sonorità da ricercare, rendono possibile il salto dal rock al pop fino al jazz. Un ottimo batterista jazz, ha tutto per essere anche un ottimo batterista pop e viceversa“.
Un vero musicista Mattia, spinto da forti motivazioni. Per lui l’unico motto valido è quello di essere non apparire. Non reputa che esista una frattura così marcata tra generi di musica, come molti invece sostengono. Non si può e non si deve parlare di musica di serie A e musica di serie B: “Ok, sono prevalentemente un jazzista. Amo il genere ed è quello che mi da più sensazioni ed emozioni. Mai però ho pensato che fosse vera una classifica di generi. Ho suonato tantissime volte rock, pop e generi da alcuni ritenuti minori. Meno elevati. Non credo assolutamente inoltre che questo sia stato uno scendere a compromessi. Se si vuole fare il professionista bisogna però essere realisti. Vivere di jazz oggi è difficilissimo“.
Da ogni esperienza insomma, se la si prende con positività, si può trarre un insegnamento. Importante a questo punto è solamente capire quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere: “Quello che a me interessa non è la fama televisiva. L’essere riconosciuto dalla gente. Fondamentale è conoscere l’ambiente musica e farsi conoscere, per poi poter essere chiamato come musicista. Ognuno ha un suo ruolo preciso. Quello del front-man è di cantare ma anche di fornire un’immagine il più possibile riconoscibile ed unica. Quello di un batterista e’ di suonare bene, non apparire ad Mtv. Molto diverso è l’essere famoso ed avere notorietà, rispetto ad essere conosciuto nell’ambiente“.
Di sicuro non si può dire che Mattia sia uno che si fermi dopo aver raggiunto dei traguardi. Infatti: ” Non amo molto essere legato ad un unico progetto. Il far parte unicamente di una band può, secondo me, chiudere molte porte e risultare quindi limitativo. Nell’ultimo periodo infatti ho preso parte a discorsi diversi, alcuni dei quali tutt’ora proseguono con ottime prospettive. Dopo essere stato per anni uno dei MONOVOX, gruppo prodotto dai Subsonica, attualmente suono con la “Beppe Nicolosi Band”, che oltre a Beppe e me comprende alle tastiere Andrea Bozzetto, Simone Boffa alla chitarra e Diego Ventura al basso. Ho fatto parte, per la “Biennale di Torino”, dell’ “Orchestra Europea” di Furio di Castri, e questa è stata veramente qualcosa di irripetibile. Non solamente per l’internazionalità dell’evento, ma anche per l’incontro-confronto tra generazioni diverse di musicisti che si è venuto a creare. A capodanno ho fatto da “session-man” agli “Amici di Roland” e sto lavorando con Tiziano Lamberti per la produzione di un nuovo disco molto interessante sia a livello musicale che di testi“. 
Insomma molto interessante questo Mattia Barbieri. Peccato che la bottiglia di Barbera ormai sia finita e con lei la nostra bella chiaccherata. Alla prossima.

Nik

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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