Breakfast with Nik 2003: intervista a Bunna degli Africa Unite

In questi giorni abbiamo registrato l’uscita del nuovo album degli Africa Unite, il tredicesimo per l’esattezza contando solo quelli “in studio”, dal titolo “In tempo reale” (ve ne abbiamo parlato qui). Per continuare questa settimana virtualmente dedicata alla band pinerolese di maggior successo di sempre, abbiamo rispolverato un’intervista che Nik fece a Bunna nel 2003 in occasione dell’uscita di “Mentre fuori piove”, album che, a posteriori, risulta ancora uno dei più riusciti dell’intera carriera della band. Ecco che cosa scriveva Nik nella sua intervista.


Da www.groovin.it – 2003

Cari “Groovers”, in questa puntata straordinaria di “Breakfast with Nik”, ho la fortuna di potervi raccontare la chiaccherata che ho avuto assieme a tutto lo staff di Groovin con il “personaggio” per eccellenza del panorama musicale pinerolese: Bunna degli Africa Unite.
L’incontro avvenuto la settimana scorsa in occasione dell’uscita del loro ultimo album “Mentre Fuori Piove”, ha regalato a noi, e quindi spero a voi tutti grazie alle mie righe, un Bunna disponibilissimo e voglioso di parlare dei suoi progetti musicali (Africa e non solo), della guerra che sta sconvolgendo l’informazione e la società mondiali e di molto altro.
Da pochissimi giorni è uscito il loro nuovo lavoro. Un definitivo ritorno alle pure origini reggae, che dietro le sue sonorità nasconde una tematica molto importante: “Mentre Fuori Piove è un titolo dal significato metaforico. Vuole segnare l’importanza dell’individuo rispetto a ciò che lo circonda. Ognuno di noi deve compiere un attento lavoro di analisi su sé stesso, per cercare di capirsi fino in fondo. Solo in questo modo, avendo una visione chiara del proprio io, è possibile interagire in modo positivo con il mondo. E’ fondamentale avere dei principi forti per poter affrontare una società basata su un’informazione di massa viziata e mirata, frutto di menti calcolatrici che hanno come unico obiettivo quello di inculcarci il loro volere. Le stesse motivazioni che ci vengono date per questa guerra che sta devastando un Paese, non sono credibili e non stanno in piedi. Per fortuna la gente oggi ha una più alta capacità di analisi, un atteggiamento più attivo, come dimostrano le numerose manifestazioni per la pace che si sono svolte in questi giorni così difficili“.
Al di fuori degli impegni tematici presi nello sviluppo di questo disco, per tornare ad un discorso strettamente musicale Bunna ci offre degli spunti interessanti: “Fino a “Il Gioco”, abbiamo cercato delle sonorità molto elettroniche ed usato molte campionature e basi, seguendo un filone molto vicino ai lavori di Madaski da solista. La scelta fatta allora di allontanarci dalle nostre origini reggae era voluta proprio dai pezzi che scrivevamo. Ma già da “Vibra”, abbiamo recuperato progressivamente il nostro stile originale. Ma ripeto, tutto dipende dai pezzi che scriviamo“.
Già, i pezzi che scrivete. Ma a questo punto la curiosità di saperne di più su chi scrive, su chi degli Africa in genere ha le idee fu forte: “I nostri pezzi sono il risultato naturale della fusione di due stili abbastanza diversi. Quello di Mada ed il mio. Gli altri membri del gruppo difficilmente entrano nel discorso composizione. In genere mi occupo io della linea melodica e della parte musicale, mentre a Mada spetta il compito dei testi. Per quanto riguarda le basi che ci capita di usare, quello è un lavoro che in genere cerchiamo di fare insieme. Gli altri membri degli Africa in genere non compongono, ma mettono sempre la loro impronta sui lavori, con i loro personali stili esecutivi. Discorso a parte va fatto per Ru Catania, che è spesso propositivo ed ha un ottima vena compositiva“.
Un discorso interessante da toccare è anche quello del prezzo: “Abbiamo voluto tenere baso il prezzo del disco (solo 13€), per prendere una posizione forte. Per far capire a tutti che è possibile fare musica, auto-produrla, come abbiamo fatto in questo caso, e venderla a prezzi molto più bassi di quelli che attualmente vanno per la maggiore. Per farvi capire, avendo un contratto classico con la Universal ( una Royalty classica), al gruppo va il 12% del prezzo al venditore. Il guadagno dai dischi in questo caso per un gruppo è molto basso. E’ vero che la casa discografica si sobbarca tutte le spese di produzione e promozione, ma i guadagni sono comunque bassi. Si può arrivare, con un “contratto di licenza” ad ottenere il 30% sulle vendite, ma cambia nettamente la suddivisione dei costi di produzione. La casa si occupa solo della promozione“.
Veramente pregevole il volersi avvicinare al pubblico in modo così forte. Tutti parlano di un mercato musicale in grande crisi, ma nessuno fa nulla per invertire la tendenza. Proprio partendo da queste basi il discorso scivolò su Internet, sulla musica libera e sulla masterizzazione. Anche in questo caso Bunna con gli Africa hanno fatto capire di schierarsi dalla parte del loro pubblico: “La musica libera su Internet non è per conto mio un male. Dà molta popolarità. Siamo convinti che il pubblico che ci segue nei concerti per tutta l’Italia sia prevalentemente un pubblico di masterizzatori, altrimenti non sarebbe spiegabile la differenza tra i 25-30.000 dischi che in media vendiamo ed il grandissimo pubblico che affolla i nostri concerti“.
Stavamo velocemente avviandoci verso la conclusione della nostra bella intervista, quando la discussione si riaccese parlando del “reggae” come genere musicale in sé: “Il reggae è ripetitivo solamente per chi lo ascolta in modo superficiale o non lo ascolta del tutto. Esistono diverse ramificazioni dei questo genere. Il DUB , Il RAGGAR (che è leggermente più vicino al POP). Con il reggae si può spaziare in diversi generi, essere contaminato e contaminare. Una cosa però vorrei specificare. Per noi quello che conta è solo il lato strettamente musicale. Dietro al genere vi è una cultura, un aspetto mistico-religioso che è troppo lontano dai noi non solo per essere capito, ma addirittura per essere affrontato in modo completo“.
Un pinerolese D.O.C. come lui non poteva non buttare l’occhio sulle nuove leve che calcano i palchi della zona: “Ammetto che non sono aggiornatissimo sui gruppi locali, a causa dei miei molti impegni, però ho potuto ascoltare i TOO TIKI ed i ME AND MY MONKEY, e mi hanno particolarmente colpito. Sapete, al giorno d’oggi, se riesci a piacere e colpire la gente, hai vinto. Non importa quale genere tu faccia e che tecnica usi. E’ passato a mio avviso il tempo del virtuosismo. Siamo nell’era della tecnologia e questo irrimediabilmente si riflette anche sulla musica“.
Prima di lasciare il nostro tavolo il buon Bunna ci ha lasciato ancora due novità che riguardano gli Africa ed il loro prossimo futuro: “Stiamo cercando di ampliare il raggio di azione del gruppo. Siamo infatti reduci da una manifestazione in Jamaica, la “Reggae Sun Splash”, dove abbiamo suonato nel regno del reggae. Fantastico. Degli italiani che suonano reggae in Jamaica. Inoltre per l’estate uscirà un doppio CD in Germania, Olanda e Svizzera tedesca.
Per finire voglio ancora dirvi che per “La Storia”, che è il singolo di lancio del nuovo disco, stiamo realizzando un video-documentario in collaborazione con Gino Strada ed EMERGENCY a Kabul. Questo per far vedere alle persone degli spezzoni di vita quotidiana di laggiù. Per cercare di ri-sensibilizzare la gente alle migliaia di persone innocenti che muoiono e che non fanno più notizia
“.
Un personaggio a 360° il buon Bunna, assolutamente apprezzabile. Devo ammettere che intervistarlo è stato divertentissimo. Per questo invito tutti voi groovers alla prima data della tournèe 2003 degli Africa che si terrà il 17 aprile all’Hiroshima di Torino. Non mancate ed alla prossima.

Nik

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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