NEW MIND BORDER – Jambalaya 37

Con la pubblicazione di “New Mind Border” si chiude l’ideale trilogia del “Crumière”, il trittico di EP live pubblicati dai Jambalaya 37 nel corso del 2019. La serie contiene le registrazioni del concerto tenuto dal quartetto lo scorso anno presso l’ecomuseo Crumière, ricavato negli spazi dell’omonimo stabilimento sito in Val Pellice, ora dismesso e trasformato in luogo di aggregazione storico-culturale.

Che i tre album vadano considerati come parte di un’unitaria produzione discografica, e che come tale vada raccontata, ce lo dice non solo il contenuto, che si riferisce alla fotografia di un’unica serata, ma anche l’assonanza che accomuna i tre titoli. A cavallo tra il 2018 e 2019, aveva aperto le danze “New Mind Order”, seguito pochi mesi dopo da “New Mind Disorder”. Ora, intervallata soltanto dall’elettronico “Tree” rilasciato a giugno, la saga si completa con il suo ultimo capitolo, “New Mind Border”, pubblicato nel mese di luglio. Inizialmente ci era piaciuto affrontare singolarmente le varie uscite, anche per evidenziare come in ognuna di esse emergessero in modo piuttosto netto due differenti facce espressive dei Jambalaya 37. Ora, “New Mind Border” sembra voler chiudere il cerchio, ribadendo che è lì che la band si trova a proprio agio, in quella fusione ben riuscita di atmosfere nu soul e capacità esecutive, e di improvvisazione, di marca eminentemente jazz. Alla raffinatezza dei brani, come sempre di alto livello, si aggiunge qua e là qualche sperimentazione timbrica che prima non avevamo notato, come ad esempio gli effetti applicati al trombone in “Strade liquide”; o gli archi accennati in “Manhattan”; o qualche timido tentativo di far risaltare l’anima elettronica – vedasi “Let Me Joke” – che, pur avendo rappresentato momenti importanti della discografia del quartetto, dal vivo rimane sempre piuttosto sullo sfondo. Ma l’impianto complessivo dell’album scivola via su quello che è il consueto clima Jambalayano, un mood che fornisce senza forzature una personale interpretazione della fusion contemporanea. Senza perdere infatti il contatto con i caratteri precipui della formazione jazzistica, nella trilogia dei Jambalaya esce fuori l’intenzione di rinnovare certi stilemi abbracciando senza remore sonorità contemporanee e, talvolta, anche le strutture della forma canzone.

Dei primi due album vi avevamo parlato in specifici articoli (v. “New Mind Order” e “New Mind Disorder“). Vi rimandiamo a questi per i dettagli delle nostre impressioni, che “New Mind Border” non fa che confermare, ponendo un sigillo forte al lavoro, fornendogli inoltre un senso di completezza.

Consigliamo ovviamente di ascoltare i tre album in continuità per avere la corretta visione unitaria di una serata di grande musica dal vivo. Visto che però ci piace sempre dare corpo al nostro gusto personale per ogni singolo album che raccontiamo, in calce all’articolo vi proponiamo l’ascolto di “Gambling”, che di “New Mind Border” è la nostra traccia preferita.

Buon ascolto!

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

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