“1939”, il linguaggio metropolitano di Narratore Urbano

In questi giorni ci sono almeno due buoni motivi per parlare di Narratore Urbano. Il primo riguarda l’uscita del suo nuovo singolo “1939”, che a inizio mese è stato rilasciato sulle principali piattaforme di streaming, corredato anche da un intrigante videoclip. Il secondo ha a che fare con la vittoria di sabato 12 al contest “Music to Live” di Savigliano, dove è salito sul gradino più alto del podio, raccogliendo una buona dose di consensi da parte di pubblico e critica. Vale la pena riepilogare le tappe più recenti del suo percorso e i principali elementi espressivi del suo modo di fare musica.

Dietro allo pseudonimo di Narratore Urbano si nasconde Alekos Zonca, giovane cantautore cumianese classe ’98, che nel 2019 sta vivendo una parabola artistica in rapidissima ascesa. Prima di assumere la denominazione attuale, siglava la sua musica come A.Zed, ed è proprio con il richiamo alle sue iniziali che a inizio anno registra “Amianto”. L’album è complessivamente ancora un po’ acerbo, soprattutto per la carenza di omogeneità nella produzione, ma lascia intravvedere con forza le peculiarità del suo stile di scrittura, caratterizzato da un linguaggio “metropolitano”, fatto di fotografie scattate rivolgendo l’obiettivo verso gli spazi, reali o virtuali, della contemporaneità. Centri commerciali, scorci urbani, periferie degradate, palazzi e stazioni, istantanee accomunate dalla focalizzazione sul contesto economico post-industriale e sul disagio generazionale di chi addebita le responsabilità dell’oggi a un passato recente, colpevole di aver prosciugato il pianeta fino all’ultima goccia del suo sangue.

Situato a cavallo tra le ballate delle Luci della Centrale Elettrica, e le disperate grida post-punk dei Ministri, è soprattutto a Vasco Brondi che in qualche modo Narratore Urbano sembra essere più debitore. In particolare, per quel modo di inanellare immagini e riferimenti alla cultura pop e agli isterismi del quotidiano contemporaneo, ma anche per lo stile interpretativo che, scardinando le metriche, spesso sfocia nel recitato. Il titolo dell’album sembra essere anch’esso l’allegoria delle scelleratezze di un’epoca neanche troppo lontana, le cui conseguenze, economiche e ambientali, ricadono inesorabili sul mondo di oggi. Questa linea tematica è ben visibile in alcune tracce come “Hi-Tech Café”, “Fahrenheit 451”, “La ballata dell’uomo contemporaneo” o “Sopra i tetti e i temporali”. La canzone-traino del disco, “Iniuria”, smentisce invece una rigida interpretazione delle sue influenze, disvelando altre ispirazioni fondamentali come quella rap. “Iniuria”, eseguita insieme ai rapper Holy-M e Sed, spariglia le carte con un chorus di facile ascolto e memorizzazione. L’arrangiamento sembra un passo indietro rispetto a certi altri momenti dell’album, ma la sua orecchiabilità ha almeno il pregio di aprire la porta su un universo che, scandagliato con attenzione, offre anche ben altre profondità.

Dopo questa prima esperienza discografica, nel mese di ottobre esce dunque “1939” e ci restituisce un autore trasformato. La canzone raccoglie tutte le istanze del precedente lavoro ma le eleva a una categoria superiore. Il pezzo suona benissimo. Si allontana dall’approccio quasi casalingo di “Amianto”, per imboccare la strada di una definita maturità. Assume così un senso anche il cambiamento del nome d’arte, che non è fine a se stesso ma si inserisce evidentemente in un progetto dalle idee chiare. Anche il video, si diceva, è molto bello. L’ambientazione – un fabbricato fatiscente – si erge a simbolo del mondo in rovina che Narratore Urbano racconta nelle sue canzoni. L’anno del titolo rimanda a nefasti ricordi bellici, ma gli scenari sono quelli dell’attualità. Si crea così un ponte lungo settant’anni che ci mette in guardia rispetto alla leggerezza e passività con cui spesso accettiamo certe derive. L’interpretazione strizza nuovamente l’occhio al rap, con lo stesso cantautore a prestare la voce. Ma nella personalizzazione stilistica che ne viene fatta, a emergere è il filone meno incline al virtuosismo ritmico e all’ossessione delle rime. Si privilegiano infatti le profondità della poesia, con un’intensità interpretativa che rafforza il messaggio e ne diventa parte integrante. Ci si aspetta cose importanti da questo piccolo grande cantautore, anche perché sta già contribuendo a svecchiare la nostra scena, che da più di vent’anni, fatte salve alcune rare eccezioni, continua a essere sorretta dagli stessi nomi, mentre le voci della nuova generazione sembrano latitare.

“1939” è una piccola perla, in cui l’aspetto formale della scrittura e il messaggio soggiacente trovano un punto di equilibrio ad altitudini ragguardevoli. Come da nostra abitudine sottoponiamo a voi e al vostro insindacabile giudizio, il video ufficiale della canzone.

Ones


Aggiornamento del 6/12/2019

In questi giorni è uscito il secondo singolo di Narratore Urbano, come anticipo dell’album che uscirà il prossimo anno. Qui vi condividiamo il link Spotify a “Zucchero filato”. Buon ascolto!


Aggiornamento del 18/12/2019

Uscito in questi giorni il videoclip di “Zucchero filato”.

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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