Fichissimi – I tipi delle case occupate

Cari lettori dell’“Assalto del tempo”, amici di “Groovin’ – il portale della musica pinerolese”, oggi ho la fortuna di poter rivolgere, purtroppo a notevole distanza, qualche domanda ad un grande amico; uno di quei soggetti che hanno davvero contribuito a rendere la “nostra” scena pinerolese così ricca e peculiare. Mi riferisco a Simone Glave, “Soda” per tutti i punx, bassista di più gruppi, in particolare Fichissimi e, in precedenza, Cracsi Acd. Dei Fichissimi si parlava moltissimo a metà anni ’90 e la loro memoria è ancora viva in chi, come il sottoscritto, seguiva con grande attenzione le gesta dei gruppi locali. La loro formazione era composta da Cristian Bergoglio, ”Occhio”, alla voce, Andrea Pomini alla chitarra, Simone “Soda” Glave al basso e Daniele Pepino alla batteria

Prima di iniziare con le domande, desidero ringraziare Soda per la sua disponibilità. Ma non perdiamo altro tempo…


Ciao Simone, la prima cosa che vorrei chiederti è di riassumere, per i lettori di “L’assalto del tempo” e Groovin’, la storia dei Fichissimi. Quando e dove vi siete formati? Quali sono stati i momenti della vostra storia che bisogna conoscere per comprendere appieno la vostra “anima”?

Allora, vediamo di mettere un po’ d’ordine nei ricordi. I Fichissimi sono un stati un gruppo quasi interamente composto da pinerolesi (solo Daniele viene da Torino ma al tempo ci si vedeva spesso da queste parti). Tutti frequentatori attivi della scena hc punk di Torino e provincia e tutti già attivi in altri progetti: Cruelty Free, Cracsi Acd, s.i.d., Gugnein. e prima ancora Chicogno Posse (qualche anno prima era esploso il rap italiano e anche Occhio, Andrea e il sottoscritto si lanciarono per un breve periodo nel mondo posse). Se non ricordo male Andrea, riferendosi alla nostra formazione, disse che nascevamo come sacrificio umano al culto degli Screeching Weasel. Effettivamente direi che ci siamo formati intorno a questa idea. Il punk hardcore californiano ci aveva travolto così che abbiamo iniziato a parlare di formare il gruppo, e, se non mi sbaglio, decidemmo di chiamarci “I Fichissimi” prima ancora di suonare e avere delle canzoni nostre. Oltre alla musica condividevamo da tempo anche il desiderio di creare uno spazio autogestito a Pinerolo, infatti nello stesso periodo della nostra formazione tentammo, insieme a vari altri pinerolesi, di occupare una casa a Pinerolo per viverci e farne uno spazio autogestito. Fu il secondo tentativo di occupazione del Kako (il primo risale a qualche anno prima), una casa in via Savorgnan D’Osoppo. Ci sgomberarono da lì a pochi giorni (si trattava della ex sede “storica” della delegazione ACI di Pinerolo, dismessa da qualche anno, n.d.r ). Eravamo molto legati all’ambiente delle occupazioni torinesi e a ciò che si muoveva in tal senso in provincia.

Certamente non siete stati solo dei suonatori. Nel vostro percorso, il “messaggio” ha avuto un peso enorme, a tratti preponderante sulla musica stessa. Parlare della vostra storia senza riferirsi alle intenzioni politiche sarebbe un discorso davvero incompleto. Come definiresti, in questo senso, la vostra esperienza ?

Sicuramente per noi la comunicazione è stata una componente fondamentale, e non poteva essere altrimenti visto il nostro modo di intendere l’hardcore punk come un veicolo per trasmettere un chiaro messaggio politico e del vissuto quotidiano. In questo senso in linea con la tradizione dei gruppi di questa scena degli anni 80 e 90 anche se il nostro suono è decisamente più melodico. Avevamo degli esempi come i Kina di Aosta e la loro etichetta, la Blu Bus. Ma anche i pinerolesi Makhnovcina e Barboncini. Sotto questo punto di vista la tecnica musicale andava in secondo o anche terzo piano… Non eravamo proprio dei manici con gli strumenti. La manciata di concerti che abbiamo fatto in giro per l’Italia sono stati tutti nel circuito dei centri sociali e case occupate mentre a Pinerolo, la nostra base era lo Stranamore da cui sono passati un gran numero di gruppi punk hardcore italiani e stranieri grazie alla fantasmagorica rete di contatti che aveva imbastito Andrea. Così come il nostro unico 7 pollici (registrato all’Acqualuce studio di Alpignano da Marco Milanesio) è stato interamente autoprodotto e distribuito fuori dai circuiti commerciali.

Ai tempi in cui la Pinerolo creativa esplodeva, partorendo nuovi gruppi, pezzi, progetti e altro, si discorreva tantissimo sulla coerenza, la legittimità di certe scelte, affermazioni, scritti, ecc. C’era certamente chi in quel contesto si era ritagliato un ruolo di integralista, censore, moralista mentre altri avevano un approccio giustamente coerente ma equilibrato. A distanza di un quarto di secolo che ricordo hai della “scena” in questione e che giudizio ne dai ?

Mah, credo che quelli che erano dentro questo mondo vivessero queste esperienze con molta passione e conseguentemente scelte e attitudini differenti potevano generare discussioni e prese di posizione su temi che probabilmente sarebbero incomprensibili a molti, oggigiorno. Quelli che potrebbero sembrare dettagli diventano questioni di sostanziale importanza. Credo che dopo anni le discussioni legate a temi di coerenza, le affinità e divergenze in tema di musica e attitudine, si debbano collocare in questa prospettiva, legate al contesto in cui si sono sviluppate. Quello che rimane nella mia memoria di quel periodo è la enorme creatività e originalità che si sprigionava dalla cosiddetta “scena”. E la sua varietà di linguaggio da Andy Rivieni ai Cruelty Free Core passando per i Barboncini Punx, i Delinkuere e molti altri. Sicuramente tanta energia che non era assorbita e sterilizzata nel buco nero dei social networks (che personalmente reputo una peste). Un’ altra cosa su cui vale la pena riflettere è la presenza femminile e non eterosessuale assolutamente minoritaria nella scena pinerolese, e non solo.

Come arrivaste ad una fine così clamorosa come quella del non-concerto di Natale 95 al Paso? Ne parlammo abbastanza all’epoca ma restano delle zone d’ombra. La sensazione era che al vostro interno aveste maturato delle divergenze sul fatto di proseguire o meno e sulle modalità di una eventuale prosecuzione e che foste giunti a conclusioni diverse. Tu che hai vissuto la vicenda dall’interno, cosa ci puoi raccontare ?

Per la verità non molto. Si era formata una grande scena di punk melodico in italia, molto meno politicizzata di quanto lo fossero i Fichissimi e non stavamo comodi in quel contesto. Chi più chi meno ci sentivamo incompresi, soprattutto per il fatto che ci seguivano sempre più persone che non facevano esattamente parte del nostro giro… Inoltre era abbastanza evidente che il grande entusiasmo che avevamo riscontrato all’inizio dell’avventura andava scemando, ragione per la quale decidemmo di scioglierci. E lo facemmo leggendo un comunicato dal sapore punk situazionista al Paso (che aveva autoprodotto il nostro disco insieme al Barocchio e Abbestia, la distribuzione-etichetta-fanzine di Andrea) la notte del concerto di natale, dove dovevamo suonare, se non ricordo male, con i Church Of Violence. Rileggere il comunicato oggi mi fa un po’ sorridere ma sicuramente il nostro malessere per ciò che succedeva intorno a noi era reale. Non avevamo nessuna intenzione di essere un prodotto commerciale . Credo che scioglierci sia stata una decisione saggia. Così come è stato bello ed emozionante riunirci nel 2017, per un concerto all’albergo abbandonato di Pra Martino, in ricordo di Denis, fratello e compagno, per i vent’anni dalla sua morte.

Comunicato dello scioglimento dei Fichissimi – Natale 1995

Personalmente ho sempre amato il vostro lato più strettamente politico rispetto a quello “light” delle riletture di Pappalardo o della”ragazza bruttina” dei Tipi. Un vostro pezzo che amavo ascoltare era certamente “Tricolore” con un testo molto “cattivo” (che condividevo e condivido appieno) verso la bandiera italiana. Siete stati molto lungimiranti nel prevedere il risveglio dei bassi istinti patriottici italioti e non solo. Purtroppo il morbo nazionalista pare espandersi un po’ in tutto il vecchio continente. Come ti spieghi il riemergere di questa laida ondata fascista ? Cosa pensi che capiterà alle nostre società “civili e democratiche “?

Nel 94/95 si era agli albori della seconda repubblica, siamo nati con Berlusconi presidente del Milan più che del consiglio ma l’arrivo dell’ondata nazional-qualunquista che avrebbe travolto tutti trovava già tutte le porte spalancate. Iniziavano a prendere piede tutti i discorsi tossici tipo la equivalenza partigiani-fascisti o “arrivano gli immigrati a rubare il lavoro e le donne degli italiani”, oltre che il contenuto delle loro ville… Discorsi che da lì in avanti sarebbero diventati dominanti. Si sdoganavano fascismo e razzismo a spron battuto mentre arrivavano gli albanesi sulle navi e gli eroici industriali spostavano la produzione fuori dall’Italia. Insomma, prendevano sempre più spazio, incontrando rassegnazione o poco più, tutte le caratteristiche che hanno segnato la società nei decenni a seguire. In attesa dell’arrivo di Internet e i suoi social networks che hanno contribuito a diffondere capillarmente mediocrità e assenza di senso critico nel loro incessante vomitare di parole e immagini. Insomma tra l’incudine del sovranismo e il martello della globalizzazione… Ora, ai tempi della pandemia e del tracollo finanziario, lo scenario si fa sempre più torbido e confuso in tutto il pianeta. Dove l’autoritarismo più estremo, grazie all’emergenza, si fa spazio sicuramente intenzionato a non andarsene più. Ma chissà che non si aprano degli spiragli a catastrofe in corso…

Testo di “Tricolore”

Ti ringrazio ancora, anche a nome di tutto lo staff di Groovin’ per il tempo che hai voluto dedicare a questa intervista. Spero che ci sarà presto la chance di bere una birra insieme, senza tutti questi km di mezzo. Un grande saluto realmente carico di amicizia!!!

Guidoross

guidoross

Guido "Ross" Rossetti è il curatore de "L'assalto del tempo", la stanza virtuale di chi, come lui, è impegnato a riordinare gli antichi fasti della propria scena musicale. Se è vero che la musica passata va ascoltata con attenzione, è altrettanto vero che la sua cornice va descritta con la vivida passione di chi c'era. "Ricordare un futuro" è la mission che lo storico suonatore pinerolese intende dividere con i suoi lettori.

5 thoughts on “Fichissimi – I tipi delle case occupate

  1. Bello, bello! Adesso chiedo l’amicizia a Soda su Fb… ps: la foto n 2 rappresenta il meglio del pubblico quella sera al Paso.
    Saluti a tutti!

    1. Ciao Enrico.
      La foto, credo, ci possa stare.
      Ci muovevamo in massa per andare a seguire le band della mitologica “scena”, locale, ogni gruppo, scambievolmente fungeva da crew degli altri.
      Ho svariate foto del pubblico, a Stranamore, non mi dispiacerebbe pubblicare pure quelle.
      Sono, a loro modo, testimonianza di quel periodo irripetibile di panettone-city.
      Se avessi voluto, senza polemica, autocelebrare qualcuno o qualcosa, avrei fatto più in fretta a pubblicare direttamente l’archivio fotografdico……
      Grazie comunque, ciao !!!

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Groovin'