Per gli Africa Unite il 2021 sarà un anno fondamentale. E non solo perché è in dirittura d’arrivo il nuovo album di inediti, il quattordicesimo della loro carriera. La band reggae numero uno in Italia, infatti, ha anche da poco compiuto i quarant’anni di attività e sempre quest’anno ricorre il trentennale di “People Pie”. L’album pubblicato nel 1991 è considerato come il disco che superò le acerbità degli esordi, consacrando definitivamente gli Africa nell’Olimpo dell’indie nazionale e dando il via a una fulgida e longeva carriera. In occasione di questo speciale anniversario la band pinerolese ha realizzato una particolare riedizione di “People Pie”. Non un semplice remaster, come va di moda oggi. O un rinnovato remix, magari con qualche contenuto speciale per i collezionisti. Ma un album nuovo, completamente risuonato dalla formazione di oggi, in un’operazione di attualizzazione davvero interessante.
Sebbene l’approccio sia stato estremamente filologico, è innegabile che trent’anni di professionismo intercorsi da allora abbiano avuto una notevole influenza sul risultato finale. I testi sono gli stessi e gli arrangiamenti sono rimasti quasi immutati, ma la differenza nell’impatto sonoro è evidente. Non soltanto le voci di Bunna e Madaski oggi più mature e corpose, ma anche e soprattutto una produzione che rende quelle canzoni molto più vicine alla sensibilità contemporanea. Un’operazione di svecchiamento rivitalizzante per un suono che il tempo stava facendo sbiadire e che invece non solo si rinvigorisce, ma infonde ulteriore forza anche al suo messaggio, che già allora si segnalava inclusivo e ricco di connotazioni pacifiste e antirazziste.
Una curiosa sfumatura di significato passa poi per il mutamento grafico cui è stata sottoposta la copertina. Intanto cambia la denominazione ufficiale, che nel 1991 ancora era Africa United e che nel tempo perde la “d” finale in ossequio letterale a uno dei titoli più noti del repertorio “marleyano”. Ma è soprattutto l’immagine della cover a colpire e a definire il cambio di paradigma. Nel 1991 la “torta di persone” era una massa di soggetti vivi, sorridenti e partecipi, di cui la band si sentiva parte e lo sottolineava con la presenza di Bunna tra loro. Trent’anni dopo la folla è robotica, esseri umani che sembrano automi, vestiti tutti uguali come carcerati, inespressivi e rassegnati, rappresentati in un incedere meccanico senza personalità. Un’atmosfera distopica che evidenzia la visione pessimistica nei confronti della società contemporanea. Una schiera ipnotizzata di cui la band sembra non sentirsi più parte, segnalando così la propria distanza, incolmabile, rispetto alle derive dell’oggi.
Anche la data di pubblicazione possiede connotazioni rievocative. L’11 maggio di quarant’anni fa, infatti, moriva Bob Marley, indiscussa musa ispiratrice della band. “People Pie 2021” omaggia così in un solo colpo il proprio modello stilistico e la propria storia decennale. E che sia la formazione attuale a reinterpretare l’album – vanno comunque citati anche gli ospiti speciali Parpaglione e Mr. T-Bone – rappresenta la chiusura del cerchio di un incredibile percorso, il contrassegno reverenziale verso il proprio passato e la consapevolezza delle proprie imprescindibili origini.
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Le formazioni degli Africa Unite nei due dischi
Gli Africa Unite di “People Pie 2021”
Bunna – voce, chitarra
Madaski – sintetizzatori, campionatore, voce
Gabriele Peradotto – sassofono
Paolo Parpaglione – sassofono
Stefano Colosimo (Piri) – tromba
Mr- T-Bone – trombone
Marco Catania (Pakko) – basso
Nicola Paparella (Papa Nico) – percussioni
Marco Gentile (Benz) – chitarra
Matteo Mammoliti (Mammolo) – batteria
Gli Africa United in “People Pie” (1991) – come da credits riportati dal sito www.discogs.com
- Accordion, Guitar – Rossano Zinico
- Artwork, Photography By – Tony Stringer
- Bass – Ciro Cirri
- Bass, Guitar, Vocals – Bunna
- Drums – Davide Graziano, Drummy, Sir Jo, Ferdinando Masi, Ras Cal (Marcello Tamietti)
- Guitar, Mixed By, Producer, Recorded By, Vocals – Max Casacci
- Keyboards, Vocals, Mixed By, Producer, Recorded By – Mada
- Percussion – Papa Nico
- Saxophone – Il “Losco” Parpaglione
- Scratches – Pic 8
- Trumpet – Fabiano Ruin, Marco Rigoletti
- Violin – Davide Rossi
- Voice – Sharon May Linn