LOST – Inthename7

Metti insieme due musicisti eclettici come il cantautore Attilio Riccardi e il batterista Kasko. Metti insieme le loro diverse estrazioni e inclinazioni e ponile al servizio di un progetto dal forte intento sperimentale, lontano dagli universi pop e rock cui i due storicamente appartengono. Lasciali liberi dai condizionamenti dettati dalle strutture convenzionali. Permetti loro di infondere l’intenzione poetica che, a vario titolo, da sempre fa parte della loro visione artistica e il risultato non potrà che essere un originale connubio stilistico.

Dalla fusione delle idee creative di Riccardi e Kasko nascono nel 2019 gli Inthename7, duo elettro-acustico di musica strumentale, giunto alcuni mesi fa al suo secondo capitolo discografico. Da tempo i due lavorano in sintonia su diversi fronti. Non ultimo quello della produzione e dell’esecuzione live delle canzoni dello stesso Riccardi, collaborazione sfociata nella recente pubblicazione dell’album “Orizzonti“. Ma, accanto al repertorio cantautoriale, da un paio d’anni la coppia sta sviluppando questo insolito progetto parallelo, a nome del quale lo scorso aprile hanno pubblicato l’EP “Lost”, proseguendo un discorso iniziato nel 2019 con il precedente “7”.

Lost Inthename7 copertina
La copertina di “Lost”

Si tratta di un percorso di ricerca che mescola sonorità elettroniche e acustiche, tra sintetizzatori, chitarre, pianoforti e drum machine di sapore vintage. Rispetto all’album d’esordio, in cui l’impronta prevalente era quella del synth pop anni Ottanta, con accostamenti armonici che non di rado ammiccavano all’Italo Disco dell’epoca, le cinque nuove tracce sembrano però andare in una direzione, almeno apparentemente, differente. Le ritmiche sono più contemporanee e sporadicamente richiamano i timbri delle batterie acustiche, mentre le atmosfere esplorano territori di matrice ambient, facendosi così più riflessive e meno scanzonate.

Si conferma invece il forte intento evocativo e visionario della musica degli Inthename7, perseguito come sempre attraverso il dosato equilibrio di acustico e sintetico. Talvolta con le sovrapposizioni dei due universi, come nella traccia d’apertura, dove appoggi di pianoforte e arpeggi di chitarra completano il tessuto armonico di impronta elettro-pop; o come in “Again” dove un piano puntella ipnotico e rarefatto un tappeto di strings. Tal altra con una decisa manipolazione “effettistica”, come avviene al pianoforte di “Frozen”, che si allontana dalle sue origini classiche per mimetizzarsi nel fitto spettro delle frequenze elettroniche.

Insomma, con questo nuovo album Riccardi e Kasko non rinunciano al proprio percorso, fin dagli inizi segnato da un marcato sperimentalismo. Anzi, ne rafforzano le istanze, focalizzandosi su una musica sempre più suggestiva e sempre meno incline alle tentazioni dell’easy listening. Emergono l’attenzione maniacale per i particolari e le attitudini compositive notevoli, in cui nulla è lasciato al caso. Si veda, a tal proposito, l’accurato trattamento delle parti di basso. Già in “7” esse si ergevano spesso a protagoniste discrete, risultando forse l’elemento più godibile dell’intero lavoro. In “Lost” tale predilezione è ribadita con forza. È vero che in alcune tracce se ne fa addirittura a meno e senza rimpianti. Ma non si può ignorare la bella linea di “A New Day”, che assume un ruolo quasi tematico, in analogia con quanto accadeva già in “Winter In A Little Village” dell’album precedente; oppure il levare ossessivo e inusuale di “With My Mind”, che crea uno sfasamento percettivo tramite l’appoggio ostinato sul quarto movimento.

“Lost” non è il solito lavoro strumentale fondato su modalità di arrangiamento quasi random. Produzioni in cui spesso l’intervento dell’artista è seppellito sotto l’intelligenza artificiale della tecnologia. In cui il software annichilisce le idee, o serve a nasconderne l’assenza. Qui c’è, al contrario, un bell’esercizio di scrittura, basato su una consapevole esigenza espressiva e su solide basi teoriche. Armonie e melodie si inerpicano su sentieri impervi, inusuali, talvolta dissonanti, se recepiti tramite le consuete abitudini d’ascolto. Siamo di fronte a una musica che punta a materializzare la spiritualità delle atmosfere. Suoni che immergono l’ascolto dentro scenari remoti e sconosciuti. Il risultato è un mini album originale, nel quale convergono le storie dei due singoli musicisti. Storie talvolta anche piuttosto distanti dagli intenti avanguardistici del progetto. Ma forse è proprio questa discrepanza a creare il microcosmo sonoro così sorprendente degli Inthename7

Il consiglio è quello di ascoltare “Lost” insieme al precedente “7“. Due lavori distinti, che presi singolarmente soddisfano probabilmente palati differenti. Ma è questa eterogeneità di fondo che ci fa propendere per una fruizione in continuità, come un viaggio virtuale in quella miriade di suggestioni che solo la musica sa offrire.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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