“233 gradi centigradi”, il presente distopico di Narratore Urbano

Cosa succede alla temperatura di 233 gradi centigradi? Secondo Ray Bradbury i libri si incendiano per autocombustione. Questo, almeno, secondo l’esegesi tradizionale del suo capolavoro “Fahrenheit 451”. Gli esperti in materia, in realtà, hanno spesso sottolineato come le condizioni per l’ignizione spontanea della carta siano suscettibili di variazioni, anche consistenti, a seconda del tipo di materiale, del suo spessore e di diversi altri parametri. Ma ciò che conta in questa sede è che quel numero è diventato simbolo di un universo distopico, nel quale la cultura viene annichilita, annullata, letteralmente ridotta in cenere. I libri bruciano tra le fiamme di falò che si portano via tutta la portata rivoluzionaria delle idee e del pensiero critico in essi contenuti. Perché, nel mondo immaginato dallo scrittore statunitense, le parole sono una minaccia per chi esercita il potere. Sono un pericolo perché veicolo di riflessione, di valutazione, di messa in discussione dell’ordine costituito.

Narratore Urbano parte dal titolo del romanzo di Bradbury e lo traduce nella scala Celsius. E per l’ennesima volta ci offre indizi che non fanno altro che confermare il suo posizionamento ideologico. Se la distopia è, per definizione, declinata al futuro, Narratore Urbano inventa una sorta di “presente distopico”. Attualizza possibili preconizzazioni negative per raccontare il declino morale del mondo contemporaneo. E lo fa con la descrizione di uno scenario post-apocalittico, nel quale i riferimenti sono però quelli della nostra epoca. Le citazioni musicali, letterarie e politiche che rimandano all’oggi hanno evidentemente la funzione di dirci che non c’è bisogno di inventarsi chissà quale deriva catastrofista. Non è indispensabile accendere più di tanto l’immaginazione, perché la realtà ha già superato ogni possibile fantasia e il declino del mondo conosciuto è già iniziato da tempo di fronte ai nostri occhi.

narratore urbano rossana de pace 233 gradi centigradi copertina

“233 gradi centigradi” è uno dei lavori più oscuri di Narratore Urbano. La fitta ragnatela di riferimenti colti e di divagazioni simboliste rappresentano una giungla piuttosto complessa in cui districarsi. Ma l’aria generale che si respira tra i versi – perché, di fatto, di poesia si tratta – è esattamente quella del “crollo del mondo all’apice” su cui brindano i moderni Macbeth. Quella della devastazione morale che la sete incontrollata di potere ha diffuso in ogni più remoto anfratto del pianeta. E Narratore Urbano ce la rovescia addosso con una potenza devastante.

Il racconto si struttura attraverso il dualismo tra la voce narrante dell’autore e quella della bravissima Rossana De Pace. Le due interpretazioni incarnano distinti punti di vista in contrasto tra loro: da un lato il cupo e arrendevole pessimismo del primo, dall’altro la combattività ottimistica e mai doma della seconda. Una sorta di dialogo ipotetico che materializza lo sdoppiamento di personalità auspicato dal refrain e lo eleva a possibile via d’uscita: la non accettazione passiva e a-critica della realtà come strumento di sopravvivenza e cambiamento.

233 gradi centigradi“, rispetto ai precedenti lavori di Narratore Urbano, è un brano sicuramente meno immediato, ma non meno carico di suggestioni. Anzi, con esso, lo stesso titolo dell’album – “Post” – di cui il singolo fa parte, assume una connotazione ancora più disperata e crepuscolare. Purtroppo, almeno per il momento, “233°C” non uscirà in abbinamento a un videoclip. La produzione del minifilm previsto come componente inscindibile dell’album è stata temporaneamente sospesa. Solo la musica e le parole, dunque. Ma, intanto, l’album a rilascio progressivo che terrà impegnato il musicista durante tutto il 2021 sta prendendo corpo, delineandosi sempre di più come uno dei migliori lavori “pinerolesi” dell’anno in corso.

Buon ascolto!

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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