NARCOSI – Gabriele Scarpelli

Nostalgia grunge con un’iniezione di forti dosi emo. Ecco la linea stilistica della più recente produzione discografica di Gabriele Scarpelli. Abbandonato il simil-rap “chitarra e voce” del primo album, uscito ancora con lo pseudonimo di HotDog&CocaZero, il cantautore si è progressivamente avvicinato al recupero delle roboanti sonorità del rock anni Novanta. Oggi i caratteri di quella fortunata stagione risultano quasi preponderanti e diventano modello su cui Scarpelli innesta i suoi tipici toni emozionali e nichilisti. Un pessimismo che riflette il male di vivere dell’individuo, teso all’allontanamento artificiale dalla realtà cosciente e alla mitizzazione del suicidio come massimo atto di libertà.

Gabriele Scarpelli è un artista poliedrico. Per natura intrinseca predilige la scrittura, in particolare una sorta di poesia prosastica a carattere esistenzialista. Con la musica, invece, sostiene da sempre di avere un rapporto controverso. Eppure, in definitiva, è un ambito che Gabriele non riesce ad abbandonare. Anzi, da circa tre anni la sua produzione, tra lavori solisti e collaborazioni esterne, si è addirittura incrementata, portandolo nelle nostre playlist con una certa continuità.

narcosi scarpelli copertina

Narcosi” è il titolo del suo ultimo album, pubblicato in streaming verso la fine del 2021. Nulla di nuovo da un punto di vista tematico, almeno rispetto alla narrazione che il cantautore da sempre fa di se stesso nelle sue canzoni. L’anelito di morte (“Qui c’è qualcosa che muore, vorrei essere io”) e la glorificazione delle sue dipendenze farmacologiche sono nuovamente i pilastri sui cui si fonda l’esternazione della sua interiorità. Come accade, ad esempio, in “Gardenale”, tirata “Nirvana-style” che apre l’EP. Manca il timbro graffiante e disperato di Cobain, ma la struttura è quella dei classici più noti della band di Seattle. Un’intro a bicordi, suonati con un crunch appena accennato, che poi si aprono con saturazioni spinte. Una sintassi che si trova anche nella successiva “Song 3”, evidenziando chiaramente la direzione della sua ispirazione artistica.

“Gardenale” rappresenta l’ennesimo inno agli psicofarmaci della discografia di Scarpelli. Il costrutto semantico gioca sull’alternanza tra antidepressivi e integratori alimentari, tranquillanti sintetici ed eccitanti naturali. Il risultato è un grande ossimoro che esprime a parole l’assuefazione incontrollata a un nutrito catalogo di sostanze, indipendentemente dalla loro natura. Un’apologia delle pillole, rifugio chimico come fuga da una realtà inaccettabile. Si tratta dello stesso concetto che passa anche in “Halcion e Gin”, connubio che eleva all’ennesima potenza gli effetti sedativi del farmaco, in una perfezione onirica paragonabile solo a quella dell’ipotetica relazione citata nel refrain. Si chiude così il cerchio con l’immagine di copertina, l’insegna di una farmacia, simulacro incontrovertibile e metonimia di un riparo sicuro dal temporale dell’esistenza.

Ma se la già citata “Song 3”, così come la ballata minimalista “Irreversibile”, appaiono un po’ meno a fuoco – anche se la melodie punk-pop della prima sono quelle che più rimangono in testa – è nella struggente “Una preghiera” che “Narcosi” tocca l’apice lirico. In essa, la concretezza tragica della realtà lascia il posto a una dimensione più spirituale. L’estrema invocazione sgretola l’incontestabilità della fede a beneficio di un sentimento tormentato e incerto. Una visione del divino nel suo bipolarismo ancestrale, in cui è ineludibile la sua anima oscura, da sempre la più persuasiva e sincera. Le lusinghe paradisiache, infatti, al comune mortale appaiono spesso disattese da una realtà oltremodo complicata, carica di sofferenza e di eventi incomprensibili. La declamazione quasi recitata del testo, quell’interpretazione alla Vasco Brondi che ha già ammaliato più d’un esponente della nuova generazione di cantautori, evidenzia infine una capacità poetica di assoluto livello. 

Coerentemente con tutta la sua discografia precedente, anche “Narcosi” è stato realizzato in totale autoproduzione nella Camera 203 dell’Hotel Barrage di Pinerolo, dove Scarpelli vive e scrive. L’apparente misantropia che lo spinge all’isolamento umano e artistico e alla fuga da una realtà insostenibile è anche il propulsore di una creatività invero singolare. Non piacerà a tutti, ma il personaggio Scarpelli continua a essere una figura che merita sempre un approfondimento.

Buon ascolto.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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