RICOMINCIARE DALLE PAROLE – Giovanni Battaglino

Giovanni Battaglino ricomincia dalle parole. Ma non soltanto perché esse giocano un ruolo essenziale e primario nell’arte di un cantautore. Nel titolo sono, infatti, riassunti due concetti fondamentali che vanno ben oltre questa semplicistica constatazione. La chiave interpretativa più significativa di “Ricominciare dalle parole” sta nel senso della ripartenza e nell’importanza delle dinamiche comunicative all’interno del nostro immaginario. L’album sostanzialmente è stato concepito durante il recente lockdown ed è inevitabile che ne rifletta il clima meditativo. In quei mesi di vita sospesa ci si interrogava sull’esistenza e sui suoi valori fondamentali; si approfittava della pausa forzata per ricalibrare le priorità. E il pensiero di riprendere in mano le esistenze congelate, di dare loro forme inedite appena ce ne sarebbe stata l’opportunità, monopolizzava la nostra attività cerebrale. Si trattava di organizzare l’uscita dal tunnel, proprio come un nuovo inizio.

Così, nel disco, si respira un’aria di rinnovamento. In esso arde il desiderio di lasciarsi dietro certe brutture per fare posto ai sogni. Lo si evince fin dalla prima traccia, “Il peso delle cose”, che mette in guardia dal pericolo di rimanere soffocati dai carichi grevi della realtà. L’invito è di tuffarsi senza indugio nel traffico, sganciando le zavorre della vita quotidiana, in una delle tante interpretazioni della ripartenza che troveremo man mano che si sviluppa la scaletta. C’è in essa una ricerca di leggerezza, sia musicale che tematica. L’esortazione a non farsi schiacciare dalle preoccupazioni e da certi stress rutinari viene, infatti, metaforizzata dalla leggiadria della sincope pianistica che puntella tutto il brano. Ma la sua levità rappresenta, all’interno della tracklist, una delle poche eccezioni all’incedere della ballata e alle atmosfere riflessive, per altro coerenti con lo stile delicato che da sempre accompagna il cantautore pinerolese. Di qui in avanti, infatti, prevarranno i consueti toni tenui e pacati, spesso sognanti, talvolta al limite dell’onirico. Si indugerà sui sentimenti, sulle relazioni, sui significati della vita, senza dimenticare saltuarie concessioni ai temi di attualità o sociali.

Il tema introdotto dal titolo è poi sviluppato anche successivamente, costituendosi come un leitmotiv importante e come un mood generale di tutto il lavoro. Due sono le canzoni che rappresentano i perni attorno a cui ruotano le riflessioni sull’argomento: “Ricominci” e “Dire”. La prima vede Battaglino duettare con l’amico Marco Priotti. La canzone tratta dei nuovi inizi, della necessità di rialzarsi dopo una caduta, di trovare nuove strade. Ci esorta a superare le incertezze, considerando soprattutto le opportunità che nascono quando si apre una nuova porta. “Dire”, invece, è stata scritta con Maria Dalla Vittoria e musicata insieme a Luca Scarpa, tastierista torinese dal curriculum impressionante, nel quale spiccano autentici pezzi da novanta (tanto per citarne alcuni, Ramazzotti e Jovanotti). Le parole ci permettono di esprimerci, ci mettono al riparo dal “non detto”. C’è un invito a non seppellire i pensieri, esternandoli. Ci incoraggia ad aprirci per evitare futuri rimpianti, a portare una storia nel deserto delle nostre esistenze.

giovanni battaglino ricominciare dalle parole cover copertina

Le parole, dunque. Soprattutto in qualità di strumento per riallacciare relazioni, per ritrovare una comunicazione che negli anni è andata smarrita. La pandemia ci ha messi inesorabilmente di fronte a questa realtà, ne ha acuito le storture. Ma è da tempo che abbiamo smesso di comunicare per davvero. Forse da quando i social hanno sostituito la realtà reale e ne hanno plasmata una completamente virtuale e asettica. Da quando queste reti hanno annichilito la nostra capacità di instaurare scambi paritari, ci hanno resi insensibili al confronto. Un’incapacità al dialogo di cui oggi avremmo bisogno come l’acqua, mentre a poche ore d’aereo imperversa un conflitto che ci sta spingendo verso il baratro. È proprio della guerra che si parla in “La giostra”. Ennesima metafora crudele della “vertigine” ludica di pochi, causa mortifera per una moltitudine incolpevole e inconsapevole. Il testo è di Giorgio Olmoti, scrittore, studioso, storico, docente universitario e sensibile, quanto ironico – ma qui lo è giustamente un po’ meno – osservatore della realtà.

Giovanni Battaglino è un cantautore che negli anni ha saputo trovare una strada espressiva estremamente personale. Una cifra che sta a cavallo tra l’immagine tradizionale del cantautore e quella più raffinata degli chansonnier influenzati dalle sonorità jazz. Da un lato c’è l’essenzialità di un musicista che ama spesso esibirsi da solo o in formazioni minimal; dove il binomio chitarra acustica-voce la fa tendenzialmente da padrone; dove l’aura da menestrello contribuisce a collocarlo nel filone di una certa classicità. Dall’altro la cura e l’attenzione specifica alla costruzione armonica delle canzoni attestano una ricchezza di idee e di gusto che lo accostano a quella che comunemente è definita “musica d’autore”. La sua complessità compositiva, evidente fin dal modo, scevro dalle semplificazioni, con cui si accompagna alla chitarra, nel prodotto registrato si trasforma in terreno fertile per la realizzazione di arrangiamenti che tendono a rifuggire ogni tipo di soluzione che possa definirsi stereotipata.

In questo senso sono emblematiche alcune tra le canzoni più riuscite del disco. La fiabesca “Il signore dei labirinti”, ad esempio. Perfettamente coerente con la linea testuale dell’album, è un invito ad abbandonarsi ai propri sogni. A non pensare mai che sia troppo tardi per resettare il proprio cammino, a osare sempre. Metafora della vita, il labirinto da esplorare è raccontato attraverso una metrica anticonvenzionale, una linea melodica per niente scontata e accostamenti di accordi che non ti aspetti, con una stratificazione degli arrangiamenti che trova il suo apice nell’impalcatura dei fiati della seconda parte. La partitura di sax eseguita dal trio Nando Massimello-Carlo Degiovanni-Luca Girardon è perfetta per sostenere l’andamento ritmico e l’articolazione armonica della canzone, esaltandone il mélange di jazz, psichedelia e musica folk. Discorso analogo vale per “Isola pedonale”. Cantata in coppia con Liliana Marino, racconta dell’incontro di una donna con un mendicante ed è occasione di riflessione sullo scorrere del tempo e sul passare degli anni. Anche qui ad esaltarsi è la raffinatezza della scrittura, che l’esecuzione – altrettanto di classe – non fa che confermare.

Vale ancora le pena citare la presenza in tracklist di “Non ho occhi”, pubblicata già come singolo a inizio 2022. Canzone e video sono stati realizzati per raccontare il mondo dei non vedenti, le cui implicazioni ci erano state disvelate dall’autore in un’intervista dedicata.

“Ricominciare dalle parole”, pur mantenendo una forte impronta solistica, rimane in definitiva un’opera corale. Fondamentali, infatti, sono le collaborazioni, numerose e variegate, che hanno contribuito alla realizzazione dell’album, sia in fase di stesura che di esecuzione. Qualche nome l’abbiamo già citato, ma vale la pena provare a elencare tutti gli artisti accreditati. Intanto, va sottolineato che la genesi del disco si è sviluppata in tre situazioni distinte. Una parte è stata registrata presso gli studi di Alfa Music a Roma insieme a una band d’eccezione, composta da Alessandro Gwis (tastiere), Pierpaolo Ranieri (basso), Alberto Lombardi (chitarra), Marco Rovinelli (batteria) e Marcello Sirignano (violino e arrangiamenti). Basta scorrerne i curricula per rimanere a bocca aperta! Le altre due sezioni sono avvenute all’Only Music Studio di Carlo Miori a Bruino e da Play! a Bricherasio, con Mattia Barbieri (batteria), Paolo Battaglino (chitarra) e Davide Liberti (contrabbasso). Da segnalare infine, parlando di featuring, l’armonica di Angelo Adamo in “Strada per dove vorrai”, le tastiere di Paolo Gambino in “Ricominci”, Diego Vasserot (tromba in “Il peso delle cose”) e infine Enrico Chierici e Olmo nella conclusiva “Valzer per uno spirito”, rispettivamente co-autore e voce.

Potete trovare l’album in alcuni negozi di libri e dischi di zona, oltre che nel formato liquido delle principali piattaforme di streaming. Il disco è stato realizzato anche grazie a una campagna di crowdfunding di grande successo, i cui sostenitori sono stati ricompensati da un gadget molto particolare. In ossequio al titolo e al soggetto principale del disco, Battaglino ha infatti voluto realizzare alcune copie del taccuino sul quale ha scritto le dieci canzoni. Un’ulteriore enfasi posta sulle parole, dunque, sempre più lontane da un mero ruolo funzionale e sempre più ricche di connotazioni profonde. Le parole, infatti, sviluppano idee. Ci permettono di comunicare. Concedono infinite possibilità di manifestazione del pensiero e sono un formidabile veicolo di confronto. Le implicazioni, insomma, sono innumerevoli, ma nel loro potenziale positivo ci piace pensarle come potenti armi di concordia e poderose catalizzatrici di pace.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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