Jeremy Gentile, “gioco con le parole, lavoro con i sogni”

Foto di copertina: autoritratto di Jeremy Gentile

“Gioco con le parole, lavoro con i sogni”. Titolava così l’articolo che, nel maggio 1990, il periodico L’Eco Mese dedicava a Jeremy Gentile. Il cantautore pinerolese era reduce da un periodo di intensa attività musicale di buon livello, che tra l’altro gli stava portando anche una notevole visibilità. Appena un paio d’anni prima, infatti, Jeremy – Giancarlo all’anagrafe – aveva registrato un 45 giri, “Salgo con tigo”, che lo aveva condotto a ribalte importanti, soprattutto attraverso i palinsesti di alcuni media radiofonici e televisivi nazionali. Si era così meritato un’intera pagina sul mensile dell’Eco del Chisone, che dava conto di un percorso contrassegnato da un’inusuale direzione stilistica e segnato da episodi singolari e collaborazioni inedite.

Rispolverare quell’articolo è, oggi, una ghiotta occasione per riscoprire la storia musicale di Jeremy, facendocene raccontare direttamente da lui i momenti salienti e gli aneddoti più interessanti. Insieme alla chiacchierata, abbiamo inoltre l’opportunità di offrirvi la visione e l’ascolto di molto materiale fotografico, sonoro e filmato, in larga parte inedito, che riepiloga per sommi tratti una vita artistica fatta di grande passione, urgenza creativa e un’originalità che ha saputo attrarre l’apprezzamento e l’interesse di alcuni tra i migliori esponenti della musica pinerolese. In calce all’intervista, vi riproponiamo infine anche l’articolo originale da cui è scaturita l’idea di ripercorrere le tappe di questa affascinante vicenda.

Ones


Ciao Jeremy, grazie di aver accettato il nostro invito a raccontarci la tua storia. Partiamo proprio dall’epoca in cui comparve l’articolo. Nel 1988 incidi il 45 giri “Salgo con tigo”, che rappresenta probabilmente il momento di maggior visibilità della tua esperienza musicale. Ma, quello che nella versione italiana si chiamava “Esco con te”, è un pezzo leggero, apparentemente molto lontano dalle tue ispirazioni dichiarate, che si rivolgono principalmente al cantautorato americano come quello di David Crosby. Mi racconti come si sviluppò l’idea di quella canzone?

jeremy gentile novella massaro
Jeremy Gentile e Novella Massaro

“Salgo con tigo” è nata quasi per gioco. A quei tempi, collaboravo musicalmente con Novella Massaro, una mia amica italo-americana, moglie dell’allora proprietario di Radio 105. Un giorno mi propose di sfruttare le potenzialità della radio e di lì venne fuori l’idea del pezzo. L’arrangiamento di Emanuele Ruffinengo virava verso la disco dance e io, per la verità, lo calzavo un po’ a fatica. In origine, infatti, si trattava di una canzone in inglese, più vicina al mio stile, ma poi venne riadattata per la radio. Rimane comunque un episodio importante, anche per il livello dei musicisti che collaborarono alla sua realizzazione. Prima di tutti, Ruffinengo, che oltre alla produzione si occupò delle parti di tastiera. Emanuele è diventato nel tempo uno dei più apprezzati arrangiatori d’Italia. Ha un vinto un Festival di Sanremo con l’orchestrazione di “Uomini soli” dei Pooh e, tra le altre cose, è stato il direttore artistico dello studio di Chick Corea negli Stati Uniti. E poi Andrea Allione alla chitarra, Emanuele Cisi al sax e altri.

Quale furono i riscontri di quell’esperienza?

Il disco vendette pochissimo. La Radio lo trasmetteva anche fino a otto volte al giorno, ma non aveva un vero e proprio sostegno discografico alle spalle, per cui venne scarsamente distribuito. Un mio amico che viveva in Emilia, ad esempio, voleva acquistarlo ma non riuscì a reperirlo. Inoltre, anche il formato particolare in cui venne pubblicato non agevolava la sua diffusione. Era, infatti, un “padellone” – un maxi-singolo 12″ a 45 giri, n.d.r. – con tre versioni diverse dello stesso pezzo (italiano, spagnolo e strumentale). Insomma, furono vendute poche copie, anche se in realtà fu ascoltato parecchio, anche in situazioni particolari. Qualcuno mi disse di averlo sentito addirittura in un resort in Thailandia. Inoltre, mi permise di partecipare a una trasmissione su Raidue, che rimane a oggi l’unica esibizione pubblica di “Salgo con tigo”.

Perché la versione in spagnolo?

Dopo la pubblicazione del disco, avrei dovuto partecipare a una specie di Cantagiro in Spagna. A Ibiza, se non ricordo male. Purtroppo, però, la Radio non possedeva la struttura necessaria a supportare il progetto e quindi alla fine non se ne fece niente.

Jeremy Gentile canta “Salgo con tigo” su RAIDUE

E dopo cosa successe?

In quel periodo, stavamo preparando un disco, sempre negli studi di Ruffinengo a Bra. Avrebbe dovuto essere lanciato da Radio Montecarlo, che all’epoca aveva una sorta di joint venture con la rivista musicale “New Age”. Il CD doveva uscire abbinato alla rivista, con una potenziale tiratura di 60000 copie. Ma purtroppo a Milano le cose cambiano molto velocemente. Ruffinengo ci mise moltissimo a curare la parte tecnica, perché in quel periodo stava trasformando lo studio da analogico a digitale. Nel frattempo, poi, la rivista si staccò da Radio Montecarlo e, in più, si aggiunsero alcuni problemi personali che fecero arenare il progetto. Di quel lavoro mi rimangono le basi già realizzate, che da anni cerco di riutilizzare in qualche modo. Sarebbe un peccato lasciarle in un cassetto, visto il livello dei musicisti della formazione. Non solo Allione e lo stesso Ruffinengo, ma anche il batterista Elio Rivagli e il bassista Aldo Mella.

A proposito di Allione, la vostra è stata una collaborazione molto assidua…

Mi sono divertito molto con Andrea. Ci conoscevamo da tanti anni. Lui si adattava alle mie basi, suonandoci sopra delle parti di chitarra fantastiche. Ho ancora molte registrazioni di questa collaborazione. Oltre ai lavori di cui ho parlato prima, la cosa più importante che abbiamo fatto insieme è “Next to Nothing“, un pezzo per la colonna sonora di “Agata e la tempesta” di Silvio Soldini1. Nella prima versione del film, c’è una sequenza in cui compariamo anche io e Andrea, mentre suoniamo la canzone. Purtroppo, quella parte è stata poi ampiamente ridimensionata e ridotta a un passaggio di pochi fotogrammi.

1 In quasi tutte le versioni è accreditato il compositore Giovanni Venosta come autore dell’intera colonna sonora. In SIAE invece risultano correttamente segnalati come autori del pezzo Andrea Allione e Giancarlo Gentile, ognuno per la propria parte di competenza.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ho cominciato a suonare la chitarra alle scuole medie. Non ho mai preso lezioni, sono completamente autodidatta. Ricordo che andavo a casa di un compagno di classe che aveva messo una pelle d’asino a un fustino del Dash e tentavamo di suonare. Tra le cose che facevamo, ricordo “Gimme Some Lovin'”, che all’epoca andava forte. Il primo incontro serio con la musica è stato però con una vittoria al “Fiorino d’Oro”, concorso musicale presentato una volta anche da Mike Bongiorno, che si teneva nei primi anni Settanta a Pinerolo. Più avanti, insieme agli amici Bruno Zanotto, Alberto Rossotto ed Eugenio Cagna misi su gli Old Tennis Shoes, una band di cover di Crosby, Stills & Nash, che si esibiva al Black Sun di San Pietro Val Lemina.

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Old Tennis Shoes

Qual è la musica che più ti ha influenzato?

Il primo tipo di musica che mi ha interessato è stato il folk, perché permette di cantare e suonare accompagnandosi anche solo con una chitarra acustica. Simon & Garfunkel, Donovan, un po’ meno Dylan, che trovavo troppo ruvido. La prima canzone di Dylan che mi ha colpito è stata “Mr. Tambourine Man”, ma nella versione dei Byrds, dove, tra l’altro, suonava già David Crosby. Un segno del destino! Il mio vero interesse, infatti, è esploso quando ho sentito per la prima volta il disco d’esordio di Crosby, Stills & Nash. Possedeva un sound diverso e scoprii poco dopo che la sua particolarità era legata alle open tuning, le accordature aperte. Si tratta di accordature diverse da quelle tradizionali, usate da tanti chitarristi come Joni Mitchell e, appunto, Crosby e Stills. Ad eccezione delle mie primissime canzoni, ho sempre composto con accordature aperte, molto utili a livello di ispirazione ma anche meno “stressanti” per la chitarra. Ne ho provate di diversi tipi, ma da una decina d’anni mi sono soffermato su un’accordatura specifica. Si tratta di quella di “Sweet July Blue Eyes”, definibile anche come DAD DAD, quattro RE e due LA. Un’accordatura tonale, né maggiore né minore, che permette di suonare la chitarra come uno strumento a bordone, modalità che mi attrae molto. Un po’ come in molta musica indiana, nella musica per cornamusa o in musiche folcloristiche antiche. Si usa anche molto nel blues perché agevola l’utilizzo del cosiddetto bottleneck, collo di bottiglia, nella tecnica dello slide.

E oggi qual è il tuo rapporto con la musica?

jeremy gentile chitarre 12 corde liutaio ceretti badge

Negli anni ho continuato a scrivere canzoni. La mia esigenza primaria, ancora prima di suonare la chitarra, è sempre stata quella di comporre. Un’esigenza intima. Da giovane mi piaceva anche esibirmi, ma oggi il piacere maggiore lo ricavo nel suonare e cantare le mie canzoni in una dimensione privata. Ai tempi ho bazzicato anche diverse case discografiche. Molte si erano dimostrate interessate alla mia musica, ma puntualmente mi chiedevano di scrivere in italiano. Io preferivo l’inglese per una questione di sound, che si perdeva un po’ nella nostra lingua. Così ho lasciato perdere, decidendo di frequentare la musica in una sorta di vita parallela, dove ho potuto vivere la mia creatività con la massima libertà. In fondo non è l’unica arte che mi interessa. Ho una laurea in architettura, sono stato docente di disegno e storia dell’arte, sono interessato alla pittura, alla scultura, alla fotografia e alla grafica. Insomma, ho dedicato all’arte quasi tutta la mia vita. Negli ultimi anni mi sono comprato due belle “dodici corde”, realizzate dal liutaio Roberto Ceretti, alla cui progettazione ho partecipato in prima persona. Approfondire le teorie di costruzione di una chitarra è stata un’esperienza davvero molto istruttiva. Inoltre ho registrato molto materiale. Con Allione, come raccontavo prima, ma anche nello studio Play! di Alberto Macerata, fantastica persona e tecnico preparatissimo. Era un po’ come andare dallo psicanalista. Ci ho passato molto tempo. Alla fine, con la musica, mi sono divertito tantissimo. Pur da dilettante, ho avuto modo di collaborare con dei musicisti di alto livello e di conoscere personaggi di fama mondiale come Pat Metheny. Oggi considero la musica come qualcosa di terapeutico.

Ringraziamo ancora Jeremy per il tempo che ci ha dedicato e per il materiale che ci ha permesso di pubblicare. Parte delle registrazioni le abbiamo raccolte in una playlist di Soundcloud – condivisa più sotto – in un excursus che va dagli esordi con gli Old Tennis Shoes fino ad alcuni lavori più recenti. A seguire, concludiamo con il collegamento ad alcuni video, nei quali il cantautore dà sfoggio delle sue particolarità stilistiche, sia da solista sia in compagnia di Andrea Allione. E infine, l’articolo originale dell’Eco Mese da cui è partito il nostro interesse verso questo personaggio unico all’interno del panorama musicale pinerolese.

Ones

mike bongiorno jeremy gentile eugenio cagna fiorino d'oro pinerolo
Mike Bongiorno, Jeremy Gentile ed Eugenio Cagna

Dall’Eco Mese, maggio 1990 – Per gentile concessione dell’Eco del Chisone

Articolo di Laura Guzzo

Gioco con le parole, lavoro con i sogni

Geremy Gentile: architetto, cantautore, docente, arredatore

Geremy Gentile ed il suo studio, nella vecchia Pinerolo. Un arredamento particolare: fotografie e stampe che tappezzano tratti di parete ritraggono in modo suggestivo ora l’Oriente nei suoi risvolti più sacri, ora la femminilità nei suoi molteplici aspetti. Dal soffitto, appesa ad un filo, pende una scultura in legno composita e mobile che, astrattamente, ricorda il sistema solare. Sull’interruttore della luce un pino di pochi centimetri, ricavato da un tassello di compensato, appoggiato al pavimento un porta asciugamani improvvisato con una racchetta da tennis priva di intelaiatura inserito in un cono di alluminio. “È solo un prototipo”, commenta Geremy, architetto, cantautore, docente, arredatore, modellatore e creatore d’immagini e ambiente, in una parola “artista”.

“A tredici anni ho cominciato a suonare la chitarra quasi per un’esigenza personale, scoprendo così un modo nuovo di esprimersi”. Come definirebbe il suo genere?: “Una musica d’atmosfera, sullo stile di David Crosby, con chitarra acustica in accordatura, voce e coro; un genere che, oggi, può avvicinarsi alla New-Age, il cui ascolto può dare l’impressione della presenza fisica dei musicisti”. A quando risale la sua prima registrazione?: “Vent’anni fa, roba casalinga. Ora lavoro in uno studio a Bra. Nell’88 ho inciso un 45 giri mixato, “Esco con te”, prodotto da rete 105 anche in versione spagnola. Una canzone leggera, scaturita da un intento di puro divertimento, che mi ha permesso di partecipare a MIX ITALIA ’88, trasmissione televisiva di RAI 2″.

Qual è la musica ispiratrice?: “Il fanciullo che è in ognuno di noi”. Cos’è la musica, come la definirebbe?: “È l’espressione più diretta dell’arte, è catarsi, è la ‘voce della luna”, come direbbe Fellini, cioè dell’anima che nell’uomo è femminile e nella donna maschile”. Composizioni prevalentemente in inglese: perché?: “Per la forza evocativa del suono, a mio giudizio più musicale: intendo rivolgermi ad un mercato europeo e non solo nazionale, e poi perché, alle spalle, ho una cultura anglo-americana non indifferente, ed ancora, faccio una musica per l’inconscio, aperta ad infiniti panorami mentali. Le mie canzoni? Pensieri poetici”.

Come vede la musica italiana e non, anni ’90?: “Priva di magia, non lascia spazio alla fantasia, per liberarsi dal suono della razionalità”. Come concilia il lavoro di architetto con la passione musicale?: “Passo da una canzone ad un’idea senza difficoltà, gioco con le parole ed i disegni, lavoro con i sogni”. Progetti futuri?: “Non perdere mai la carica infantile che possiedo. Più concretamente, scriverò dei pezzi con Andrea Allione, chitarrista di Paolo Conte. Ho anche un sogno nel cassetto: vivere in una villa della collina ligure, dove sono nato, e comporre tranquillamente le mie canzoni”.

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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