La ribellione di “Suonomodo”

Gli anni 80 furono particolarmente ruggenti nel Pinerolese, a livello musicale e artistico in genere. Come già detto in altre occasioni non c’era quartiere della città in cui non si sentisse musica uscire dalle bocche di lupo degli scantinati o dai portoni malamente insonorizzati di vecchi garage. Era un fiorire di arte, con una ventina di band attive sul territorio, dei generi più disparati. Una fucina di immensi talenti destinati a dare in seguito lustro alla città: per citarne solo alcuni Paolo Taverna, Andrea Allione, Andrea Rapaggi, Claudio Morbo, Aldo Mella, Emanuele Cisi, Daniele Bianciotto, Massimo Moriena, Madaski, Bunna, Sergio Pollone, Ciro Cirri, Guido Neri, Gerardo Cardinale, Giovanni Battaglino, Giovanni Ruffino e molti altri pilastri della musica pinerolese e ben oltre. E, soprattutto, a parte una sana competitività, ci si conosceva, ci si frequentava, ci si rispettava tutti.

suonomodo pinerolo

Ci fu a metà anni 80 chi pensò di documentare questa realtà creando un evento che racchiudesse gli artisti di Pinerolo in una grande rassegna, Genti Emergenti, voluta e partorita dal maestro Vincenzo Mazzà, e resa concreta nel 1985, dalla registrazione di una musicassetta dalla Disco Top di Mario Scrivano e da un Festival dal vivo al palazzetto dello sport. Un evento da 2000 persone che fu una piccola grande rivoluzione in città. L’esperienza venne ripetuta negli anni a venire per 4 edizioni. Ma già alla terza edizione accadde qualcosa che smosse i musicisti pinerolesi. A piccoli passi e a suon di costituzioni di cooperative la gestione dell’evento passò dalle mani dei suoi creatori a un ristretto nucleo di artisti di ultima generazione che nel giro di un solo anno divennero o credettero di divenire egemoni sull’organizzazione di questo e di altri eventi musicali in città. Fu così che alla terza edizione di Genti Emergenti tutti i gruppi storici di Pinerolo vennero esclusi dalla rassegna, a opera di una giuria che li giudicò insufficienti artisticamente.

Il sottoscritto, non so perché, fu l’unico rappresentante del contesto storico pinerolese a comparire in disco e festival, con mio grande imbarazzo. La musica pinerolese si sollevò e fu un momento di coesione bellissimo, oggi inimmaginabile, in cui tutti, ma proprio tutti i gruppi che da dieci anni calcavano i palchi della città fecero gruppo compatto a contrastare una egemonia che, allora come in qualsiasi altro tempo, era inaccettabile: la musica è di tutti e non poteva e non può essere gestita unilateralmente da un ristretto numero di persone con interesse diretto.

Ci fu una riunione, cui anche io pur se selezionato, partecipai. Una assemblea concitata, arrabbiata: c’era la netta percezione di un legame tra istituzione pubblica e questa nuova realtà di artisti che si era appropriata senza appello della gestione di quell’evento. E, solidali, si decise che la musica pinerolese sana da connivenze e nepotismi non ci sarebbe stata. Me compreso: pur comparendo nel Festival mi sentivo parte di questa realtà che stava venendo messa da parte. Collettivamente si decise che non avrei rinunciato alla mia partecipazione, per aver modo di fare presente, dal microfono del palasport, la posizione dei gruppi esclusi.

E si decise, tutti insieme, di autoprodurre un Contro Festival, con tanto di disco 33 giri, per far sì che fosse la musica stessa a parlare e a liberarsi da un bavaglio imposto. E nacque “Suonomodo”, registrato a nostre spese nei neonati studi di Spliff a Dada Records, la prima etichetta di Madaski. Un disco che rappresentò l’unione dei gruppi storici di Pinerolo, un netto No al tentativo di pochi di appropriarsi di un bene culturale comune, un disco che fece rumore in quel 1987 e che fu un esempio, purtroppo senza seguito negli anni a venire, di come la musica debba essere di tutti e non essere assoggettata ad alcun tipo di egemonia. Un “Non ci sto” di un’epoca preistorica rispetto al mondo dei social attuali ma che lasciò il suo segno. E che tutti noi, “vecchi” musicisti di quel tempo fortemente creativo, ricordiamo con orgoglio. E che , come allora, di quella controtendenza facciamo orgogliosamente parte.

Roby Salvai

Combattere le mafie è impedirgli di operare e non fiancheggiare assecondando i comportamenti abbassando la testa al loro sistema e alle loro decisioni (G. Falcone)

SUONOMODO.
Spliff a Dada records. 1988.
Half Moon, Anatema, Spleen, Controvento, Hard Rain, Lucio Cassinelli, The Lake District, Mnemovisus,
Fill, Roby Salvai.

Gli artisti:
Nicola Fainelli, Umberto Chiri, Ugo Pretato, Paolo Bermond, Enrico Quaglia, Gianpaolo Varalda, Guido
Tuninetti, Massimo Zo, Douglas Docker, Andrea Cianci, Lorenzo Savoré, Guido Rossetti, Roby Rambaud,
Piero Vecchiato, Marco Leprai, Antonella Canavese, Marculin, Sharon Linn, Marco Priotti, Nico
Manservigi, Pascal Simonetti, Fulvio Chiabrando, Alberto Gambedotti, Riccardo Galliano, Margherita
Gallicchio, Mauro Galliano, Fabrizio Gardiol, Fabrizio Caviasso, Gabriele Erniani, Alessandro Quagliotti,
Lello Buffo, Alberto Bellot, Claudio Meirone, Dario Serra, Sergio Pollone, Andrea Pollone, Franco
Martinatto, William Cattanea, Roberto Ascoli, Mauro Fontana, Chris Fava, Loredana Prieri, Danilo Vitali,
Stefano Roli, Cristina Pretto, Roby Salvai.


Mixed e recorded Francesco Mad a Man Caudullo e Alberto Gambedotti.


Dalla pagina di Discogs dedicata a “Suonomodo”


suonomodo pinerolo
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Roby Salvai

Pinerolese. Musicista da 50 anni. Guida professionista in Africa per quasi due decenni. Scrittore per Effatà Torino, Polaris Firenze, Mucchi Modena, Prospettiva Editrice Roma. Ha collaborato con Edt Lonely Planet.

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