Le Dissonanze Armoniche di Gerardo Cardinale: il jazz etnico a Pinerolo

Foto di copertina: Gerardo Cardinale Trio (Massimo Moriena, Gerardo Cardinale, Daniele Bianciotto)

Ricordo di averli ascoltati per caso la prima volta in un locale sulla collina di San Secondo di Pinerolo, la Trattoria dell’Orso. Ero passato, in quella sera del ’96, per rivedere e riascoltare un vecchio amico, compagno di centinaia di concerti e esperienze comuni, Daniele Bianciotto. Sapevo che, terminata la nostra comune esperienza con i Whitefire, anche lui aveva iniziato a percorrere vie musicali nuove, esattamente come me. Io, studiando il 6 corde, mi ero avvicinato al funky jazz per lo più ascoltando Weather Report, Uzeb e altri similari. Lui spostato verso sonorità più spirituali, etniche, innovative. Così, quella sera all’Orso, rimasi di sasso, totalmente rapito dalla musica strabiliante che veniva fuori dagli strumenti di quel trio che usciva da tutti i canoni della musica cui ero abituato.

I tre artisti erano il mio amico Daniele Bianciotto alla batteria, Massimo Moriena al pianoforte e, al flauto diritto, un musicista che non avevo mai conosciuto: Gerardo Cardinale. Una musica sconvolgente per tecnica e emozione, esclusivamente strumentale, in cui la parte solista principale era coperta dal flauto, su un tappeto ritmico talmente fluido da far dimenticare che poggiava unicamente su pianoforte e batteria. Si trattava, ovviamente, di tre musicisti di livello eccezionale: Daniele, da un ventennio, uno tra i migliori batteristi del Pinerolese, già con gli Esdra, con i Whitefire, con i primissimi Africa Unite. Massimo talentuoso pianista, insegnante di musica, già reduce da esperienze internazionali al seguito degli Ordo Equitum Solis e da collaborazioni ai massimi livelli del jazz italiano. E l’indiscusso leader e autore di gran parte dei brani, Gerardo Cardinale, fondatore a Milano nei primi anni 70 del Centro Ricerca di Musica Popolare, insegnante di flauto al conservatorio di Milano, specialista in musica medioevale, con importanti collaborazioni che l’avevano portato a calcare palchi importanti, da Sanremo ad Umbria Jazz, musicista eclettico al fianco di grandi dell’arte italiana, da Parravicini ad Alice, da Vincenzo Zitello a Giorgio Strehler, fino ai Cantovivo. Un immenso artista arrivato a Pinerolo dalla casualità della vita, e, per comunione di interessi, immediatamente legatosi ad altrettanto straordinari artisti del nostro territorio.

gerardo cardinale massimo moriena daniele bianciotto

Quella sera, nell’osteria piena di musica, si aprì un momento nuovo della mia vita artistica, completamente diverso da tutto ciò che mi ero fino a quel momento raffigurato per il mio futuro. Era un periodo di stasi, il mio di quegli anni. Uscito dall’esperienza Whitefire avevo iniziato a suonare il basso in diverse formazioni come tournista, senza impegni stabili. Per sbarcare il lunario militavo anche in una cover band U2 piuttosto di successo in quegli anni, i Tre della Piazza, avendo lasciato nel cassetto il mio progetto cantautorale già dal 1988, dopo i vari Concerto per L’India fatti per la Onlus Assefa. Progetto messo da parte per insoddisfazione, la mia musica non suonava come l’avevo in testa quindi per farla male meglio non farla. Quindi un momento di forte stand by, un po’ come una barca ormeggiata in attesa di un vento buono per riprendere il mare.

Il vento buono arrivò proprio quella sera. Iniziai a seguire i concerti del Gerardo Cardinale Trio, ammaliato da quelle sonorità. Poi iniziai a seguirli come fonico, con il piccolo service audio dei miei Tre della Piazza. Ascoltavo e, a casa, provavo a ritrovare a orecchio quei brani sul mio basso. Nel 1997 il Gerardo Cardinale Trio mise in commercio il cd “Orizzonti Mobili”, autoprodotto e registrato negli studi di Madaski, a Pinerolo. Splendido lavoro, l’unione del jazz alla new age, quasi un nuovo genere musicale che alcuni pensarono di battezzare jazz etnico. E ci stava: per l’intera vita Gerardo non aveva fatto altro che ricercare nuove strade musicali.

In quello stesso anno, per quella legge non scritta ma innegabilmente reale che è il vecchio detto “da cosa nasce cosa”, da una costola del Trio si costituì un gruppo di jazz con la cantante torinese Eloisa Bernardo, con Massimo Moriena al pianoforte, Daniele Bianciotto alla batteria e me al basso: l’Eloisa Bernardo Quartet. E fu proprio grazie a questa breve ma intensa esperienza che si venne quasi a riscoprire l’intesa antica tra Daniele e me, quel comprendersi al volo che è patrimonio di decenni passati a suonare insieme, quella fiducia reciproca che permette all’uno e all’altro di uscire dal seminato, dal tempo quadrato, dagli schemi classici per il semplice fatto che sa che comunque, quando deciderà di rientrare troverà l’altro esattamente lì dove deve essere, in una continuità ritmica precisa. E fu sempre quel quartetto a far incontrare artisticamente per la prima volta me e quello straordinario pianista che è Massimo Moriena, che da quel momento divenne non un pianista ma il pianista, nonché credo il mio più caro amico.

Così, una sera di maggio del 1998, portai il mio Warwick su in cima alla Rocca di Cavour e, tra un bicchiere di vino rosso e quattro chiacchiere, quasi per gioco ci si ritrovò a fare musica insieme io, Daniele, Massimo e Gerardo Cardinale. E quella sera stessa nacque il Gerardo Cardinale Quartet, più poeticamente anche chiamato Dissonanze Armoniche. Fu un bel triennio di musica e concerti, alcuni memorabili come la Notte Bianca al Rifugio di Rocca Sbarua, l’attuale Casa Canada, la Notte Bianca di Cuneo o il concerto in Santa Croce a Boves. Un momento intenso di creatività e crescita che andò via via spegnendosi per il diverso evolvere delle vite di ciascuno di noi. Non ci fu mai uno scioglimento del gruppo. Come del resto non ci fu mai un suo ufficiale costituirsi. Fu, semmai, uno sfumare, proprio come una musica che dal fragore passa dinamicamente attraverso il piano, il pianissimo fino al silenzio. Senza realmente concludersi.

Nel 2002 partii per l’Africa e fui l’unico delle Dissonanze a lasciare la musica chiusa sotto il letto per quasi vent’anni. Tutti gli altri continuarono e continuano, su strade differenti, a vivere di note e di arte. Ma, in fondo, anche il mio essere oggi nuovamente un musicista germogliò dal seme delle Dissonanze Armoniche… perché fu proprio Massimo Moriena a chiamarmi un giorno al telefono, nel 2017: “Ciao. Sei tornato? Credo sia tempo di metterci a suonare la tua musica…”. “Sì sono tornato. Ma di rimettermi a far musica non credo sia il caso, non suono da 17 anni”… “Non dire cazzate. È tempo di fare la tua musica. Punto.” Nasceva il Roby Salvai Ensemble. Perché, mi hanno insegnato, l’energia si muove sempre prima della materia. E se la materia è i miei concerti, i miei amici, i miei palchi di oggi, l’energia da cui è nata si chiama Dissonanze Armoniche. Perché la musica può sembrare che scompaia, finisca… ma non muore mai, magari si fa impercettibile ma c’è. E prima o poi ritorna sempre. In un inaspettato crescendo.

Roby Salvai


orizzonti mobili manoscritto gerardo cardinale quartet
Manoscritto originale di “Orizzonti mobili”

Breve biografia di Gerardo Cardinale

(Fonte: canale YouTube di Jack Beatrici https://www.youtube.com/watch?v=wISw7uJsE_c)

GERARDO CARDINALE intraprende lo studio del flauto traverso alla Scuola Civica di Milano nel 1970. Nel 1972 le prime esperienze musicali che lo porteranno in seguito a fondare con Maurizio Mingardi il Collettivo Musicale di Ricerca Popolare. L’intento di questo gruppo era quello di riscoprire le proprie radici etniche attraverso l’approfondimento della musica antica e contemporaneamente di recuperare la tradizione popolare ponendola in un contesto politico culturale. Nel 1974 abbandona il Collettivo e si dedica allo studio del flauto dolce e di altri strumenti a fiato propri della musica antica. Coerente con queste scelte nel 1975 fonda il gruppo ‘I Musicanti’ con il quale esegue concerti e realizza colonne sonore per spettacoli teatrali, si interessa all’improvvisazione, alla musica mediterranea e alla trascrizione in pentagramma di notazioni medioevali.

Gli strumenti che il gruppo adottava erano fedeli copie di strumenti antichi. Affascinato da questo mondo Gerardo Cardinale comincia a dedicarsi alla costruzione di strumenti musicali. Nel 1977 collabora con alcuni docenti del Conservatorio di Genova per un progetto sulla storia della musica antica rappresentata teatralmente. Dal 1978 al 1980 insegna Tecnica del flauto dolce ai corsi serali del Conservatorio di Milano. Continua contemporaneamente gli studi di musica antica perfezionandosi nell’esecuzione della musica medioevale presso la Schola Cantorum di Basilea. Sempre negli anni ’80 collabora con alcuni cantautori dialettali, quali Salvator Vincenzo Rosati e Francesco Magni con il quale presenzia al Festival di Sanremo. Nonostante le numerose collaborazioni Gerardo Cardinale non abbandona la composizione strumentale, basata sulle esperienze fatte, nell’ambito del folk sperimentale.

Nel 1981 abbandona ‘I Musicanti’ e compie studi sugli aerofoni, sulle tecniche di respirazione, e collabora con l’ARCI di Milano per seminari sulla costruzione di strumenti etnici a fiato. Entra a far parte della Coop. L’Orchestra e in seguito le partecipazioni a gruppi folk sono numerose sia nei concerti che nelle registrazioni. Tra questi il chitarrista Maurizio Angeletti, il gruppo calabrese Scaricavascio, e i due gruppi piemontesi Ciapa Rusa e Cantovivo. Il 1981 segna l’inizio dell’attività compositiva basata sulla fusione di vari generi musicali rivisitati all’interno della musica d’avanguardia e della ricerca sonora, tra cui un approfondito studio sulla musica e il colore svolto in collaborazione con il dadaista Piero Tanca.

Con questi presupposti inizia l’attuale momento musicale: collabora con il gruppo EMISFERO assieme al chitarrista Franco Parravicini e all’arpista Vincenzo Zitello; mantiene costante l’interesse per la musica etnica, partecipando anche a concerti di musica indiana con il gruppo composto dalla danzatrice Maresa, dalla chitarrista Annisha e dal tablista Federico Sanesi; lavora con lo scultore Ambrogio Beretta, la poetessa Ida Travi e la soprano Anna Puccio alla realizzazione di un’Opera di Poesia sonora. Infine nel 1988 il primo disco solista pubblicato su etichetta STILE LIBERO e distribuito dalla VIRGIN DISCHI. I due lati del disco comprendono composizioni di caratteri e accenti etnici estremamente differenti e si pongono come tracce mediterranee e testimonianze di un percorso geografico. Non a caso infatti, il disco si intitola “UN LUNGO CAMMINO” ed è stato interamente registrato e prodotto da GIORGIO GALLO presso il Window Studio di Cesano Boscone (Mi).

Roby Salvai

Pinerolese. Musicista da 50 anni. Guida professionista in Africa per quasi due decenni. Scrittore per Effatà Torino, Polaris Firenze, Mucchi Modena, Prospettiva Editrice Roma. Ha collaborato con Edt Lonely Planet.

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