Kalamandra, i padri del cantautorato pinerolese

Da sempre ci piace trastullarci nel pensiero che il Pinerolese sia un terreno molto fertile per la creatività musicale e che, a dispetto della sua provincialità, abbia pochi eguali in giro per la Penisola. Negli anni sono state tante le personalità che si sono distinte, musicisti e band che hanno saputo affermarsi a grandi livelli in una molteplicità di ambiti espressivi, ognuno dei quali è poi risultato caratteristico di un certo periodo storico. La corrente stilistica che in questi ultimi anni si è maggiormente messa in luce è sicuramente quella cantautoriale. Si tratta di un orientamento che sta assumendo dimensioni ragguardevoli, tali da risultare un tratto distintivo importante della scena locale contemporanea. Esiste infatti un nutrito gruppo di artisti che sta abbandonando, talvolta anche solo estemporaneamente, la necessità di essere accompagnato da una band al completo, e sceglie di riproporre le proprie composizioni nella dimensione più intimistica delle esibizioni individuali. Il fenomeno è diffuso al punto da risultare quasi una ‘scuola’ e non è un caso che da qualche anno sia addirittura nato un “Collettivo Cantautori Pinerolesi”, nel quale sono confluiti numerosi artisti tutti accomunati dall’essere autori e interpreti delle proprie canzoni. Potrebbe non essere sbagliato pensare che questo movimento affondi le sue radici negli anni classici di Groovin’, quelli di inizio millennio, quando i cantautori di oggi muovevano i primi passi sui palchi pinerolesi con le loro band che, pur con un approccio rock, già denotavano una certa prossimità alle forme della musica d’autore.

Tra le formazioni che più ottennero consensi, anche al di fuori dei confini strettamente locali, ci furono i Kalamandra, la band del cantautore pinerolese Nicola Lollino, oggi membro del CCP e del quartetto folk-rock La Quadrilla, altro interessante progetto con un disco in uscita nei prossimi mesi. I Kalamandra, oltre a Lollino (Voce e tastiera), autore di testi e musiche, potevano vantare la presenza nella line-up di Alessandro Raise (Batteria), Dario Balmas (Basso), Marco Gentile (Violino e chitarra) e Mattia Siccinio (Sax), musicisti eccezionali per tecnica e sensibilità artistica. Ciò che colpiva del repertorio dei Kalamandra, da collocarsi all’interno del genere autodefinito “etno-swing“, era proprio la capacità di conciliare raffinatissimi arrangiamenti con un sound che sapeva mantenersi sempre autentico, ponendosi all’interno della corrente dei cantastorie moderni, tra la visionarietà di Capossela e la sofisticatezza di Paolo Conte, ma con l’aggiunta di un approccio più contemporaneo che mescolava le radici popolari con le varie sfaccettature del pop.

I Kalamandra ebbero una vita piuttosto breve. All’attivo si contano due demo e un album – “Kalacafé”, di cui parleremo senz’altro in futuro – e molti riconoscimenti in giro per l’Italia. Per raccontarvi che cosa sono stati i Kalamandra, vi proponiamo un’intervista che facemmo nel 2002 e qualche scatto del concerto tenuto ad aprile 2003 presso il Roadhouse Café di Roletto.

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Da www.groovin.it – Settembre 2002

Gli ultimi mesi vi hanno visti protagonisti di svariate manifestazioni riservate a gruppi emergenti in giro per l’Italia. Raccontateci com’è andata…

Per quanto riguarda i concorsi la situazione è molto positiva. Siamo appena stati selezionati per il concorso Internazionale “Spazio Giovani 2002” (“Premio Città di Foggia”): il settore Cultura del comune di Foggia ha selezionato 16 demo su 429 provenienti da tutta Europa. La manifestazione avverrà tra il 3 e il 6 Settembre. Nel Concorso Nazionale “Festival Marea 2002” di Fucecchio (Fi) abbiamo ottenuto il punteggio più alto da parte della giuria arrivando primi a livello nazionale. Nel concorso di Piossound la gara è stata annullata per pioggia, ma la partecipzione al concorso ci ha garantito un concerto all’ Hiroshima Mon Amour in qualità di uno dei due migliori gruppi partecipanti a Piossound. Ai concorsi Bologna Festival 2002 e Festival Susa siamo stati selezionati per le finali ma non abbiamo partecipato per indisposizione di uno degli elementi del gruppo. Domenica 4 Agosto parteciperemo al concorso Rourestock 2002. In conclusione siamo stati selezionati per le finali di tutti i concorsi a livello nazionale a cui abbiamo inviato il demo. 

Tendenzialmente definite il vostro genere “etno-swing”. A me pare che siate stilisticamente più vicino invece ad una certa frangia della musica d’autore italiana. Quanto di “etno” c’è nelle vostre canzoni?

Siamo un cantiere aperto, l’etnico è qualcosa che fa parte delle nostre origini, esprime una tendenza che speriamo venga fuori prima o poi.

La vostra è una line-up molto particolare, addirittura con un violinista, Marco Gentile, e senza il chitarrista, ruolo che pare diventato ormai insostituibile nelle moderne rock e pop band. Scelta sicuramente originale… quali sono state le motivazioni che vi hanno portato a comporre una formazione di questo tipo?

La scelta di prendere nel gruppo un violinista è nata quasi per caso attraverso la convergenza di amicizia e gusti musicali. Il suono e la timbrica sono ora fortemente influenzati da questo strumento così caratterizzante. Il violino elettrico assume un ruolo spesso ritmico (“chitarristico”) senza tralasciare gli aspetti melodici tipici dello strumento, che nel gruppo sta assumendo caratteri particolari che lo differenziano sia dal suono classico sia da quello della tradizione popolare.

Come nascono e con quali propositi avete dato vita al progetto musicale Kalamandra?

I Kalamandra nascono dalla necessità di riportare la musica nell’ambito della poesia, far fluire la parola fuori da ogni schematismo stilistico già codificato. Per ottenere ciò, l’obiettivo musicale diventa la mescolanza, il sincretismo volto non alla semplice somma di diversi generi musicali ma all’elaborazione di un autonomo percorso espressivo. Il progetto Kalamandra è come un grande fiume che filtra le acque di diversi generi musicali e ne recupera solo quegli elementi in grado di dare voce alla situazione peculiare in cui ci troviamo. Ha quindi radici profonde: dalla musica cantautoriale europea (Paolo Conte, Serge Gainsbourg) alla psichedelia, dai ritmi balcanici a quelli latini e reggae. Ma il risultato finale risulta un linguaggio assolutamente peculiare, intimo e coerente con noi stessi e ciò che ci sta attorno.


Molti di voi sono alla soglia del professionismo e fanno parte di diverse situazioni musicali. Come conciliate i diversi impegni e in un’ipotetica scala di valori, dove stanno i Kalamandra?

In effetti dobbiamo quasi tutti conciliare il progetto Kalamandra con altre situazioni musicali e probabilmente è proprio questo che arricchisce la nostra musica di un’influenza così forte di generi apparentemente lontani.

I vostri testi stanno tra l’ironia e la riflessione. Come nascono le vostre canzoni?

Guardatevi dentro. C’è ancora qualcosa in fiamme? Si? Bene, o lo spegnete o ne fate una canzone.


ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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