Matteo Giai: la differenza tra lo “starci dentro” e la continua conquista dell'”esserci dentro”

Cari amici di Groovin’, sono e resto un inguaribile ottimista. Non avventato o cieco ma ottimista. Il pensiero, che tutta questa situazione di forte difficoltà sanitaria, sociale ed economica possa essere causa di un risveglio delle coscienze, dei sentimenti, della sensibilità, riesce a regalarmi una piccola boccata d’ossigeno. Dopo aver inseguito per mesi la possibilità di fare quattro chiacchiere con il nostro ospite di oggi, e non aver mai trovato la giusta occasione per i più svariati motivi, queste settimane di forzata sosta ai box, finalmente hanno permesso a noi di Groovin’ di incontrare, rigorosamente nel rispetto dell’#iorestoacasa, uno degli artisti più in spinta del panorama musicale e artistico pinerolese. Ma soprattutto un ragazzo appassionato ed intenso, capace di regalarci, oltre a qualche momento di svago, anche grazie ai suoi brani, righe piene di spunti su cui riflettere. L’ospite di oggi è Matteo Giai.

Foto di Elisabetta Riccio

Senza fare finti complimenti e mettendo da parte l’amicizia che ci lega, ad oggi sei chiaramente uno dei personaggi artistici più in luce nel panorama pinerolese. Tutti gli amici di Groovin’ sicuramente nominando Matteo Giai, attivano i sensi ricettivi. Comunque dall’inizio. In poche parole. Da dove è partito “Gringo” per arrivare, tra gli altri, sul palco del PalaLottomatica a Roma e del Mediolanum Forum di Milano?

Beh grazie Nick! sottolineiamo pure l’uno dei allora :)). Da dove parto?! Beh direi un po’ come molti, o come molti della mia generazione e prima diciamo: saletta, saletta e ancora saletta. Molte formazioni, due fondamentali nel farmi capire che le cose si sarebbero potute fare con impegno, poche cover forse zero… gusto personale ma niente di personale… Sempre tanta musica nelle orecchie. Parallelamente lo studio della musica classica, cosa che porto avanti tutt’ora anche professionalmente. Poi arriva Torino negli anni dell’università e post, si allargano gli orizzonti, capita che alcune situazioni crescano proprio mentre ci sei dentro ed è un attimo che cerchi di “starci dentro”, crescere ed imparare da ogni occasione che ti capita.

Parliamo di cronaca. In questi giorni difficili per tutto il mondo causa Coronavirus l’obbligo, purtroppo presunto tale per qualcuno, di stare in casa salvo lo stretto necessario, di colpo ci ha messo di fronte ad una crisi a 360 gradi. Lasciando perdere l’aspetto sanitario, economico e altri temi di questa vicenda, forse più grossi di noi, parliamo di musica. O meglio di arte in generale. Proprio da questa vicenda mi pare si possa leggere una risposta sociale e delle coscienze individuali che si sono ri-accese di colpo. Quale ruolo potranno giocare da oggi queste espressioni dell’animo e della creatività umana per dare sollievo ad una popolazione che forse mai come oggi negli ultimi 50 anni non sa dove trovare svago?

Dici bene… forse sono tematiche più grosse di noi ed io devo dire che mi ritrovo a cambiare punto di vista o umore di minuto in minuto quando cerco di analizzare il momento. Ad esempio giorni fa, quando mi sono arrivate le tue domande, forse la pensavo in un modo sulla musica, ora in un altro… domani chissà. Mi sembra che ci siano sempre più connessioni tra chi in questo momento ha voglia di esprimersi e soggetti che riescono ad incanalare questa energia come intrattenimento e beneficenza allo stesso tempo, il che è positivo. Ho il sospetto che anche in questo caso si rifletta un po’ la maxi esposizione alle informazioni e le varie possibilità per gli artisti a cui il “maggico mondo dell’internet” ci ha abituati. Mi viene un po’ da distinguere chi davvero fa qualcosa con il “qqquore” e chi meno mettiamola così. Ce n’è di roba figa eh, per l’amor del cielo. E mai come in questo momento c’è bisogno di musica. Io stesso ho bisogno di ascoltarne tanta in questi giorni e ovviamente ha dei riscontri fortissimi sullo stato d’animo… (scelgo sempre musica abbastanza triste devo dire:)). Tornando alla domanda… bah, credo che negli ultimi 50 anni il vero problema, anche artistico, è che ci siamo abituati fin troppo a svagarci e spero questa situazione ci porti di nuovo un po’ più verso una gratuità artistica. Gratuità non intesa come arte fatta per niente… in Italia le cose di qualità non sono mai pagate abbastanza! Più connessa al gesto artistico iniziale, all’idea, sincera e senza secondi fini. Penso che sia questo di cui la gente ha bisogno. 

Invece rivolgiamoci ora ad un aspetto più professionale. Come per tutte le realtà lavorative, questo momento è di brusco ed inaspettato stop. Cancellazioni, ricollocamenti nel calendario, agende che improvvisamente si svuotano. Come ammortizzerà questo momento il tuo mondo quello della musica. Raccontaci un po’ i tuoi piani per i prossimi mesi.

Eh bella domanda… viviamo come un po’ tutti i settori nell’incertezza generale non potendo sapere quando precisamente finirà questo pandemonio. A me personalmente si è interrotto il progetto nelle scuole di Architorti e una serie di concerti abbastanza grossi, a maggio ci sarebbero il concertone e un tour europeo per i quali diciamo… scaramanticamente stringiamo fortissimo le dita; più una nutrita estate in Italia. C’è chi sta peggio sicuramente, dal dopo Sanremo sono saltati tutti i tour piccoli, medi, grossi. Oltre ai vari investimenti e all’indotto in generale, sono curioso di capire cosa cambierà anche a livello di immagine, cioè come si sfrutterà questo tempo di immobilità, se si sfrutterà… Mi pare tutti sperino che, con l’arrivo dell’estate, anche il mondo dello spettacolo ritrovi gradualmente una sua regolarità e devo dire che forse per la prima volta abbiamo un governo che si sta dimostrando attento alla causa. Finora solo parole ma che danno speranza. Dopodiché davvero, mi sembra che mai come oggi siamo tutti sulla stessa barca (pandemia e clima) e il fatto stesso di anteporre la salute dell’individuo alle necessità del grande mercato globale devo dire che mi tranquillizza; vero che forse è essa stessa una necessità però non credo che oggi un altro governo avrebbe saputo rispondere così in Italia. Vedi nel Regno Unito e vedi i toni personalmente sempre fuori luogo di un Cirio in Piemonte. Tornando al mondo dello spettacolo e anche alla tua domanda precedente… voglio essere positivo e credere che esattamente come in tutti i momenti di crisi, ne usciremo più forti, motivati e ispirati di prima!

Come trascorri le tue giornate di clausura torinese? Puoi consigliarci un po’ di musica con cui ti accompagni, che possa fare compagnia anche a noi? 

Vorrei leggere di più ma per il momento non ci sono ancora riuscito. Ho iniziato a bere un paio di bicchieri di vino a pasto. A cena. Si sta ovviamente già parlando di ArtigianatOFF, anche se devo ammettere che è la nostra Marta in questo momento a spingere la baracca con grande audacia; perché si: anche sul versante organizzazione eventi non tira una bellissima aria grazie al “caro” covid-19. Si studia sempre, perché un giorno usciremo di qua e bisognerà farsi trovare più pronti di prima :). Fortunatamente avevo una serie di progetti in stand by o obiettivi nuovi che posso più o meno tranquillamente gestire da casa. La smart music… Una serie di situazioni nuove su cui cerco di investire da tempo oltre alla musica dal vivo e questo è il momento giusto per darci dentro… un paio di musica strumentale, uno di musica contemporanea/elettronica, uno che sta partendo proprio in questi giorni per una sorta di banca dati di sonorizzazioni… Insomma mi tengo impegnato. Ah poi new entry… ogni giorno bisogna co-registrare il brano per il programma radio “Grande Stile” di Mat Martino :).

Quattro dischi per la quarantena… per tutte le varie pulizie o cucinate (anche se non sono proprio da sottofondo):

  • Patrick Watson – Wave (piacevole scoperta recente in un viaggio in macchina in Francia… France Culture o Radiox di Basilea in streaming consigliatissime!!!)
  • Wilco – Schmilco (ma tutta la discografia, “Ode to Joy” forse il mio album preferito del 2019)
  • Bon Iver – For Emma… (Vabbè anche qui tuttooooo, sono un modaiolo del cazzo, anche a scoppio ritardato forse:))
  • Beck – Sea Change

Si sente che sono preso bene in sto periodo?

Facciamo un piccolo passo indietro. Dopo le importantissime esperienze, tra le altre, con Niccolò Fabi, e i due tour con Alberto Bianco, sei reduce da una stagione di concerti pazzesca, culminata con il botto del Forum di Assago in tour con Levante. Regala agli amici di Groovin’ le migliori istantanee in particolare di quest’ultima esperienza e facci un po’ il punto sulla tua carriera? 

Beh direi teatro antico di Taormina, tramonto, soundcheck vista mare, col gelataio a fianco che ci porta le granite. Poi inizia a diluviare e il concerto viene annullato. Per certi versi era il concerto di casa di Claudia (Levante) oltre che essere Taormina e tutti sentivamo enormemente quel concerto. Allora lei esce da sola sotto il diluvio e si inventa una versione de Lo stretto necessario ecco… di un’onestà disarmante; per dare l’arrivederci ai suoi conterranei. A Taormina poi ci torniamo e spacchiamo abbastanza i culi ma questa diciamo… l’istantanea estiva. Quella dei viaggi roventi e dei momenti in cui ringrazi ancora una volta di essere finito in una famiglia di furgonisti più che in una comitiva di turnisti. Per fortuna o attitudine chi lo sa, fino ad ora mi è sempre capitato di lavorare con artisti che se la vivono così, di condivisione. E come dico sempre: possono piacere o meno, ma per me appartengono alla categoria dei sinceri. Poi il forum… non era la mia prima volta in un palazzetto ma è sempre una botta. In entrambi i casi il primo per l’artista e per entrambi una vera festa più che un tour standardizzato di palazzetti, con tutto quello che ne consegue… camerini pieni di amici a ballare e bere dopo lo show e tu ne sai qualcosa caro Nicolino… bene così.

Noborders Festival Dolomiti (con Levante) – Foto di Simone Di Luca

Sappiamo che oltre ad essere un musicista ormai affermato, sei anche autore di brani tuoi. Quanto è grande la voglia di un progetto firmato Matteo Giai? Quanto è vicino? 

Se con affermato s’intende che campo di musica allora si, ma niente di più direi :). La voglia è grande te lo confermo! Più che di un progetto targato Matteo Giai, con il quale tra parentesi non riesco mai abbastanza a far pace per la sua voce, avrei tanta voglia di pubblicare e magari girare con qualche progetto d’insieme. Non so quanto sia vicino, però di recente insieme a Francesco Ameglio abbiamo messo in piedi un progetto di musica contemporanea/elettronica che si chiama “I WAS LISTENING TO TAPES IN TOKYO” e con il quale abbiamo un paio di concerti all’attivo ed una demo in lavorazione. Io contrabbasso+effetti, lui synth+controlli e manipolazione live del suono; il tutto su dei loop registrati sul nastro di vecchie musicassette. Invece insieme agli amici Feel Cornaglia e Deka, compagni bianco’s, da tempo stiamo registrando in presa diretta dei beats basso effettato, batteria, tastiere, concentrandoci prevalentemente sulla ricerca sonora e di groove. Un progetto che provvisoriamente chiamiamo “BAAB” e che sta lentamente prendendo forma, andando sempre meno verso una dimensione solo strumentale… vedremo dove ci porterà il “qqquore” ma per il momento promette bene.

Momento di messa a nudo. Quanto è duro, sempre che lo sia, al giorno d’oggi essere un “musicista professionista”? Il “villaggio globale” di McLuhan agevola o intasa e livella l’emergere di elementi di valore?

Personalmente trovo sia duro, nella misura in cui lo consideriamo esattamente come un lavoro autonomo, con tutto quello che ne consegue. L’incertezza generale, i momenti di piena, i momenti di calma, gli sbalzi di umore che ne conseguono. Diciamo… il bello e il brutto di tutto questo che è anche ciò che lo rende stimolante, oltre all’arte ovviamente. Con la consapevolezza però che forse il nostro è un lavoro che prevede una componente maggiore di giudizio esterno, con cui non è sempre facile convivere e che in Italia al momento, non si può dire sia una professione riconosciuta a livello quanto meno fiscale. Sulla singola data noi paghiamo una percentuale INPS più alta di molti medici per dire; quella che in Francia si chiama sussistenza, da noi si chiama disoccupazione e già dal nome si intuisce che non funziona proprio allo stesso modo. Ma non ci lamentiamo. C’è molta gente di talento che non ha modo neanche di farli certi discorsi. In fondo mi ritengo fortunato, uno che si conquista le cose giorno per giorno, ma fortunato per vari motivi. Il “villaggio globale” credo che stia un po’ facendo il giro… all’inizio sicuramente agevolava mentre ora mi sembra sia più intasato che altro. Personalmente faccio fatica a stargli dietro. Anche se poi qualcosa esce sempre, vedi Billie Eilish… che però posso dire la roba da vecchi? Quando una roba funziona esce comunque raga… :); e quindi sì, forse ora si sta livellando un pochino. In ogni caso sono convinto che la buona vecchia birretta sia ancora il motore che fa succedere le cose al di qua dell’internet.

Matte come consuetudine un saluto agli amici di Groovin’ con un tuo regalo multimediale? Cosa ci lasci?

Dunque questa è la vera operazione a cuore aperto direi. Siccome abbiamo tutti più disponibilità di tempo ho deciso di lasciare ben tre contenuti assolutamente inediti. Il primo è quello che probabilmente sarà l’intro del disco degli “I was listening…” di cui vi parlavo. Si tratta di due mie frasi di introduzione alle quali poi forse si aggiungerà il contributo di Francesco a distanza ma chi lo sa… si chiama Intro. In questo periodo mi sono imposto tra le altre cose anche di sistemare un po’ dei provinacci che nel tempo restano solo su chitarra e quaderno; così per puro passatempo. Vi ho già detto cosa penso della mia veste cantautorale… grande distanza:). Dunque questo è un brano che con ogni probabilità non uscirà mai da questa pagina di Groovin’ ma che ho voglia di condividere con voi. È un brano che che ho scritto anni fa in seguito alla perdita di un amico caro, almeno il ritornello appartiene a quel periodo, e che ho risistemato un po’ in questi giorni. Si chiama Oltre Parigi. Infine per chiudere con un po’ di brio vi propongo un brano dove si ritorna alle mie origini garage rock. Poco prima della quarantena ci stavamo nuovamente trovando con relativa costanza io e il caro Marco Di Brino per registrare musica nuova. Non abbiamo molto ma ci teniamo a dire che abbiamo già un nome cool che è MALIBÙ GAS STATION. Qui ovviamente c’è lui al basso ed io un po’ a tutto il resto. Le sonorità potrebbero ricordare i BOT (nostra vecchia band che non sarà mai conclusa eh); dopo di che ci stavamo spostando notevolmente di sonorità ma è arrivato “il corona” eh… andata così. Si chiama Hawaii.

Intro
Oltre Parigi
Hawaii

E allora mettiamoci tutti in ascolto a 360 gradi, cercando di sfruttare quanto possibile questo nuovo tempo che abbiamo, purtroppo, a disposizione. Quattro dischi da mettere su come sottofondo e brani in esclusiva solo per noi di Groovin’. Personalmente sto ancora rileggendo le parole di Matte. Chissà che come una buona birretta fresca, possano esser da motore per far smuovere qualcosa? In fondo si sa. La birra è per definizione “integratore naturale”.

Nico

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