Da “24 Hours” agli Shadowbound, i percorsi d’autore di Marco Priotti

Marco Priotti è, oggi, una delle voci pinerolesi più conosciute all’interno della scena musicale italiana. La partecipazione all’edizione 2018 di “The Voice of Italy” ne rivelò il talento al grande pubblico, facendolo apprezzare per la notevole intensità interpretativa e per il peculiare graffio timbrico. Se gli anni successivi a quelle performance televisive sono stati caratterizzati soprattutto da una fervida attività live in qualità di session man, non si è mai esaurita la sua necessità creativa mirata alla scrittura di canzoni. Dopo cinque anni circa dalla sua esplosione mediatica, durante i quali i suoi pezzi sono sostanzialmente rimasti in un cassetto, nel 2023 Marco Priotti ha finalmente iniziato a concretizzare il suo percorso autoriale, attraverso la pubblicazione di alcuni singoli sulle principali piattaforme di streaming.

Marco Priotti su Youtube

La vena del cantautore pinerolese si sta sviluppando lungo due direttrici parallele. La prima è relativa a un percorso a suo nome, dall’impronta cantautoriale più melodica e con larghi tratti acustici, iniziato lo scorso mese di novembre con il rilascio di “24 Hours”. Il singolo d’esordio era accompagnato anche dal bellissimo video animato firmato Monica Pons e Simone Villa, cui è poi seguita la più recente “Sacrifice”. La seconda, targata Shadowbound, evidenzia invece arrangiamenti più elaborati dai tratti progressivi e psichedelici. Si veda ad esempio l’ipnotica “Remember Me”, in cui vengono richiamati i caratteri eterei di mostri sacri come Radiohead e Genesis, oltre a un marcato gusto neo-prog riscontrabile soprattutto nei riff più energici. Sebbene le due strade risultino autonome e definite da evidenti tratti distintivi, c’è comunque un coerente fil rouge che le accomuna, rappresentato soprattutto dalla voce inconfondibile di Priotti e da un preciso gusto rock, chiaramente attinto a una certa frangia del post-grunge (Nickelback, Creed, The Calling, ecc.).

Marco Priotti negli Shadowbound

Per farci raccontare più approfonditamente gli aspetti peculiari della sua musica, abbiamo invitato Marco sulle nostre pagine. In questa intervista ci ha spiegato come sono nate le sue canzoni, quali sono i suoi orizzonti stilistici e i suoi attuali progetti, senza per altro tralasciare i dettagli più importanti della sua storia professionale.


Ciao Marco, grazie per aver accettato il nostro invito. Partiamo proprio dai pezzi usciti a tuo nome negli ultimi mesi. Ci racconti la loro genesi e la loro ispirazione?

marco priotti gabriella di muro
Immagine di copertina di Gabriella Di Muro

Si tratta di una produzione di tre anni fa, relativa a tre canzoni scritte nel 2018, un anno in cui sono successe molte cose nella mia vita, sia dal punto di vista artistico, sia per quanto riguarda la sfera personale. È l’anno della mia partecipazione a The Voice e di alcune collaborazioni importanti come quella con i Rezophonic. Ma è anche l’anno in cui è terminata la relazione con la mia ex moglie. Un anno in cui ho conosciuto persone che hanno avuto, su di me, impatti considerevoli. Insomma, fu un anno molto particolare e le canzoni che sto facendo uscire in questi mesi raccontano alcuni momenti specifici di quel periodo. Ad esempio “Sacrifice”, uscita a marzo, parla proprio della fine del mio matrimonio, mentre “24 Hours” ruota intorno a un incontro che, a dispetto della sua breve durata – ventiquattro ore, appunto – fu per me estremamente significativo per i suoi effetti “curativi”. Anche la terza canzone, la cui pubblicazione è prevista entro un paio di mesi, sarà incentrata su una relazione risalente al 2018. Rispetto ai primi due pezzi, però, avrà un’atmosfera più “chill”, con sintetizzatori, beat elettronici, chitarre acustiche e violino, che racconteranno quella relazione con sonorità più dolci.

Per la realizzazione di questi tre singoli ti sei avvalso della collaborazione di alcuni musicisti di alto livello. Marco Varvello si è occupato della produzione artistica e, in parte, di quella esecutiva, oltre ad aver suonato pianoforte, sintetizzatori e basso. Nella formazione si annoverano, poi, anche Giuseppe Bonomo alle chitarre ed Edoardo Luparello alla batteria, cui si aggiunge lo splendido intervento del sassofonista Gledison Zabote, esecutore di un emozionante solo in “24 Hours”. Ma, oltre ai tre singoli citati, è prevista l’uscita di un album?

In questo momento sto lavorando alla realizzazione di un disco, anche se, rispetto ai pezzi del 2021, mi sto occupando io, in modo esclusivo, di composizione e pre-produzione. Si tratta di un lavoro nel quale intendo recuperare alcune idee elaborate nel corso del tempo, rimaste però incompiute, mai portate a termine perché troppo impegnato in altri progetti. Sarà un disco dal clima tendenzialmente acustico, per il quale ho già pronti circa sei pezzi. Dovrebbe essere terminato entro fine anno, al massimo per l’inizio del prossimo.

Parallelamente a questo lavoro da solista, stai portando avanti un percorso a nome degli Shadowbound, con i quali hai pubblicato due singoli: “Far from Existence” nel 2023 e il più recente “Remember Me”. Quali sono le peculiarità di questo progetto?

Si tratta di una collaborazione con il chitarrista Fabio Carbotta, con cui suonavo nel mio precedente gruppo The Cyon Project. Allora la nostra musica era caratterizzata da sonorità metal e stoner, oggi stiamo facendo cose totalmente diverse, più sperimentali, orientate all’ambient e a suoni più “sintetici“. Al momento stiamo stiamo raccogliendo le idee per realizzare il terzo singolo. È altamente probabile che per questo lavoro si ritorni a delle sonorità più aggressive. Io personalmente sento il bisogno di esprimermi vocalmente anche in quella direzione e Fabio condivide con me questo desiderio, ma al momento sono solo idee. Chissà se alla fine opteremo per questa strada…

Prevedi di portare dal vivo la tua musica?

Tra gli obiettivi che ho c’è sicuramente quello di suonare le mie canzoni dal vivo. Lo farò appena terminato il disco. Finora ho prediletto il live acustico con repertori di cover, perché non ho mai avuto abbastanza materiale per un intero concerto di inediti. La mia principale difficoltà sono i ritmi di produzione. Con Shadowbound, ad esempio, riusciamo a realizzare appena un paio di pezzi l’anno. Vado un po’ più veloce con le cose mie, essendone l’unico responsabile. Il problema rimane il mio lavoro. Occupandomi di musica a livello professionale, a volte, dopo otto ore, ho voglia di staccare. Mi sono dovuto ritagliare degli spazi da dedicare all’album all’interno dell’orario lavorativo, svuotandomi sensibilmente l’agenda. Mi sono comunque dato una deadline e dovrei riuscire a chiudere il disco entro fine anno.

Allora approfittiamo dell’occasione per parlare del tuo lavoro e di quali sono le cose di cui ti stai occupando attualmente…

Io sono sostanzialmente un vocal coach. Insegno canto e aiuto i miei allievi a livello di pre-produzione e arrangiamento. Ma mi occupo anche di voce in senso lato. Lavori di voice over per la pubblicità, ad esempio. Attualmente, ho appena terminato un doppiaggio cantato per un cortometraggio animato della Magic Light Pictures, prodotto per la BBC, che verrà pubblicato a breve dalla RAI su RaiPlay e sui suoi canali per ragazzi.

Inevitabile concludere citando la tua esperienza a The Voice of Italy. Quanto è stata importante per il tuo percorso professionale?

Sicuramente la partecipazione a The Voice è stata significativa per tanti aspetti. Mi ha portato una discreta quanto effimera popolarità. Da un certo punto di vista, però, la cosa mi aveva anche fatto un po’ arrabbiare. Mi facevo il culo ormai da un sacco di tempo e pensare che, per ottenere visibilità, tre minuti in TV fossero più determinanti dell’impegno profuso quotidianamente mi dava anche un po’ fastidio. Va detto, però, che fino ad allora non ero mai stato molto concentrato sulle public relation. Con The Cyon Project, ad esempio, avevamo un contratto con un etichetta di Chicago che aveva in squadra gruppi come Soil e, più recentemente, Puddle of Mudd. Facevamo tour internazionali e avevamo in programma anche un secondo disco. Ma eravamo dei topi da sala prove, molto focalizzati sulla perfezione esecutiva più che sulla cura della nostra immagine pubblica. Quindi, ottenere dell’attenzione mediatica, alla fine, non mi dispiacque. Poi, comunque, bisogna anche sottolineare che The Voice non è X Factor. Il talent della RAI aveva un target molto più maturo, faceva muovere poco i numeri sui social, che oggi rappresentano il vero lasciapassare con le etichette e le agenzie di booking. Per tanto, si trattò di un’attenzione mediatica limitata, alla quale ritengo comunque di dover essere grato!

Non pensi, però, che possa aver interrotto la tua strada creativa, indirizzandola forzatamente verso obiettivi non preventivati?

In realtà già nel 2017 ero uscito dai The Cyon Project. C’erano delle difficoltà organizzative, cose che non funzionavano più. Perché un conto è fare un lavoro, ma poi bisogna anche fare in modo che la gente lo conosca. Quando ho fatto The Voice ero fermo. Avevo il mio progetto acustico ma non facevo niente di rilevante a livello di scrittura. Poi, io sono una persona piuttosto schiva, tratto caratteriale che forse mi ha fatto perdere anche qualche occasione. Quindi, la mia partecipazione al talent è stata importante anche perché è riuscita a curare un po’ il mio istinto a nascondermi in una sala prove. 

Perché ci sono voluti cinque anni per decidere di concretizzare la tua creatività con la pubblicazione della tua musica?

Dopo la mia partecipazione a The Voice sono entrato nei Rezophonic come voce fissa durante i concerti, per sostituire i big che avevano preso parte alle registrazioni degli album ma che, per forza di cose, non potevano sempre essere presenti in tour. In quegli anni la mia attività era prevalentemente live. Quando è arrivato il COVID, che ha creato un’inevitabile flessione delle attività dal vivo, avevamo molti impegni in programma. Mi sono visto annullare una cinquantina di date già fissate con i Rezophonic e con i Movida, l’altra band di Mario Riso, nella quale ero entrato come cantante e con cui avevo preso parte alla registrazione di un singolo (“Quello che non ho“, n.d.r.) Stavamo persino per partire per un tour internazionale in supporto a uno storico chitarrista di una band anni ’80. Insomma, gli impegni mi avevano un po’ frenato dal punto di vista creativo.

Solo nel 2021 venni spinto a registrare la musica che sto pubblicando ora. C’erano persone interessate al mio lavoro. Purtroppo, però, a un certo punto, si sono tirate indietro lasciandomi in mano tutti gli oneri della produzione. Questo non mi ha preoccupato particolarmente, se non per una questione di principio, ma mi ha fatto prendere la decisione di portare a termine il lavoro. Una situazione che, almeno, ha avuto il merito di sbloccarmi. Forse, su mia iniziativa, non avrei mai avuto l’entusiasmo necessario di produrre dei pezzi miei. Oggi, invece, sono in una fase più creativa. Ho deciso quindi di riprendere tutto il materiale che ho lasciato incompiuto in questi anni, cercando di completare quelle idee con coerenza rispetto al mio stile di scrittura dell’epoca. Per me si tratta di un lavoro dalla forte valenza terapeutica, che vuole dare un senso a tante cose iniziate e mai concluse perché troppo impegnato a fare il cantante per qualcun altro!

Ringraziamo Marco per essere stato nostro ospite e per aver impegnato un po’ del suo tempo a raccontarci la sua storia e i suoi progetti presenti e futuri. La sua musica la potete trovare sulle principali piattaforme di musica liquida ma, per comodità, oltre ai link che inframmezzano l’intervista e che rimandano a una miscellanea di video su YouTube, vi riportiamo di seguito il collegamento ai quattro singoli così come appaiono su Spotify.

Buon ascolto.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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