VERSO LA VIA DI CASA – Claudio Aimonetto

L’Era dell’Acquario è il nome con cui si identifica un ipotetico periodo storico – stimato in circa due millenni – che, secondo alcune credenze esoteriche di stampo astrologico, rappresenta una delle dodici epoche nelle quali sarebbe suddivisa la storia dell’umanità. Un lungo intervallo temporale che, stando ai teorici delle pseudoscienze collegate al tema, sarebbe contrassegnato da solidarietà, democrazia, fratellanza e rispetto per l’ambiente. Una specie di Età dell’Oro, insomma; un tempo di serenità, di pace e di benessere condiviso.

Alcuni sostenitori di queste teorie, al di là di datazioni variabili e incerte, ritengono che la transizione verso l’Era dell’Acquario sia iniziata nel 2020 e che, dunque, saremmo già immersi nell’alba di una nuova epoca felice. Inutile sottolineare che, ai più, questo ottimismo sembra stridere con le derive rovinose della contemporaneità. Inoltre, ça va sans dire, la questione manca totalmente di evidenze scientifiche. Ma un approccio completamente razionale ci impedirebbe di vederne l’essenza trascendente, di percepirla come percorso che vuole elevare lo spirito al di sopra del materialismo della nostra specie e di estrapolarne i tratti simbolici e allegorici, che traducono una generale aspirazione a un mondo migliore, dominato da principi di saggezza e di vicendevole rispetto.

verso la via di casa claudio aimonetto cover copertina

“L’era dell’acquario” è anche il titolo di una delle canzoni contenute in “Verso la via di casa”, il nuovo album del cantautore Claudio Aimonetto. La canzone sembra poter fornire un’efficace chiave di lettura dell’intero lavoro, soprattutto per le sue connotazioni spirituali e mistiche che ben esemplificano la prospettiva assunta in tutto il disco. In esso, infatti, le relazioni umane vengono raccontate da un punto di vista immateriale, che considera il mondo tangibile come uno spazio inadatto alla purezza dell’anima e che invita, quindi, al distacco dalla superficiale fisicità dell’esistenza. Un disco che, in questo senso, riassume il recente percorso filosofico e artistico del musicista valchisonino, basato su studi esoterici e recupero di antichi saperi. E lo fa a partire proprio dal titolo – che coincide anche con la traccia conclusiva – in cui la casa diventa luogo metaforico dell’essenza dell’io e la strada verso di essa il percorso introspettivo di conoscenza e di perseguimento di un equilibrio armonico con e tra le forze che governano il mondo.

La tendenza della nostra società – ci spiega Aimonetto – è orientata all’appagamento materiale, al corpo visto solo nella sua forma fisica. L’informazione pubblica è orientata a raccontare quanto di brutto accade nel mondo, lasciando poco spazio alla bellezza. È complice nel farci dimenticare che siamo molto di più di questo corpo“. Da qui nasce l’interesse per gli studi esoterici che hanno fortemente influenzato l’opera testuale delle nuove canzoni. Sebbene questo misticismo sia piuttosto trasparente e non si manifesti concretamente che in pochi casi, esso risulta invece fondamentale nel suo ruolo di ispirazione seminale. Sono sempre i sentimenti e le relazioni l’oggetto principale dell’attenzione di Claudio, ma qui si caricano di un sostrato introspettivo e mistico che diventa un paradigma compositivo imprescindibile.

Da un lato, quindi, si snocciolano storie che raccontano i rapporti umani nelle loro varie sfaccettature, costruite su impalcature dalla matrice sostanzialmente autobiografica. Si racconta la vita di coppia come spazio eroico dove uomini e donne trovano la forza per affrontare le difficoltà del quotidiano (“Restiamo ancora noi”); le crisi che inevitabilmente intaccano le relazioni (“Mio piccolo mondo” e “Dalla parte del cuore”); gli incontri che si fanno nella vita e che a volte ritornano (“Non è appuntamento”); le riflessioni esistenziali di “Rifarei tutto uguale”. Ne è un buon esempio anche “Andiamo via”, “ballata intima – ci spiega ancora Claudio – in cui proietto immagini del rapporto con la compagna con la quale condivido la vita da molti anni e con cui ho affrontato anche il mio recente percorso di studi esoterici“.

Dall’altro lato, invece, i riferimenti alla vita concreta palesano aspirazioni di livello superiore, derivanti da itinerari ascetici e analisi intellettuali profonde. In “Come Esperanto”, ad esempio, l’amore viene sublimato al punto di non poterlo descrivere con parole conosciute, ipotizzando quindi la ricerca di un linguaggio nuovo che ne rappresenti il massimo grado di idealizzazione. È evidente Il parallelo con la lingua pianificata di Zamenhof, che nasceva come strumento di concordia e armonia tra i popoli, sulla base di quegli stessi principi di unità e di pace che dovrebbero manifestarsi con l’avvento della già citata Era dell’Acquario.

claudio aimonetto

C’è poi il tema della reincarnazione, nascosto nella sperimentazione elettronica di “Hai mai provato a vivere”. A tal proposito il cantautore precisa che “Siamo anime con l’intento di fare una determinata esperienza terrena. Lo decidiamo prima di nascere, prima di incarnarci. Il libero arbitrio dell’uomo incarnato darà poi senso effettivo all’esperienza”. E ci sono le numerose influenze derivanti dagli scritti del filosofo e mistico armeno Georges Ivanovič Gurdjieff (che in Italia abbiamo conosciuto soprattutto grazie a Franco Battiato, che ne ha fatto un modello di pensiero, centrale per tutta la sua discografia). Il suo concetto di “uomo-macchina”, secondo cui l’essere umano contemporaneo somiglia più a un automa che a un individuo pensante, è alla base di “Uno scalino più su”. “Non ci facciamo più domande sulla nostra esistenza – spiega ancora Claudio – non cerchiamo di capire per quale motivo siamo venuti al mondo. Basterebbe salire uno scalino più su per avere una vista migliore e comprendere che siamo esseri di luce“. Il pensiero di Gurdjieff ha ispirato anche “L’enneagramma”, mappa delle personalità umane costruita sulle proprietà dell’antichissimo simbolo geometrico omonimo, che proprio il filosofo contribuì a riscoprire e a diffondere in Occidente con tutti i suoi significati allegorici.

Tratti, per certi versi, metafisici si riscontrano anche nelle canzoni a sfondo più “impegnato”. “Siamo Uno” è una sorta di canto partigiano, dall’incidere popolare, che celebra la Resistenza e lo spirito solidale della lotta contro l’oppressore, mentre “La minoranza” parla di chi si ribella alle ingiustizie. Entrambe, ognuna a suo modo, confermano la visione negativa della società contemporanea – qui rappresentata dall’utilitarismo e dalle prevaricazioni operate dai centri del potere – e la conseguente necessità di allontanarsene per aspirare a stadi più elevati di conoscenza. A osservare analiticamente le quattordici canzoni di “Verso la via di casa”, dunque, non si può non notare l’assunzione di punti di vista che travalicano le logiche materialistiche per inseguire percezioni di più alto livello.

L’impianto armonico-melodico e la tradizionale interpretazione affettata di Claudio rimandano ad abitudini cantautoriali risalenti agli anni Settanta-Ottanta, modelli più o meno consapevoli che la sua scrittura manifesta da sempre. Ma in “Verso la via di casa”, come accadeva già nel precedente “Passaggi temporali“, al nucleo storico di musicisti che lo attorniano ormai da molti anni, Claudio ha aggiunto un nutrito elenco di ospiti, le cui esecuzioni hanno contribuito ad allargare gli orizzonti stilistici e i colori della sua tavolozza. Oltre ai fedelissimi Vittoriano Baù (chitarra), Claudio Gaiani (basso) e Davide Alasia (batteria) – a cui andrebbe aggiunto il fisarmonicista Mirco Comba, qui però presente in soli tre brani – la line-up contempla anche i chitarristi Andrea Autiero e Flavio Giustetto, il pianista Massimo Moriena e Michele Chiaravalloti al sax. Proprio questi ultimi due sono gli eccellenti protagonisti di raffinati apporti jazzy, come accade nello swing moderato di “Dalla parte del cuore” o nella pianistica “Restiamo ancora noi”. Oppure ancora nella già citata “L’enneagramma”, in cui gli affascinanti ricami del sax soprano contribuiscono a rendere la canzone il vertice compositivo dell’intero album.

“Verso la via di casa” ha ottenuto un immediato riscontro tra il pubblico pinerolese, andando a ruba in poche settimane. Al momento, l’album non è ascoltabile sulle piattaforme di musica liquida, anche se è disponibile un QR code che consente a chi acquista il CD di scaricarne una versione digitale. Come parziali eccezioni, alcune delle canzoni le trovate in forma di videoclip su YouTube, all’interno del canale che vi condividiamo in calce all’articolo. Del disco rimangono ancora alcune copie, richiedibili direttamente all’autore tramite il suo sito Internet ufficiale www.claudioaimonetto.com. In conclusione, va sottolineata la totale artigianalità del disco, in una duplice accezione del termine. Intanto, perché nella scelta di percorsi distributivi tradizionali, che per ora non contemplano lo streaming, è insita la ferma convinzione che il supporto tangibile sia il punto d’arrivo ineludibile del percorso creativo. Ma anche perché Claudio si è occupato di tutte le fasi produttive, compresa l’elaborazione grafica e la cura di mix e mastering, processi eseguiti con ottimi esiti nel suo personale studio casalingo.

Per una visione ancora più completa delle tematiche e dell’approccio di “Verso la via di casa”, vi lasciamo con le parole di Claudio, quelle che fanno da manifesto programmatico sul ricco booklet del CD, nel quale trovate anche tutti i testi e un buon numero di immagini scattate durante recenti esibizioni live.

Ones

“Questo disco sono io. Siamo noi. Siamo uno.

La nuova umanità in cammino verso il nuovo mondo alle porte dell’Era dell’Acquario. Rappresenta il mio percorso di crescita, il nutrimento dell’anima alla continua ricerca di esperienza. In questi ultimi anni ho conosciuto persone straordinarie, maestri, anime belle, antichi saperi che hanno ampliato il mio punto di vista sul mondo, su questa mia esperienza terrena.

È un album dedicato ai ribelli, ai puri, a chi è ancora in grado di guardare il mondo con stupore, al bambino che è dentro ognuno di noi, alla bellezza che ci circonda, a chi ha deciso di spegnere i telegiornali, ai giovani e al loro futuro. A mio figlio Mattia che li rappresenta.

Non un vero concept album, ma qualcosa di simile. L’essere umano che non compie il passo verso lo scalino più alto, che gli permetterebbe di avere una vista migliore, rappresenta l’uomo che non pone domande sulla propria esistenza.

E poi il risveglio, l’amore, l’unione, la debolezza, il desiderio, la gioia. Per giungere nuovamente alla via di casa. Alla nostra essenza. Alla nostra anima.”

Claudio Aimonetto

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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