PER ME SI VA NELLA GROTTA OSCURA – Malecorde

Il “Bus de l’Orchera” è una misteriosa grotta che si trova nei pressi del Cusio, meglio conosciuto come Lago D’Orta. Attorno a questo luogo, mitica ambientazione di leggende popolari, ruota la fiaba contemporanea narrata nel libro “Per me si va nella grotta oscura” della scrittrice lombarda Laura Pariani. Si tratta di una rilettura dell’Inferno dantesco, nella quale il Sommo Poeta affronta una catabasi nell’anfratto di Orta San Giulio, all’interno del quale vengono collocati i gironi corrispondenti ai vizi e ai peccati del nostro tempo.

Ma perché scegliere proprio l’antro piemontese per lo sfondo di questa inedita discesa agli inferi? Intanto perché sul Lago d’Orta vive da tempo l’autrice, per la quale Dante rappresenta da sempre una delle principali ispirazioni. Ma anche perché da quelle parti ha origine la storia di Gianni Rodari, una delle più rilevanti figure della letteratura italiana del secolo scorso. Qualche anno fa la Pariani venne invitata dal Ravenna Festival a lavorare su una fiaba da inserire nel cartellone della prestigiosa kermesse. “Fu naturale prendere come esempio Gianni Rodari – spiega la scrittrice – che con le sue storie sa strappare sorrisi anche agli adulti più smaliziati”. Lo scrittore nacque proprio ad Omegna, sulle rive del medesimo specchio d’acqua dove si inabissa il “buco dell’orchessa”. Così, nella favola della Pariani, quella spelonca lacustre diventa l’”inferno” del terzo millennio e pretesto per trasformare Rodari nel nuovo Virgilio, in una rivisitazione aggiornata della Commedia.

Il “Bus dl’Orchera Tour” al Ravenna Festival

Lo spettacolo teatrale “Bus dl’Orchera Tour” aprì l’edizione 2011 del festival ravennate e cinque anni dopo diventò il volume “Per me si va nella grotta oscura”, edito da Didattica Attiva. Le musiche furono realizzate dalle Malecorde, la formazione pinerolese del cantautore Giovanni Battaglino. Da molti anni Giovanni e la sua band hanno instaurato un consolidato rapporto di collaborazione con Laura Pariani. Un sodalizio di lunga data che rafforza l’idea dell’artista pinerolese come di un personaggio aperto a una visione sincretica dell’arte. L’accostamento della sua musica con situazioni culturali di volta in volta sempre diverse, e il contatto con molteplici sfaccettature dell’umanesimo contemporaneo, sono la vera caratteristica distintiva del suo percorso.

Un approccio che si rinnova proprio in questi giorni con la pubblicazione di “Per me si va nella grotta oscura”. L’album, che raccoglie le musiche dello spettacolo, è un lavoro che ovviamente profuma intensamente di teatro. Le musiche originali delle Malecorde e l’afflato poetico dei testi di Laura Pariani, infatti, si accompagnano a recitativi, filastrocche musicate e citazioni operistiche, immergendoci almeno virtualmente nell’atmosfera della sala.

La centralita della figura di Gianni Rodari

Al centro di tutto, la figura di Gianni Rodari. Non solo come inaspettato protagonista delle vicende narrate, ma anche come autore. Tre delle sue filastrocche, infatti, costituiscono il contenuto di altrettante canzoni. “Il bambino di gesso” riprende in modo abbastanza fedele la versione che ne fece Sergio Endrigo, mentre “La bella addormentata” segue l’adattamento di Virgilio Savona e Lucia Mannucci – metà del Quartetto Cetra – presente nell’album “Filastrocche in cielo e in terra”. Il disco, uscito nel 1972, celebrava il genio di Rodari attraverso la trasposizione nella forma canzone di alcune tra le sue più belle opere. Tra queste, anche “Re Federico” – ma l’arrangiamento delle Malecorde appare differente dalla versione del duo – spunto anche per l’inedita “Non ci sono più nemici”.

Il Quartetto Cetra fa poi da modello per “Crapa Pelada”, filastrocca popolare milanese musicata negli anni Trenta da Gorni Kramer, entrata poi nel repertorio dell’ensemble vocale. Il particolare arrangiamento a quattro voci scritto da Paolo Mosele, in effetti, è composto in perfetto stile “Cetra”. Una cover sui generis è poi l’”Inno all’Egitto” dell’Aida di Verdi che, tra il filologico e la reinterpretazione popular, con un nuovo testo scritto per l’occasione, diventa l’“Inno alla cultura”. Un’ironica quanto amara riflessione ispirata dalla nota affermazione dell’ex ministro Tremonti, secondo cui “con la cultura non si mangia”. Argomento spinoso, tornato prepotentemente di moda in quest’ultimo anno, in cui la chiusura totale dei luoghi di spettacolo sta mettendo in ginocchio il settore e i suoi addetti.

Gli inediti dell’album

Chiudono il cerchio le canzoni della “coppia” Pariani/Malecorde, che in scaletta si alternano alle cover con dosato equilibrio. Sono ovviamente i brani più autonomi rispetto al loro ruolo funzionale. I più gradevoli all’ascolto puro e semplice, anche quando estrapolati dal contesto teatrale. Le atmosfere della splendida “L’ora magica” sono quelle che più ci allontanano dal clima vintage dell’album. C’è in esse un richiamo alle sonorità dei brani più pop del duo Battiato/Sgalambro. L’impianto è meno filosofico e più narrativo/poetico, ma è curioso il parallelismo che può nascere tra mondi così distanti, anche soltanto perché accomunati dall’incontro tra musica e universo letterario. Onirica e visionaria, “L’ora magica” si costituisce così come ideale architettura per introdurre l’ascolto alle tetre profondità della grotta.

Tra i brani originali, da segnalare anche “I Diavioli”, la più vicina agli stilemi compositivi di Fabrizio De André, verso cui, vista la storia artistica della band, qualche debito evidentemente va riconosciuto.

Ci piace infine citare per intero lo schieramento dei musicisti che hanno eseguito i brani del disco. Oltre a Battaglino (voce, chitarra e basso), hanno partecipato Matteo Bagnasco (voce e chitarra), Paolo Mottura (basso, chitarra e voce), Eugenio Martina (batteria), Lucia Battaglino (voce, flauto e glockenspiel), Valeria Benigni (voce), Simone Rossetti Bazzaro (violino) e Diego Vasserot (tromba). L’intero album è ascoltabile, per ora, soltanto sulle principali piattaforme di streaming. Di seguito ne condividiamo il collegamento a Spotify e, nel caso foste invece interessati al libro, segnaliamo uno dei tanti link disponibili in rete.

Ones

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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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