SENZA FUTURO – Guido Rossetti

Eravamo nel 1995. Negli spazi di quello straordinario polo d’attrazione culturale che fu lo Stranamore di fine millennio, mi imbattei per la prima volta nella potenza dirompente dei Delinkuere. La band, edificata attorno al carismatico temperamento di Karenza, aveva appena registrato in autoproduzione la sua prima musicassetta dal titolo “Fabbrica Patria Chiesa Famiglia”. Un esordio che presto sarebbe diventato una pietra miliare del punk nazionale, emblema di quel pensiero antagonista che si poneva in contrasto veemente con le storture del modello sociale dominante.

fabbrica patria chiesa famiglia delinkuere
“Fabbrica Patria Chiesa Famiglia”

Tra le gemme contenute in quel nastro ce n’era una di particolare impatto. Il suo incedere cadenzato la distingueva dalla frenesia ritmica del resto della scaletta. Le linee decisamente più melodiche, che anticipavano le nascenti atmosfere punk-revival, la facevano apparire persino un po’ fuori contesto. Meno aspra e più prossima alle forme estetiche della canzone, “Deserto” era il punto di non ritorno di una scena che si spogliava dell’atteggiamento combattivo che le era proprio e si lasciava investire dalle connotazioni malinconiche della disillusione. 

Era la metafora della tabula rasa intellettuale che stava trascinando anni di lotte e conquiste verso l’omologazione più becera. In essa si officiava il funerale delle idee, l’atrofia del pensiero, la presa di coscienza del tradimento sociale e del declino degli ideali. “Se prima volevo discutere, oggi do ragione a tutti purché vadano via” divenne il manifesto della resa incondizionata, centro focale attorno a cui ruotava questo piccolo capolavoro controculturale, che puntava il dito verso chi aveva rinunciato a schierarsi e cercava posizioni più confortevoli all’interno del mainstream sociale, rendendo di fatto inutile qualunque tipo di riflessione intellettuale. 

“Deserto” è stata recentemente ripresa e rivestita di un nuovo abito stilistico da Guido Rossetti per il suo esordio discografico da solista. Guido era stato tra i fondatori dei Delinkuere. Ne era il bassista e, soprattutto, era il principale autore dei testi. Un eccellente musicista capace, come pochi altri suoi omologhi del tempo, di abbinare solide e coerenti convinzioni ideologiche a un talento artistico per niente trascurabile. Dopo tre decenni di eterogenea storia musicale, nei quali, però, il suo lato autoriale è stato parzialmente messo da parte, Rossetti pubblica nel 2023 il suo primo album da cantautore. “Senza futuro” si ricollega all’atmosfera decadente e disillusa dei Delinkuere, a partire proprio dal titolo e dalla copertina. Due amanti si “baciano” indossando maschere antigas ed elmetti protettivi, allegorie di una società dominata dai conflitti, la cui potenza distruttiva ha infine soffocato ogni scintilla emotiva del nostro mondo. Le guerre hanno annichilito quei sentimenti che, nella filosofia del cantautore, si riassumono nei concetti di lotta e amore. Due termini che, come canta in “Strada senza senso?”, rappresentano i vertici della nostra esistenza e ne denotano definitivamente il significato profondo. In assenza, si rade al suolo il presente, annullando di fatto ogni prospettiva per il domani.

senza futuro guido rossetti copertina

“Senza futuro” è un album acustico, scarno, essenziale. L’approccio intimista e personale marca la principale distanza con le vicende punk degli anni Novanta, con le quali però non mancano i fattori di continuità. Dal nastro d’esordio dei Delinkuere, infatti, Rossetti non ripesca solo “Deserto” ma anche “Senso del dovere”, altro loro classico, dal cui incipit era estrapolato il quadrinomio del titolo, il già citato “Fabbrica Patria Chiesa Famiglia”. Il polittico sintetizza perfettamente i quattro fondamenti della critica all’ordine costituito che fu il principale filo conduttore tematico dei Delinkuere. In esso c’è la contestazione al sistema produttivo contemporaneo (leggasi “Capitalismo”); al nazionalismo sfrenato che, con le sue implicazioni imperialiste, confluisce nell’idiozia della guerra, facendosi ragione delle principali devastazioni planetarie (tema che ritorna anche nella title track del nuovo disco); l’anticlericalismo. Più in generale, si intravvede l’avversione verso il sistema valoriale predominante che, dietro la facciata del benessere, e attraverso i molti canali a propria disposizione, nasconde un preciso processo schiavizzante di sfruttamento fisico e ideologico.

Rifare oggi canzoni vecchie di trent’anni ne sottolinea la tragica attualità. Le guerre continuano a proliferare sempre più cruente. Di lavoro si continua a “sanguinare”. Il pensiero critico è sempre più labile e non ci sono più ideali a costituirsi come salvagente per non annegare nel grande mare del nulla cosmico (“In un magma oceanico”). La stessa arte ha perso la sua funzione di mezzo filosofico e analitico, come evidenziato in “Quando gli artisti parlavano al mondo”. Così Guido, anche nelle canzoni nuove, ribadisce gli stessi concetti di allora. Li attualizza e ne allarga il campo. Tutto converge nella fine del soggetto collettivo, che scompare a beneficio di un individualismo smisurato. L’”Io” diventa la divinità suprema della specie umana e, contemporaneamente, la sua più probabile causa di estinzione.

Il vertice stilistico di queste riflessioni lo troviamo nella splendida “I miti non muoiono mai”, in cui sono elencate le nuove figure leggendarie della contemporaneità, quei modelli sociali costruiti a tavolino per attivare sentimenti proiettivi totalmente passivi, capaci di annientare le personalità dei singoli. Tante nuove forme di ‘oppio dei popoli’ che addormentano il cervello e sedano le rivolte, permettendo al sistema di mantenere ad libitum il proprio status quo. La religione, il partitismo contemporaneo, l’organizzazione capitalista con la prigione dorata del lavoro. Ma anche nuove categorie, come i campioni del pallone e gli artisti fintamente trasgressivi propugnati dall’industria musicale. Significativo e paradigmatico il finale dell’ultima strofa, nella quale Rossetti chiude ogni discorso in merito. Per lui, la trasgressione vera fu quella dei partigiani, che si ribellarono con forza e determinazione, rischiando la propria pelle nel nome di un’ideale – vero e concreto, quello sì! – di libertà. Ma, ne è consapevole, si trattava di “un altro universo”.

“Senza futuro” rappresenta un piccolo miracolo. Anche se esistono ancora artisti che sanno parlare al mondo, infatti, questi sono certamente una sparuta minoranza. Rossetti, però, è indiscutibilmente uno di loro. Le sue parole manifestano un costante impegno per il risveglio delle coscienze. La musica si riappropria della sua inalienabile funzione provocatrice. Allo scopo, il cantautore pinerolese riadatta le tematiche rabbiose di un tempo in una forma acustica che ne estrapola anche l’evidente disincanto intrinseco. Il rivoltoso ardore giovanile di allora si trasforma in presa di coscienza. “Canzoni di consapevolezza”, le ha definite Guido durante una chiacchierata informale. Canzoni che parlano di esistenza, che osservano la società e la commentano con intelligente approccio analitico. Un disco che non limita, però, il ruolo autoriale a quello di spettatore passivo. “Se non crei qualcosa contro, crei qualcosa a favore”, canta Guido nel brano che chiude l’EP. E, coerentemente con questo assunto, “Senza futuro” si costituisce come un concreto atto illocutorio che consente il recupero di un fondamentale compito di cassa di risonanza sociale, a cui inderogabilmente l’arte non dovrebbe mai rinunciare.

Nella sua semplicità si tratta di un disco sorprendente. Con piccole, e forse inconsapevoli, ispirazioni stilistiche – che ondeggiano tra il salmodiare di Ferretti, la severità solenne dell’ultimo Faber e le linee melodiche di Fossati – Rossetti crea una miscela del tutto sua, percepibile soprattutto nel processo di trasformazione in canzoni di quelle che furono le sue origini radicate nell’estetica punk. “Senza futuro” si colloca così in una nicchia del tutto fuori dalle etichette, caratterizzata da versi memorabili che si costituiscono come sentenze inappellabili, estrema sintesi senza compromessi di una realtà che spesso fingiamo di non vedere.

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“Senza futuro” è realizzato nel solo formato fisico del CD ed è distribuito autonomamente lontano dai tradizionali canali della mercificazione culturale. Per averne una copia potete contattare l’autore all’indirizzo e-mail guidorossetti@libero.it . Di seguito, invece, vi proponiamo la lettura del commento contenuto nel booklet del CD. Una significativa presentazione di questo lavoro che, meglio di qualunque analisi o recensione, può spiegare le motivazioni e il pensiero che ne hanno indirizzato il percorso compositivo.

Testo estratto dal libretto di “Senza futuro”

Anno 2023:

Le metastasi del capitalismo ci hanno ormai tolto il respiro. Guerre alle porte di casa, la povertà crescente, l’assassinio della sanità pubblica, la strage del lavoro, l’egoismo e la competizione dilaganti sono il pane quotidiano in quello che qualcuno ancora identifica come “il migliore dei mondi possibili”.

Nonostante questo scempio, artisti di ogni ambito paiono avere deliberatamente abbandonato ogni sguardo sul mondo che li circonda. “Dipingere” con suoni e parole ciò che ci circonda è, forse, l’ultimo atto “rivoluzionario” che ci resta. Non è una rivoluzione in senso classico. Nessuno attenta, non sia mai, all’ordine costituito ma ci si proclama stufi della massa di inconcludenti idioti, funzionali allo status quo, che cantano o descrivono in maniera patetica i loro insignificanti sentimenti, degni di romanzi femminili d’antan.

La violenta arroganza del nulla ci sommerge in tutte le sue forme. A pochi volenterosi masochisti resta la velleità di catturare l’attenzione di qualche anima viva, osando parlare di ciò che ci circonda… quel “Noi” abbandonato da decenni, irrimediabilmente fuori moda.

Come minoranza etica, mi prendo l’insignificante libertà di autoprodurre questo album senza subire l’osceno diktat della leggerezza ad ogni costo, di fotografare in musica l’insana e robusta prostituzione che regola i rapporti umani di questa nostra triste epoca.

Non propongo nulla se non una nobile intenzione… Dedico questo cd agli amici, ai ribelli, agli spiriti affini…

Guido.

…”ci vergogniamo del coraggio di odiare ma accettiamo la competizione”… … Un grazie incalcolabile a Paolo Perotti per l’insostituibile lavoro in studio e per il grandissimo contributo strumentale. Senza di lui questo album non avrebbe visto la luce.

Guido Rossetti: testi e musiche, voce, basso, flauto traverso

Paolo Perotti: registrazione, pre e post produzione, chitarra acustica ed elettrica, drum-track.

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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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