SORTING OFFICE – The Rambling Postcards

“Sorting Office” è il titolo del nuovo EP dei The Rambling Postcards, la formazione che ruota attorno alla creatività del chitarrista Rossano Zinico e dell’entourage di TestaMusic. L’album si presenta con un’eloquente copertina, composta da un vecchio scatto all’interno di un ufficio postale. L’immagine opera subito un primo e immediato collegamento con la denominazione della band, grazie al suo contenuto altamente metaforico. Il quartetto è qui ritratto tra scrivanie e scaffali, tra lettere e pacchi in partenza, come un team di addetti allo smistamento della corrispondenza. In questo contesto, esso si trasforma in un fondamentale anello di congiunzione tra i destinatari delle missive di cui porta il nome e gli angoli geografici evocati dalle immagini. Sono musicisti che spediscono le loro cartoline all’ascoltatore, con sonorità che cercano di richiamare la visione di precise ambientazioni.

La fotografia didascalica dei quattro è ovviamente un fotomontaggio – artificio grafico che non tenta nemmeno per un attimo di passare inosservato – elaborato a partire da una vecchia cartolina americana d’inizio Novecento. Lo sviluppo monocromatico dalle marcate tinte seppia fa il pari con gli abiti sorpassati dei soggetti immortalati, in uno spazio pre-tecnologico d’annata molto coerente con le atmosfere sonore. Il rimando al mondo della posta, così come appariva un secolo fa all’occhio del fotografo, unisce infatti riferimenti al nome stesso della Cartoline Vaganti – che, vale la pena di ricordarlo, ha a che fare con l’idea originaria di una musica inscindibile dalla sua componente visiva – e all’immaginario vintage che da sempre ne caratterizza lo stile.

the rambling postcards sorting office cover

Dentro “Sorting Office” non mancano i consueti richiami al mood dei grandi spazi americani: il deserto, il West, le lunghe e tortuose strade che tagliano il Paese. Ripensando all’ufficio immortalato sulla cover, ma allontanandosi dal contesto urbano che esso rievoca, la mente corre agli avamposti burocratici della frontiera polverosa raccontati da molto cinema del secolo scorso. L’incedere indolente traduce in note le atmosfere di quegli uffici postali o di quelle remote stazioni ferroviarie, perse in desolati agglomerati minimali, sorti in pieno deserto durante l’espansione a ovest. Quelle fiacche e afose stamberghe ritratte nei film di Leone, dove il silenzio era interrotto solo dai rumori ripetitivi di oggetti cigolanti e gli uomini attendevano accidiosi il termine delle giornata, impegnati unicamente a scacciare le mosche, aspettando l’arrivo di funambolici avventurieri in cerca di gloria e denaro.

Ma se il folk americano continua a tratteggiare le nuove composizioni come un’ispirazione generale, la tavolozza di “Sorting Office” appare in realtà molto più complessa. Le cartoline sembrano, infatti, provenire da tanti luoghi diversi del pianeta. “Hard Long Road”, ad esempio, è un brano dal sapore caraibico. L’armonica e il rhodes di “Drink Surfing” – l'”atto di ingerire drink mezzi vuoti o abbandonati, in un bar, quando sei ubriaco e/o troppo povero per comprarli” – ci immergono in un contesto urbano e periferico, tra il blues e la psichedelia. E poi l’autoreferenziale “Letter to TRP”, dall’ispirazione multietnica, che suona come mariachi messicani persi nei terzinati scanditi del sirtaki.

Sono, però, due i momenti top di “Sorting Office”. Intanto, l’andatura sensuale della knopfleriana “Sainte Anne”, in cui la palette timbrica si arricchisce del flauto di Andrea Ughetto, esecutore di un’intensa partitura, che non di rado scivola su scale celtico-orientali. Ma è soprattutto la cartolina che arriva dall’Italia a costituirsi come la ciliegina sulla torta. La rivisitazione solenne di “Bella ciao” non coincide soltanto con la prima volta dei Rambling Postcards alle prese con un brano tradizionale, ma è anche una netta ed inequivocabile presa di posizione ideologica. Si sottolinea qui il lato più doloroso del periodo storico di cui è diventata simbolo, grazie a una cadenza rallentata che la trasforma in una disperata marcia funebre. In questo clima sinistro spicca l’intervento pianistico di Andrea Bozzetto (che presta il suo tocco anche nella già citata “Drink Surfing”), il cui solo classicheggiante ne incarna il culmine dell’esaltazione drammatica.

Per la formazione di Zinico e Testa (Andrea Fabbris), nella quale Paolo Bianciotto abbandona le chitarre per dedicarsi alle tastiere e Luca Storero allarga il campo delle sue competenze polistrumentistiche, si tratta forse del miglior risultato della sua storia discografica. “Sorting Office” non è solo un EP coerente con la linea che da sempre caratterizza le Cartoline Vaganti. Quell’essere un po’ fuori dal tempo che li rende un unicum della nostra scena e che denota il percorso di musicisti che fanno musica per una personale esigenza espressiva o anche solo per il piacere di farlo. Ma possiede anche una tracklist variegata, in cui lo spettro cromatico sempre più ampio rende l’ascolto un viaggio seducente e magnetico nelle profondità del classico universo immaginifico della band.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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