XTERIA, headbangers in Pinerolo

Un grande saluto a tutti i lettori de “L’assalto del tempo”. A breve distanza dall’intervista ai Whitefire e in considerazione del notevole gradimento che quest’ultima ha ottenuto, ho deciso di narrare un’altra metal story legata al nostro territorio. La scelta, giocoforza, è caduta sull’unico altro gruppo legato a quella impronta stilistica che abbia lasciato tracce di sé, degne di essere rivisitate a tre decenni di distanza: mi riferisco ovviamente agli XTERIA.


Per parlare di questa band, per tanti versi atipica, ho incontrato, con grande piacere, un altro guitar-hero pinerolese: Rossano Zinico. Conosco Rossano da tanto tempo, abbiamo suonato insieme tante volte anche se solo per session estemporanee e so che il suo percorso musicale ha toccato generi estremamente eterogenei, dalla fusion al metal, passando per il funky ed altro ancora ma in questa occasione specifica ci focalizzeremo sul suo passato più “hard”.



E andiamo a cominciare con una breve, graditissima introduzione scritta da Rossano stesso.

Ciao Guido, innanzi tutto grazie per questa intervista che apre la porta del mio passato metal, sono felice di fare due chiacchere con te, dato che sei sempre stato uno del “giro”; uno di noi, perciò sai benissimo la storia di quei tempi. Come dici tu sono un musicista che suona e ha suonato vari generi; amo tutta la musica e non ho preclusioni verso nessun genere, l’importante è che mi dia emozioni che mi faccia muovere qualcosa dentro .
Ho iniziato a studiare la chitarra rock/blues con Miky Fiorito, ai tempi chitarrista dei Fil Di Ferro. Poi c’è stato l’incontro con Andrea Allione; la persona che più ha segnato la mia formazione chitarristica e che purtroppo non è più con noi. Era un grande chitarrista, secondo il mio parere era un musicista di altissimo livello. Ricordo che, nei primissimi anni ‘90, stavo suonando con gli Xteria sul mitico palco di Salza Music (festival organizzato dal mitico Geppo) e mi vedo Allione sul palco con l’orecchio sul mio Marshall che mi guarda con il pollice alzato! Poi alla fine del concerto viene da me e mi dice che “Hai un bel feeling!” …mi son detto..- “Cazzo …un jazzista mi fa i complimenti?!?“ Mi invitò ad andare a trovarlo e così, un giorno, accogliendo il suo invito andai a casa sua. È stato il mio maestro, mi ha aperto un mondo nuovo, suonava da Dio mi ha fatto sentire quante sonorità ha la chitarra… che flash mi ha fatto!
Ho studiato con lui quattro anni poi son seguiti gli anni del CPM con Mussida e a seguire Bebo Ferra. Gli Xteria sono stati la mia prima vera band perciò li ho nel cuore in modo particolare. Maurizio Sena batteria, Alberto Carano basso – R E S P E C T – che hanno condiviso con me tutta la fase Xteria, mi hanno aiutato in questa chiacchierata dato che gli anni passati sono tanti e che alcune cose non le ricordavo .

Grazie per questa introduzione Rossano, permette a me e a tutti i lettori di contestualizzare la tua storia e quella degli Xteria, una band che a Pinerolo aveva pochi eguali e di cui sarebbe delittuoso non parlare più. Inizio dicendoti che è un vero piacere rivederti e poter sentire dalla viva voce di un protagonista, la storia di una band che ai tempi impressionava anche chi, come il sottoscritto, non era esattamente un metal kid. Il ricordo che ho di voi è quello di una band che, aldilà dell’impronta heavy immediatamente avvertibile, portava con sé un tangibile retroterra fatto certamente di ascolti variegati. I cambi di tempo, le strutture dei brani affatto semplici, la capacità di mutare atmosfera nel breve volgere di un ponte tra strofa e ritornello erano e restano prerogativa più del progressive che dell’Heavy Metal più canonico. Se dico che eravate fortemente atipici nel vostro contesto tu che cosa mi rispondi? Si tratta di una mia impressione fallace oppure dietro il vostro potentissimo “muro del suono” c’erano molte influenze diverse tra loro ?

Sono d’accordo con te. Scrivevamo pezzi abbastanza ricchi di cambi a volte improvvisi e forse questo poteva farci apparire “atipici”. Devo dirti, però, che per noi quella scrittura era molto naturale, era nel nostro DNA, non era il frutto di chissà quale forzatura. Ognuno di noi aveva i propri “viaggi musicali”; ricordo il nostro batterista, Maurizio Sena, che era assolutamente pazzo per i Rush (anche il sottoscritto, n.d.r.) e il “Carnaivor” (Alberto Carano, bassista della band) pazzo per i Kiss ma quel sound potente che si sentiva nei Metallica di “Kill ’em All” ci aveva coinvolti tutti allo stesso modo assestandoci una vera e propria sferzata di energia, una botta di adrenalina! Passavamo serate intere ad ascoltare e a guardare video delle nostre band preferite, Metallica / Slayer / Kiss / Motörhead / Iron Maiden e tanti altri ancora.
Comunque la nostra vera “chicca” era la sala prove. Per noi avere una sala prove nostra era il massimo della vita; era il nostro tempio, la nostra seconda casa. Amplificatori, batteria, microfoni sempre lì pronti a suonare, tutto questo grazie a un mio lontano parente che viveva in una cascina a Costagrande (tu Guido sai dov’è) che ci aveva permesso l’uso di una specie di stanza esterna. È pazzesco pensare come una specie di deposito malconcio ci abbia dato tanta felicità… Eravamo lì quattro giorni a settimana ed ogni volta suonavamo ore (povere orecchie…) si partiva da un riff e da li si creava il pezzo; ognuno metteva a disposizione del gruppo la sua musicalità senza mai discussioni. Questa magia si verificava perché eravamo sulla stessa frequenza; ci capivamo al volo. Si registrava su cassette a nastro e vai così …senza tante palle!

Ho scoperto da poco che la “King Klassik Record 2020” ha ristampato in CD i vostri due demo usando il titolo del secondo demo: “And the Winds Inherit the Earth” (titolo che è una lampante citazione degli immensi Rush di “2112”, n.d.r.). Questa circostanza mi permette di porti una delle domande più classiche e banali ma anche più interessanti per chi segue la storia delle band locali con una certa attenzione. Quali sono state le vostre incisioni ufficiali?


La nostra discografia ufficiale comprende i due demo: “Industry”, del 1989, “And the Winds Inherit the Earth”, del 1990, “The Eclipse”, un singolo del 1990.

Io, oltre ai demo, ricordo anche una compilation su CD che tu mi regalasti quando per un breve periodo sostituii il vostro bassista che ebbe un problema di salute. Vuoi ricostruire, per i lettori de “L’assalto del tempo”, la vostra discografia in modo completo?


Si ricordo le prove con te in sostituzione del “Carnaivor”; avevi un ottimo feeling! (Grazie mille!, n.d.r.) Per quanto riguarda la compilation, dovrebbe trattarsi di “R.A.U.S. hard & heavy compilation” di cui possiedo ancora una copia ma della quale non conservo nessun ricordo particolare .

La vostra storia è anche, ahimè, una storia di aspettative tradite. Pochi anni dopo il vostro scioglimento chiacchierammo un po’, nella sala prove di Claudio “Meiru” Meirone, attuale batterista delle Sensazioni e tu, con amarezza, palesasti tutta la tua delusione per il fatto che un non ben precisato promoter vi aveva promesso date, visibilità, attenzione per la vostra musica e poi si era dileguato con la rapidità della folgore Che cosa cambieresti nell’aspetto della gestione del gruppo, se potessi tornare indietro?


Da sempre l’ambiente musicale è popolato da personaggi che speculano sul lavoro e sulla passione dei musicisti. Quando sei “pischello”, poi, hai l’adrenalina che ti rende cieco e sordo e così il lavoro per questi figuri è ancora più facile. Il tipo a cui ti riferisci era il classico furbetto che aveva le mani nelle istituzioni, nei comuni e che si prendeva i soldi per organizzare concerti, peccato che poi i soldi per la pubblicità, per le affissioni e per tutte le incombenze burocratiche se li tenesse lui, era, in definitiva un paccaro cosmico! In ogni caso potessi tornare indietro non cambierei niente perché sono percorsi che fanno parte della vita, sono formativi, servono a farti le ossa. Quello di cui però sono assolutamente convinto è che ci siamo persi, ahimè, l’avvento di Internet che ha cambiato radicalmente il mondo! Oggi non ci sono più barriere ed è bellissimo… avessimo avuto ai tempi questa opportunità sono sicuro che l’avremmo sfruttata al massimo …altroché nastri spediti con le buste imbottite per non danneggiare il contenuto, buste probabilmente manco aperte gettate direttamente in pattumiera… Oggi, invece, si arriva ovunque nel mondo con un click e lo trovo semplicemente fantastico !

Credi che sarebbe stato più saggio autoprodurvi e magari rivolgervi al circuito realmente antagonista dei centri sociali/case occupate o che avreste invece dovuto cercare di trovare un management forte e tentare il “grande salto, o piuttosto provare addirittura ad uscire dall’Italia per rivolgervi a un pubblico potenzialmente più adatto alla vostra proposta?


A dirti la verità, gli Xteria si sono sempre autogestiti ed autoprodotti. C’era Francesco Caudullo che ha creduto subito in noi ed era un nostro fan (ai tempi era il fonico dei torinesi Negazione perciò conosceva molto da vicino sonorità affini alle nostre), Mada ha registrato tutte le nostre produzioni e in alcune date ci seguiva come fonico. Abbiamo percorso le strade classiche di quel periodo, perciò siamo stati recensiti su “HeavyMetal”, “Metal Shock” e su magazine simili. Su “Metal Shock”, in particolare, venne recensito molto bene il demo “And the Winds Inherit the Earth”. Siamo stati contattati e recensiti anche da molte fanzines estere; alcune dalla Russia, altre dalla Svizzera e non furono le sole. Sono convinto che il “grande salto” a cui accennavi arriva se deve arrivare …sono un convinto fatalista… l’importante è credere in quello che si fa.

Viaggiamo sulle ali della fantasia. La nostra destinazione è la Pinerolo “anestetizzata” di fine anni ’80. Come nasce il “progetto XTERIA”, da quali percorsi musicali precedenti arrivano coloro che entrano a farne parte, qual è, a tanti anni di distanza, la formazione che nel tuo cuore identifichi come quella “classica”?


Gli Xteria, come ho detto in precedenza, nascono da una grande amicizia e da una sincera passione per la musica heavy, perciò mi sento di affermare che lo zoccolo duro sia stato rappresentato dalla “triade” Carano Sena Zinico. Da questa radice è poi nato il primo gruppo chiamato “Blacksmith”. In questa band c’era alla seconda chitarra il mitico Lillo, e si suonavano brani degli Iron Maiden, dei Metallica, dei Wasp, degli AC/DC e così via.
L’esperienza dei Blacksmith ha consolidato lo stile del gruppo e la conseguente produzione dei primi brani autoprodotti e composti dalla band. Il passo successivo è stato l’arrivo del cantante Claude (Claudio Zanotti) e dal suo ingresso sono nati gli Xteria. A un certo punto componevo riff che richiedevano l’incastro con un’altra chitarra e così si è unito Pino Sicari alla seconda chitarra. Questa è per noi la formazione “classica”; il momento più completo sia per quanto riguarda l’aspetto della composizione che per l’esecuzione tecnica. In quel periodo eravamo davvero affiatati, il nostro motore girava molto bene . Successivamente Pino ha deciso di seguire altre strade musicali ed è stato sostituito da Umberto Cerutti, oggi più noto come “Balistica” (chitarrista, tra gli altri, di Makhnovchina, Affittasi Cantina, Wah Companion…) che ha egregiamente risolto il problema del “tradimento” perpetrato da Pino.


Nel mio ricordo non eravate una band che facesse tantissime date. Non partecipavate ai classici autogestiti di Corso Piave o della Ferruginosa, per fare degli esempi. È un mio ricordo deformato dagli anni oppure era effettivamente così? Era il frutto di una scelta selettiva ben precisa o tutto ciò era dovuto al fatto che proponevate un genere “di nicchia”?


In realtà noi siamo sempre stati molto attivi e pronti a partecipare alle tante iniziative che c’erano in quegli anni. Ricordo ancora il festival “Metal Madness”, all’auditorium di corso Piave, poi il “Concerto per laPalestina”, “Salza Music”, “Rorà in Rock” e mi fa piacere ricordare che abbiamo suonato anche al centro sociale ”El Paso occupato” di Torino e a Milano, nel locale gestito da Pino Scotto, il noto cantante dei “Vanadium”, poi improvvisatosi presentatore televisivo. Diciamo che gli Xteria non erano collocabili facilmente; probabilmente si può affermare che fossimo un po’ di nicchia e questo comportava che le date non fossero tantissime ma devo dirti che ci siamo comunque divertiti un mondo.


Come sai “L’assalto del tempo“ ( il nome della mia rubrica, ricordiamolo, è rubato ad una canzone degli immensi Kina) si propone di ricostruire, con tutti i limiti del caso un po’ di storia del “nostro” rock, in tutte le sue sfaccettature, anche extra musicali. Chiedo sempre a tutti i malcapitati che finiscono sotto la mia spotlight di raccontare la “scena” pinerolese come la ricordano loro. Si trattava maggiormente di gruppi in competizione tra loro o era piuttosto una comunità di ragazzi uniti da un interesse totalizzante che cooperavano nel dare un’organizzazione alla loro passione? In questo panorama, quali erano le band che umanamente sentivate più affini al vostro spirito?


Noi non eravamo in competizione con nessuno, pensavamo solo ed esclusivamente a suonare la nostra musica. Allo stesso modo, non ricordo particolari tensioni tra le band. Va detto che noi, in quel periodo, eravamo l’unico gruppo della zona con quel tipo di sound estremo, perciò forse non eravamo molto coinvolti in collaborazioni per questo motivo.


Che rapporti avevate con “i punk” , “i demenziali” , o con i vostri padri putativi Whitefire dai quali in un certo senso avevate “raccolto il testimone”?


Fondamentalmente ognuno si faceva abbastanza i cazzi propri ma c’era sicuramente rispetto generale tra gli esponenti delle diverse “fazioni” musicali. Anche se avevamo stili molto diversi, con gli amici Whitefire abbiamo condiviso alcune date; ne ricordo una, in particolare, alla discoteca “X” (uno dei nostri primi concerti) dove c’erano anche gli Africa United che presentavano il singolo “Nella mia città”.


Qualunque aneddoto, frammento, sensazione legati alla mitologica “scena” locale è bene accetto…


Penso di essermi già dilungato abbastanza. Rischierei di tediare il pubblico…


Per finire, usciamo dall’universo XTERIA, solo per una domanda. Come ho scritto poco sopra, suoni, molto bene, da una vita e ti sei cimentato in ambiti estremamente eterogenei. Nel corso dei decenni hai mostrato un’anima metal, un’anima jazz-rock; penso al breve ma intenso periodo degli Scopito Coast e una inaspettata vena funky-disco. Per questo è difficile capire con esattezza dove affondano le radici del tuo discorso sonoro. Per capirle meglio ti dico che puoi farmi un solo nome… per magia puoi scegliere un grande gruppo del passato nel quale suonare… Anthrax, Uzeb, KC & the Sunshine Band? Qualcun altro? Mi raccomando, un solo nome….


Per questo mio lato un po’ camaleontico, potrei scegliere qualsiasi delle grandi band che hai citato ma nelle mie vene il funk, quello “roots” che arriva dal profondo dell’anima ha una corsia preferenziale, perciò sceglierei lui… il king… James Brown… con quel groove ci potrei stare tutta la vita …cazzo che sound avevano ????

Rossano, grazie per averci raccontato un po’ di te e del versante rock più duro della nostra Pinerolo attraverso la lente degli anni e delle tue molteplici esperienze. I lettori de “L’assalto del tempo” staranno pensando che io stia diventando un metallaro… Troppo tardi, amici!


Grazie mille Guido è stato un piacere fare questo viaggio nel tempo con te! Sono un sostenitore di Groovin’ che ritengo sia l’unica luce sulla TANTA musica del Pinerolese! Per chi volesse sentire le mie ultime produzioni e le future: http://www.testamusic.it/


Un abbraccio virtuale a tutti voi e a presto con un altro pezzo di storia assolutamente imprescindibile!


Guido Ross


guidoross

Guido "Ross" Rossetti è il curatore de "L'assalto del tempo", la stanza virtuale di chi, come lui, è impegnato a riordinare gli antichi fasti della propria scena musicale. Se è vero che la musica passata va ascoltata con attenzione, è altrettanto vero che la sua cornice va descritta con la vivida passione di chi c'era. "Ricordare un futuro" è la mission che lo storico suonatore pinerolese intende dividere con i suoi lettori.

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