“Non ho occhi”, Giovanni Battaglino canta il mondo dei non vedenti

Il 18 febbraio scorso è stato pubblicato “Non ho occhi”, la nuova canzone di Giovanni Battaglino, che anticipa di qualche settimana l’uscita del suo secondo album da solista. Il singolo affronta con grande sensibilità e attenzione la condizione dei non vedenti, offrendo un taglio che mira a modificare l’interpretazione compatente dei vedenti, a beneficio di una lettura in chiave di diversità. Con estremo piacere ospitiamo Giovanni per una breve chiacchierata, nella quale il cantautore pinerolese ci racconta più nel dettaglio la genesi di questo lavoro e le sensazioni scaturite durante il confronto con un universo misconosciuto ai più.


“Non ho occhi” è il titolo del tuo nuovo singolo, in cui tratti il tema degli ipovedenti. Cosa ti ha spinto a interessarti così profondamente all’argomento, al punto di volerlo raccontare in una canzone?

Durante la pandemia mi sono interrogato su come dovesse sentirsi un non vedente nel momento in cui diventava vietato toccarsi e toccare le cose. Una domanda ingenua, un problema che era più evidente forse per me che non conoscevo la loro realtà di quanto lo fosse veramente. Nello stesso tempo avevo questa musica dalla componente melodica molto forte da cui non riuscivo a trarre un testo che mi convincesse.

non ho occhi giovanni battaglino copertina

Già da tempo avrei voluto collaborare con Carlo Pestelli e questa musica mi sembrava potesse essere un’occasione. Sono convinto che le collaborazioni funzionino quando entrambe le parti sono spostate da quello che è il loro terreno d’azione per incontrare quello dell’altro. Quando Carlo mi ha mandato “Non ho occhi” ho capito che poteva essere il momento di parlare di questo argomento. La canzone era da finire. Mancava parte dell’inciso e tutta la seconda strofa. Mi sono letto qualche libro scritto da non vedenti e l’ho terminata.

Parte integrante del singolo è il videoclip abbinato alla canzone, nel quale ti si vede camminare per Torino con una benda sugli occhi. Per immergerti appieno nel clima empatico richiesto dalla delicatezza del tema, hai infatti voluto provare le medesime sensazioni di chi vive quotidianamente la diversità che hai raccontato nel testo. Quali insegnamenti si traggono da una tale esperienza? 

Condizione essenziale per pubblicare questa canzone e soprattutto realizzare un videoclip su un argomento così delicato, e soprattutto così ignorato da me, sarebbe stata confrontarmi direttamente con l’Unione Ciechi. È nata così l’idea di porre alla loro attenzione questo progetto. All’inizio mi sembrava un azzardo ma poi è inziato il dialogo, prima col Presidente Laiolo e poi con Lorenzo Montanaro, un giovane musicista ipovedente attivo all’interno dell’Unione, che ha fatto da tramite con il Consiglio dell’Unione Ciechi, oltre a stendere con me la sceneggiatura del videoclip.

Sergio Muzzolon e Maria Nugara, con i loro cani guida, mi hanno condotto bendato in giro per Torino, facendomi attraversare strade, prendere la metropolitana, scendere e salire scale. Il cane guida è una sicurezza totale di cui fidarsi senza remore. Condotti da questi animali eccezionali, i non vedenti vanno velocissimi, ve lo posso giurare. Provate a bendarvi e ad andare a quella velocità senza vedere niente. Bisognerebbe eliminare ancora molte barriere e rendere la loro esistenza molto più semplice, ma già la tecnologia ha compiuto passi da gigante in questo senso e un non vedente può compiere molti lavori che anni fa erano impensabili. Il video l’ha girato Roberto Bulgarelli per CAST Television.

Hai fatto cenno in altre interviste al contributo ricevuto dal Cappellificio Falcus, puoi raccontarci come è andata?

Nel video ho usato un cappello Panizza che mi regalò un archeologo molto noto, Lucio Trizzino. Ho scritto al Cappellificio Falcus di Montevarchi, produttore dei pregevoli cappelli Panizza, chiedendo loro il permesso di citarli nei crediti e loro non solo sono stati ben contenti, ma mi hanno anche offerto un loro contributo e regalato un cappello bellissimo dimostrando di essere un’azienda sensibile a questi temi e di credere in questo progetto 

Hai dichiarato di aver dovuto modificare alcune parti del testo perché non perfettamente rispondenti al modo in cui affronta la vita chi deve convivere ogni giorno con difetti visivi. Come interpreta la realtà un ipovedente? Quali sono gli errori che i “normovedenti” generalmente compiono nel confronto con non vedenti e ipovedenti?

Come ho detto prima, volevo fortemente che si trattasse di un progetto il più possibile condiviso. Quindi, quando mi hanno chiesto di cambiare parte di una strofa, l’ho fatto molto volentieri e anzi ho apprezzato che me lo avessero detto. Ho colto l’occasione per sostituirla con dei versi riferiti al cane guida, elemento così importante nella loro vita. Generalmente noi vedenti tendiamo ad avere un atteggiamento pietistico nei loro confronti, considerandoli meno fortunati. In particolare, c’era una strofa che parlava del fatto di portare il fardello di questa condizione sfortunata.

Ho imparato che non è così. Questo è l’errore più comune che compiamo. Un non vedente è una persona che non ha gli occhi che abbiamo noi, ma si tratta di una diversità, non di un “minus”, se così si può dire. Ha una sensibilità molto acuta, comprende stati d’animo e situazioni in modo profondo, sviluppa una simbiosi col suo cane guida tanto da pensare che siano due parti della stessa persona e ha una serenità d’animo che ci può insegnare molto.

Colpisce, nel testo, una serie di riferimenti ad elementi naturali ed atmosferici che, per chi deve fare a meno della luce, diventano la guida per la percezione emotiva della vita. L’elemento naturale emerge ancora una volta come dato fondamentale dell’esistenza. Quanto è importante curare e preservare il nostro pianeta, anche e soprattutto per chi si trova in condizioni diverse da quelle che la maggioranza delle persone può sperimentare?

I riferimenti naturali ed atmosferici li ho mutuati dalle letture di cui ho detto prima e i molti riscontri che ho avuto da non vedenti che hanno ascoltato la canzone mi hanno fatto capire che erano essenziali. La natura con tutti i suoi suoni, odori e sapori è essenziale per un non vedente, così come dovrebbe esserlo per noi che spesso subordiniamo tutto alla vista, eleggendola a torto come organo di percezione principale. Non ci è dato capire perché continuiamo a ditruggere e depauperare questo pianeta dissennatamente, non sono ragioni economiche come continuano a dire e scrivere. Fosse così avremmo smesso da un pezzo. I danni ambientali hanno costi altissimi per le economie di tutti i paesi.

Se vogliamo analizzare la canzone da un punto di vista più strettamente tecnico, quali sono state le scelte compositive che hai adottato per meglio esprimere stilisticamente le particolarità dell’argomento trattato?

La canzone ha una struttura classica composta da introduzione, strofa, pre-inciso e inciso. Il tutto ripetuto ad una tonalità più alta per chiudersi con una citazione dell’introduzione ridotta. È nata sul pianoforte quindi ho tenuto quello come strumento principe della realizzazione del brano. Avevo questi frammenti che mi piacevano, l’inciso si apriva bene melodicamente e ho brigato parecchio per far sì che scorressero uno nell’altro in modo fluido. Alcune soluzioni armoniche inserite dall’arrangiatore Marcello Sirignano sono state essenziali per aumentare questa scorrevolezza. Anche le parole dovevano stare bene con la melodia, senza ostacolarla nel suo andare, quindi ho dovuto lavorare per riuscire ad esprimere quello che volevo dire senza perdere in cantabilità. D’altronde scrivere canzoni è bello anche perché non è facile, altrimenti che divertimento sarebbe?

Il singolo anticipa l’uscita del tuo prossimo album. Puoi già raccontarci qualcosa di questo tuo nuovo lavoro?

Ho terminato le canzoni, voglio intitolarlo “Ricomiciare dalle parole”. Le parole sono una ricchezza enorme di cui spesso facciamo un cattivo uso o meglio un uso non attento e non rispettoso. In tutte le canzoni ci saranno riferimenti all’importanza delle parole, a volte anche esplicitate nel titolo (un brano si intitola “Dire”). Ho scritto i testi a mano su un taccuino e vorrei che rimanessero tali anche nella grafica. Vedremo come riusciremo a rendere questa cosa. Uscirà con Alfamusic Egea come il precedente e ci saranno molti musicisti coinvolti (locali e non), nonché autori e tre cantautori ospiti.


Ringraziamo Giovanni per l’approfondimento di una tematica che, spesso, tendiamo a leggere secondo i nostri parametri, dimenticandoci che l’immedesimazione è spesso la via più corretta per la comprensione. “Non ho occhi” – eseguita da Giovanni Battaglino (voce), Alessandro Gwis (pianoforte), Alberto Lombardi (chitarre), Pierpaolo Ranieri (basso) e Marco Rovinelli (batteria) – la trovate sulle principali piattaforme di streaming, sia in formato audio che videomusicale. Di seguito vi forniamo, come di consueto, un paio di collegamenti diretti.

Buona musica.

Ones

ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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