ELECTRIC FRANCO – Mella / Bearzatti / Rivagli / Chiappetta

Non spetta certo a me tessere le lodi di un artista straordinario come Franco D’Andrea, uno dei più talentuosi pianisti italiani dell’ultimo mezzo secolo. Basta scorrere l’elenco delle sue collaborazioni per comprenderne la portata. Nel corso della sua luminosa carriera, infatti, D’Andrea ha suonato con alcuni tra i più importanti esponenti del jazz mondiale: da Enrico Rava a Lee Konitz, da Phil Woods a Gato Barbieri (con il quale condivide l’esecuzione della colonna sonora di “Ultimo tango a Parigi”). Sono poi innumerevoli i premi e riconoscimenti di cui è stato insignito, un infinito elenco che ufficializza l’unanime consenso di cui gode da sempre nell’ambito della comunità culturale nazionale e internazionale. Insomma, parliamo di un musicista di altissimo profilo, che da più di sessant’anni traccia una personale quanto eclettica rotta artistica in grado di porlo definitivamente nell’Olimpo dei più grandi.

Curiosamente, le vicende professionali di Franco D’Andrea si sono intersecate spesso con quelle del nostro territorio. Da qui provengono, infatti, alcuni artisti che, nel tempo, sono diventati tra i suoi più assidui collaboratori. La tromba del piossaschese Fabrizio Bosso, ad esempio, è presente in più di un episodio della sua discografia, mentre i pinerolesi Andrea Ayassot e Aldo Mella sono da anni in pianta stabile nel suo entourage di fiducia.

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Proprio da un’idea di Aldo Mella nasce il progetto denominato “ElectricFranco”. Un quartetto di magistrali musicisti, e un disco, che omaggiano l’opera di D’Andrea, con l’intento di sottolinearne soprattutto le peculiarità autoriali. Mella suona con il pianista meranese da circa ventitré anni e ne conosce ogni sfaccettatura umana e artistica. Per tanto, sa molto bene che, oltre a qualità interpretative ed esecutive già ampiamente e pubblicamente celebrate, possiede anche un eccellente estro compositivo, spesso passato in secondo piano rispetto alle altre sue prerogative. C’è, dunque, il bisogno di recuperare questo tratto fondamentale della sua storia, di evidenziarne il peso specifico. Un aspetto talvolta trascurato che rappresenta, però, un virtuoso esempio di creatività, originalità e apertura all’innovazione stilistica, come pochi altri in Italia.

Come chiariscono titolo e sottotitolo, però, “ElectricFranco” non è semplicemente un tributo alla carriera di un grande artista. In questo disco, c’è un importante intervento di rivisitazione che rimarca anche il livello assoluto degli interpreti. La musica del pianista passa attraverso il filtro di una reinterpretazione che ne ripensa i tratti in chiave “elettrica”. Viene rivestita con un abito completamente nuovo, che non la stravolge ma la sviluppa in un sostanziale percorso di attualizzazione. Le sonorità originali, inevitabilmente di tipo pianistico, lasciano il posto a un impianto armonico basato principalmente sulla chitarra. Alessandro Chiappetta, il prescelto alla sei corde, trova in questo lavoro il suo spazio elettivo, con un equilibrio quasi perfetto tra la sua consueta attitudine all’approfondimento delle potenzialità dell’armonia e lo specifico gusto timbrico sempre ben piantato nel solco della tradizione. Mella, poi, opta per il basso elettrico al posto del contrabbasso, indirizzando l’ascolto verso un terreno smaccatamente fusion. Scelta, per altro, che rispetta con grande coerenza la sua storia artistica, come d’altronde quella dello stesso D’Andrea. Entrambi, infatti, hanno posato pietre miliari nell’ambito del jazz rock. Il pianista negli Anni Settanta come membro dei Perigeo, l’esempio italiano del genere più clamoroso e illuminante. Mella nel decennio successivo, sedotto ai suoi esordi dalle sonorità di Weather Report e Yellowjackets, con la breve ma fondamentale esperienza negli Area II°.

Se vogliamo, anche la scelta di Elio Rivagli alla batteria, con i suoi trascorsi da session man in ambito pop (tra gli altri, ha suonato con Fossati, Mannoia e De Gregori), si pone in continuità con l’interpretazione elettrica del disco. A fare da contrappeso, però, irrompe la delicatezza acustica di Francesco Bearzatti e del suo clarinetto. La pasta dell’ancia riequilibra la direzione stilistica del disco, ricordandoci che stiamo comunque sempre parlando di jazz. L’intensa espressività del musicista veneto, che non disdegna anche qualche scorribanda nel free (v. “Douala”), rappresenta il lato emozionale dell’album, forse l’elemento più ammaliante di questo ambizioso lavoro. Così, nel bilanciamento tra la tradizionale raffinatezza del jazz e l’inclinazione “elettrica” percepibile soprattutto nella struttura ritmica – dove non mancano saltuarie spinte funk e richiami etnici latini e afro – si segnala il carattere specifico delle improvvisazioni, contraddistinte da una quasi perenne sovrapposizione tra clarinetto e chitarra, in un interplay che esalta al massimo l’approccio analitico dei due interpreti.

“ElectricFranco” raccoglie undici brani che puntellano un po’ tutta la carriera di D’Andrea, dagli anni Settanta a oggi. La selezione non ha seguito criteri specifici, se non quelli del gusto dei quattro e dell’adattabilità delle singole opere alle caratteristiche particolari del quartetto. Ma si tratta di composizioni che Aldo Mella, ideatore del progetto, conosce tutte molto bene. Anche solo per averle affrontate in occasione delle tante registrazioni in cui è stato coinvolto negli ultimi due decenni. A partire dall’intenso “Ballads and Rituals” del 1998, fino ai due più recenti volumi avanguardisti “Intervals”, spettacolari incursioni nella sperimentazione più ardita, realizzati a nome del Franco D’Andrea Octet. Insomma, “ElectricFranco” offre all’ascolto moltissimi spunti di riflessione, ma in definitiva esso costituisce soprattutto il migliore omaggio possibile all’arte di uno dei più rilevanti protagonisti della musica italiana del Novecento.

“Electric Franco” è disponibile su CD, pubblicato dalla prestigiosa etichetta giapponese DaVinci, e in versione liquida su tutte le principali piattaforme di streaming.

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https://open.spotify.com/album/0eLHvC0eaMlwBSPrXZx7s6?si=ZIqvr4MZQgGcmkZnpbXMCg

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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

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