Le Malecorde: sulle tracce di De André

Nel 2019 ricorre il ventesimo anniversario delle Malecorde, la band capitanata da Giovanni Battaglino, fondata proprio nel 1999. Conosciuti prevalentemente per il loro repertorio costituito da un’alternanza di brani originali e cover di Fabrizio De André, Le Malecorde vanno ricordate anche per tutta una serie di progetti paralleli a cui nel tempo si sono legati, dalla collaborazione con scrittori e poeti per la realizzazione di originali spettacoli sincretici, alla ricerca su musiche e canti della Resistenza. Un sodalizio “umanistico”, per il quale l’interesse verso la letteratura e la Storia acquisisce la funzione di vero e proprio filo conduttore. L’oscillazione tra l’esigenza cantautoriale del suo leader e l’attività di tribute band riesce così a compiersi senza che nessuna delle due anime prevarichi sull’altra, dando vita a un percorso estremamente coerente ancorché decisamente variegato. Giovanni Battaglino, che all’attualità fa parte anch’egli del Collettivo Cantautori Pinerolesi, sta intanto preparando il suo primo album da solista di cui vi diamo conto in un altro articolo.

Nel 2003 Groovin’ intervistava Giovanni Battaglino in occasione dell’uscita di “Senza trama”, primo album delle Malecorde, la cui scaletta prevedeva proprio un’alternanza tra composizioni originali e reinterpretazioni di alcuni classici di Faber. Il disco lo raccontavamo così.

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1. Svegliarmi Con Te
2. Uva Fragola
3. Senza Trama
4. Creuza de Ma
5. Geordie
6. Dolcenera
7. Paura di Vivere
8. Il Bombarolo
9. Tigre
10. Bocca di Rosa
11. Oltre l’Uscio

E’ il tipico fruscio della puntina del giradischi che si lascia sollecitare dall’incisione del vinile, quel classico scoppiettare che ci riporta indietro ad un’epoca antecedente l’invenzione del CD, ad aprire Senza Trama, la nuova uscita discografica delle MALECORDE, la band del cantautore pinerolese Giovanni Battaglino, che in poco tempo è riuscita a raggiungere una credibilità davvero notevole, raccogliendo consensi e richieste ben oltre i confini regionali. 

Senza Trama è un disco velato da un certo anacronismo di fondo, esplicitato forse proprio dal crepitio irregolare dell’incipit che ci ricorda il suono “mono” dei mangiadischi degli anni sessanta. Un sapore demodé che persegue con grande intensità la stagione dei grandi cantautori italiani. Non a caso le Malecorde alternano brani originali a cover, splendidamente interpretate, di Fabrizio De André, ponendosi a cavallo tra la moda delle tribute band e la creatività poetica cantautoriale del loro leader. “Avrei preferito eseguire sul disco soltanto canzoni originali – ci spiega Battaglino – ma siccome durante i concerti suoniamo molti pezzi di De André, il pubblico che acquista il disco si aspetta di trovarvi anche i classici del cantautore genovese.”

Giovanni Battaglino, giunto in finale dell’edizione 2001 del concorso nazionale per cantautori organizzato dall’ARCI, e la sua band, le Malecorde, compiono, in questo disco, un viaggio senza una linea tematica principale, un percorso “senza trama”, appunto, toccando disparati soggetti, dal sociale all’autoriflessivo, partendo tendenzialmente da un’ispirazione ipnagogica. Come ci spiega l’autore delle canzoni, senza trama è un disco sostanzialmente acustico. I rari interventi di chitarra elettrica hanno la pura funzione di arrangiamento”. In effetti nelle ballate contenute nel CD spicca la morbidezza dell’accompagnamento acustico delle chitarre, e del mai invadente background ritmico, su cui emerge il violino di Laidi Kertusha, musicista di origini albanesi, che torna finalmente a farci sentire il suono classico del suo strumento, in controtendenza rispetto alle mode del nuovo millennio.

Al primo ascolto, è quasi scontato aspettarsi che le canzoni risentano dell’influenza della musica di De Andrè. In realtà, se una certa somiglianza è riscontrabile nel timbro vocale di Battaglino, specie nelle tonalità più basse, e nel già citato aspetto acustico del disco, è indiscutibile che altri modelli artistici emergano qua e là, come citazioni inconsce. Non è raro infatti sentire una cadenza vocale che ricorda Fossati, una linea melodica alla Battiato o una costruzione armonica che potrebbe essere, che so, di Ron; oppure, aiutati dalla particolare line-up del gruppo, riscoprire atmosfere che riportano alla musica popolare, ad esempio quella celtica. Ma è indubbio che questi elementi siano poi fusi tra loro con una certa originalità, grazie alla delicata esecuzione di questi fini musicisti, agli ottimi arrangiamenti vocali sempre perfettamente interpretati e a testi interessanti che trasformano un disco di musica pop in una raccolta di poesie. 

Il CD inizia con Svegliarmi con te che, come già accennato, si apre con alcuni secondi di sound da microsolco vintage. Subito dopo però parte incalzante il suo sei ottavi su cui emerge il riff di violino, ipnotico e trascinante, che anticipa inequivocabilmente le sonorità ricorrenti del disco. “La canzone è dedicata a Jeffrey Doughtie, condannato a morte nel 2001 – ci spiega Giovanni -,  ed è stata ispirata da alcune lettere che fanno parte di uno scambio epistolare intrattenuto direttamente con lui. Ci aveva colpito la sua storia, quella di un tossicodipendente che uccise per procurarsi l’eroina e che non poté ottenere un’adeguata difesa che gli evitasse l’esecuzione perché non in grado di sostenere i costi di un avvocato. A volte si pagano per tutta la vita, o con la vita stessa, gli errori di un’ora”. In realtà  l’aspetto di denuncia sociale è appena accennato nel testo, mentre viene dato maggior risalto alle sensazioni legate all’attesa del giorno fatidico che, tra rumori e silenzi, tra pensieri e ricordi, sembra non arrivare mai.
La seconda traccia del disco si intitola Uva Fragola, ed è forse la miglior canzone dell’album.  Delicata, malinconica, piuttosto ermetica (forse racconta le sensazioni di un’anima alla ricerca di momenti di dolcezza che scaccino la “nebbia dalla collina”, che abbiano l’effetto vivificante di “pioggia sul deserto della città”). Caratterizzata da una bellissima linea melodica, Uva Fragola è un tentativo ben riuscito di collaborazione con la poetessa pinaschese Giustina Viarengo, allieva della scuola di Mogol, che ha scritto il testo da aggiungere alla parte musicale da me composta”.
Poi arriva la liricissima Senza Trama, title-track dell’album, in cui possiamo finalmente apprezzare le voci perfettamente impostate ed intrecciate di Lucia Battaglino e Tiziana Leone. “Il titolo riflette la struttura a mosaico della canzone, una serie di strofe scritte pensando ad una persona particolare ma che non sono collegate tra loro da un vero e proprio filo conduttore”. A completare il gruppo delle sei canzoni originali del CD ci sono Paura di Vivere, che contiene un bellissimo testo in cui si dipana una riflessione sulle difficoltà nell’affrontare la vita con slancio che spesso ci travolgono, attraverso la “personificazione della paura, che si rivolge direttamente alla sua “vittima”, cioè a tutte quelle persone che paiono felici ed appagate ma che non si mettono mai in gioco e finiscono per fuggire e rifugiarsi nella rinuncia”; infine Tigre, personale dedica ad un animale affascinante, molto amato dall’autore, e Oltre l’Uscio, che affronta il tema del viaggio, come esperienza di crescita personale fatta di immagini e ricordi.

Dove però l’interpretazione delle Malecorde si sublima è sicuramente nelle cover di De André. La voce di Battaglino, a volte un po’ fredda, trova la sua vera dimensione proprio nelle cinque canzoni del cantautore ligure, egregiamente suonate dal gruppo, ed interpretate da Battaglino stesso con grande trasporto. De André rivive in questo disco e non pare blasfemo sostenere che in certi momenti diventa così facile immergersi nelle versioni delle Malecorde al punto che si finisce per scordarsi di non essere di fronte all’originale. “Era molto difficile scegliere cinque canzoni all’interno di un repertorio così vasto come quello di De André. Abbiamo semplicemente cercato di rappresentare tutti i periodi della sua carriera, dagli inizi agli ultimi dischi”. Ed infatti troviamo gli anni 60 con due classici, Bocca di Rosa  e Geordie, restituita al suo aspetto originale dopo l’aberrante remake di Gabri Ponte che quest’estate ha imperversato in radio e discoteche; gli anni 70 con Il bombarolo, tema più attuale che mai nella sua visione disillusa della politica e dei giochi di potere; gli eighties con la dialettale Creuza de Ma, tratta dall’album omonimo che in un certo senso “ha dato il via all’etnico e al popolare nella musica d’autore italiana, diventando punto di riferimento per molti altri artisti nazionali”; fino al suo ultimo album Anime Salve, del 1996, rappresentato da Dolcenera. Dicevamo, splendide reinterpretazioni, ma, come ammette lo stesso Giovanni Battaglino, non condizionate dalla necessità di una ricostruzione filologica: “E’ molto difficile rifare i pezzi di De André così come li ha fatti lui, soprattutto per la cura quasi maniacale che sempre ha profuso nelle sue canzoni, specie negli ultimi dischi. Inoltre, meglio della PFM non si può suonare. E’ inutile diventare matti. L’importante è cercare di trasmettere nella sua interezza la bellezza di quelle canzoni, e questo è da sempre l’obiettivo della nostra ricerca musicale”. Se posso permettermi, obiettivo pienamente raggiunto!

Giovanni Battaglino è reduce da una serie di esperienze come membro di coro nel campo della musica lirica che l’hanno portato in giro per l’Italia e oltre, arrivando addirittura a calcare  palchi esteri, ad esempio in quel di Copenhagen. “Questa esperienza, permessa dagli studi di canto che ho intrapreso da alcuni anni, mi ha insegnato davvero molto. Sono venuto a contatto con persone di varia umanità, il cui livello musicale  medio-alto mi ha fatto capire quanto sia difficile vivere di musica, anche quando le capacità tecniche sono indiscutibili. In questo campo si può scegliere la strada del professionismo con tutte le difficoltà annesse e connesse, oppure seguire la via amatoriale che ti permette di vivere la musica con molta più serenità. Io ho scelto quest’ultima strada, anche perché non potevo fare altrimenti”. Oltre al disco appena uscito, le Malecorde hanno in cantiere alcuni progetti interessanti tra cui spicca il lavoro per la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca: “Stiamo lavorando alla colonna sonora di un CD-rom incentrato sul tema della resistenza. Il materiale musicale sarà composto da pezzi strumentali interamente scritti da noi, già per altro collaudati dal vivo, alternati a canzoni della tradizione partigiana. L’uscita del CD è prevista per la primavera del prossimo anno”

Un’ultima curiosità: la grafica del disco Senza Trama è stata curata dal bassista delle Malecorde Paolo Mottura, che oltre ad essere un ottimo musicista, è uno tra i più apprezzati fumettisti della scuderia Disney in Italia, vincitore nel 1998 del premio TOPOLONE D’ORO, per la miglior storia Disney dell’anno precedente.

Senza Trama sarà presentato ufficialmente il 19/12 al Fare Nait di Torre Pellice, ed è già disponibile presso la libreria Volare di Pinerolo, oltre che ai concerti delle Malecorde.

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Alcuni scatti delle Malecorde risalenti agli anni 2003 e 2004


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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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