Memorie dal LEA Music Festival

Il LEA Music Festival, che si è tenuto a inizio settembre nel centro di Scalenghe, è stato un evento davvero entusiasmante. Da tempo, forse troppo, non si respirava un’atmosfera di questo tipo. Un’aria che sapeva di urgenza comunicativa, di energia, di interscambi culturali. Merito di una filosofia che non solo ha focalizzato una buona parte dell’attenzione verso la creatività del territorio, ma che si è rivolta anche a una specifica fascia anagrafica, quella che racchiude millenials e Generazione Z. Ha portato sul palco, in particolare nella serata del venerdì denominata “Young Vibe”, una serie di artisti e band che per la loro appartenenza generazionale hanno inequivocabilmente scardinato alcuni stucchevoli luoghi comuni: che la musica non interessi più ai giovani, che non costituisca più il veicolo privilegiato di formazione e attestazione della personalità, che il rock sia ormai appannaggio di pochi boomer nostalgici.

lea music festival scalenghe

Niente di più sbagliato. E chi era presente alla prima serata del Festival non potrà che concordare. Si è colta una necessità espressiva fortissima e un’energia rinnovata. Un desiderio di fare comunità attraverso le note che, sinceramente, da queste parti non si incontrava da anni. Si è dimostrato che, forse, se i ragazzi suonano di meno è solo perché sempre meno sono le occasioni per farlo. Offriamo loro gli spazi e forse si faranno volano per la ripartenza di un nuovo movimento. Le premesse, è evidente, ci sono tutte. Per tanto, lunga vita al LEA Festival e lunga vita al coraggio di personaggi illuminati che, con un po’ di incoscienza e grande abnegazione, ancora provano a imbarcarsi in imprese, in apparenza, quasi impossibili.

Il rock, dunque, non è morto. Certo, sta cambiando. E per fortuna! Perché, per sopravvivere, in qualche modo deve fare suoi i codici dell’epoca cui si rivolge. Ecco quindi che assorbe linguaggi nuovi. Si amalgama con gli stilemi della contemporaneità, con le cadenze del rap come principale elemento espressivo e lo sfondo dei social come quinta privilegiata. Ma non ha perso del tutto una certa carica eversiva, non ha smesso di farsi portavoce di pensieri esistenziali o socio-politici. È così che la musica dal vivo può tornare a rappresentare quello che ha rappresentato nei decenni scorsi, quando spesso si faceva circostanza di incontro e confronto, di divertimento e crescita culturale. Diamole un’apertura per sfogare la sua energia e lei lo farà.

Il nostro racconto del Festival si limiterà alle esibizioni del venerdì, perché non ci è stato possibile presenziare allo show del sabato. E, a dirla tutta, abbiamo pure mancato l’apertura del cantautore cumianese Madi, il cui set breve ed eccezionalmente puntuale era già terminato al nostro arrivo. Ma, pur se parziale, riteniamo che il nostro sia uno sguardo sufficientemente paradigmatico del clima che ha aleggiato per due giorni attorno allo scenario allestito in Via Carignano.

nonhassenso lea music festival scalenghe

Nonhassenso, Mowy e Narratore Urbano sono i tre i nomi che, dopo il già citato Madi e prima della chiusura demandata al previsto DJ set, hanno animato la serata. Dietro il curioso pseudonimo di Nonhassenso, si cela l’artista pinerolese Fabio Boccuzzi, diventato negli ultimi tempi una mezza celebrità su Tik Tok. Sulla piattaforma cinese, Fabio reinterpreta, imita, dissacra classici di ogni tempo, realizzando curiosi mash up con un potenza attrattiva che gli già ha fruttato più di 70000 follower. La medesima capacità istrionica Nonhassenso l’ha portata sul palco di Scalenghe, in una versione estesa del suo progetto mediatico. Un’esibizione costituita principalmente da cover (tra gli altri, ha eseguito pezzi di Blanco, Rkomi e Green Day), ma anche da un paio di brani originali, per altro mai suonati live prima di questo concerto. Lo stile autoriale di Boccuzzi si struttura attorno a tematiche tipicamente pop, che strizzano però l’occhio all’estetica e ai ritmi eminentemente punk. La sua band si completa con Nicola Debernardi (batteria), Andrea Testore (chitarra), Alberto Spinello (chitarra), Riccardo Taccardi (basso) e Danny Demonte (batteria elettronica).

mowy lea music festival

Dopo Nonhassenso, sul palco del LEA Festival sono saliti i Mowy. Con una formazione monca per la defezione del batterista titolare, e con il provvisorio spostamento dietro ai tamburi del chitarrista Alessandro Peiretti, i Mowy hanno dato vita a uno spettacolo adrenalinico davvero sorprendente. Alle spalle avevano soltanto una manciata di singoli pubblicati sulle piattaforme di streaming, nei quali combinavano suoni post-punk con un cantato trap, facendo per altro un massiccio uso di autotune. Una miscela originale e, per certi versi, sperimentale, che aveva fatto storcere il naso a più di un purista. Eppure, dal vivo, hanno tirato fuori un’attitudine assolutamente degna di attenzione, oltre che un carisma dal forte impatto scenico. Mettete da parte i pregiudizi. Fatevi investire dall’energia del loro crossover, che soprattutto nella dimensione live si amplifica, portando in secondo piano le veniali manipolazioni tecnologiche e acquisendo forza proprio in virtù di una rinnovata autenticità. Oltre al già citato Peiretti, nei Mowy suonano il bassista Stefano Piccato (entrambi già nei Quma), l’altro chitarrista Daniele Cassotta e il rapper Andrea Marzano.

narratore urbano lea music festival scalenghe

Ha chiuso la serata Narratore Urbano – al secolo Alekos Zonca – in trio con i suoi fedelissimi collaboratori Luca Abbrancati (basso) e Giorgia Capatti (batteria). Nel recente passato, abbiamo già avuto più volte l’occasione di tessere le lodi delle sue qualità poetiche e analitiche. E questa costituisce un’ulteriore opportunità per ribadirne lo status. I suoi testi sondano, attraverso un registro intellettualmente ricercato, le nefandezze del nostro mondo e le tortuose vie dell’animo umano. Una collocazione stilistica in equilibrio tra il conscious rap di Rancore e lo sguardo metropolitano di Vasco Brondi, cui aggiunge il graffio ruvido della sua chitarra, ammiccante senza mezzi termini all’indie rock. Impossibile restare indifferenti al livello letterario e alla profondità contenutistica delle sue parole. Un afflato lirico immenso nel quale converge tutta la rabbia per le ingiustizie sociali, i cinici giochi di potere e l’incapacità umana di preservare il pianeta che abitiamo. Narratore Urbano è un cantautore moderno dalle potenzialità smisurate, se solo fossimo capaci di penetrarne per intero lo spessore. Anche a Scalenghe la sua esibizione è stata da brividi. Tra vecchi classici e qualche brano nuovo, che presumibilmente finirà nell’album in uscita nei prossimi mesi, va citato un momento su tutti: la commovente “Granchietti”, nella quale si racconta il dramma, tristemente d’attualità, dei migranti morti mentre attraversano il Mediterraneo alla ricerca di un posto migliore per vivere. Il punto di vista del bambino che annega nelle profondità del mare è davvero da pelle d’oca.

Di seguito vi proponiamo alcuni filmati della serata, registrati con i nostri consueti mezzi di fortuna. Gli scatti delle performance, invece, li potete trovare sulle nostre pagine social (Facebook e Instagram). Un ultimo plauso va infine all’organizzazione, in particolare alla Direzione Artistica, nella persona di Paolo Moreschi. Paolo è un cantautore di prim’ordine ed è anche uno storico protagonista della scena pinerolese degli anni Novanta. Grazie alla sua esperienza, e alla comprovata sensibilità artistica, ha saputo mettere in piedi una proposta ricca, eterogenea e selezionata in modo molto intelligente, che ha offerto non pochi spunti di riflessione. Ovviamente, per la nostra inclinazione, non possiamo che approvare la scelta di concentrare gli sforzi sulle proposte locali. Perché Pinerolo e il Pinerolese, tra pregi e difetti, continuano ad avere ancora tanto da dire. E noi siamo qui per ascoltare e farci coinvolgere. In fibrillante attesa per l’edizione 2024, alla quale il team del LEA Festival già sta pensando fin d’ora.

Ones

Narratore 4_risultato
ones

Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

One thought on “Memorie dal LEA Music Festival

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Groovin'