Alfredo Merlo, più conosciuto con il nomignolo di Fredi (o Fredy secondo le più recenti declinazioni), è stato un personaggio di spicco di Pinerolo. Merlo è scomparso a marzo 2020, suscitando un unanime cordoglio in tutta la cittadinanza. Era conosciuto principalmente per la sua professione di avvocato e per i ruoli ricoperti nella squadra di calcio locale, di cui è stato anche apprezzato presidente. Ma non tutti sanno che un’altra delle sue passioni, non certamente secondaria, fu la musica. Una vocazione cantautoriale che lo portò a esibirsi con successo su molti pachi di zona lungo un considerevole arco di tempo. A fine anni Ottanta, L’Eco Mese raccontò la sua storia musicale, in un articolo che vi riproponiamo nella sua versione integrale. Se invece volete ascoltare la musica di Fredy, su Spotify e su YouTube trovate due album della sua discografia, “L’Universo” e “I Souvenir”, accessibili al collegamento che segue:
Ones
Articolo tratto da L’Eco Mese n. 1 / anno 2 – gennaio 1989 (su gentile concessione dell’Eco del Chisone)

Il palcoscenico ed il pianoforte. Un centinaio di canzoni composte in proprio, musica e parole. Tante serate “tassativamente gratuite”. I miei modelli? Jannacci, Modugno, Dalla e Tenco
Alfredo Merlo, Fredi per gli amici, avvocato, 36 anni, presidente “figlio d’arte” del Pinerolo F.C., sulle orme del padre, l’indimenticabile Carletto. Ma, se Fredi è figlio d’arte per vocazione calcistica, lo è anche per cultura musicale. Non tutti sono al corrente della sua seconda “passionaccia”, il pianoforte e la canzone. Un’attitudine ereditata: Carlo Merlo, a diciassette anni, faceva parte del coro della Scala: “Un ottimo basso – ricorda – cosa insolita in età così giovane“.
Fredi cantante, o meglio cantautore: chi lo ascolta per la prima volta ne ricava una grossa impressione; stile, voce e contenuti, un centinaio di pezzi tutti composti in proprio, musica e parole. “Un tramite per fissare momenti, fotografare situazioni“. Esibizioni un po’ dovunque nel Pinerolese: “Tassativamente gratuite, non ho mai chiesto una lira“. Gli ultimi applausi risalgono allo scorso settembre, (recital alla rassegna dell’artigianato) ed al 26 novembre, a San Secondo, su invito della pro loco.
Ma cominciamo dall’inizio. “Ho fatto conoscenza con il pianoforte a cinque anni, poi l’ho abbandonato, per dedicarmi alla batteria”. Ricordate il complesso “The Renards” anni Settanta: “Articolo inglese abbinato al francese, una sciccheria!”, scherza, poi rifondato in “Cristalli Sognanti?”. Merlo era il batterista “titolare”. “Beatles, ballabili, molto Lucio Battisti. ‘Tournée’ di qua e di là – sorride – tra il 66 ed il 73“.
Qualche tempo prima si era scoperto cantautore. “Avevo ripreso con il pianoforte, cominciando a scrivere cose di cui ora… mi vergogno! Dal 1975 in avanti mi ci misi sul serio, affindandomi“. Canzoni di un certo impegno: “Non faccio musica d’evasione“, tutte decisamente belle, proposte agli amici ed alla gente. Il palcoscenico, Fredi ed il pianoforte, nessuna alchimia di contorno. “Amo presentarmi senza fronzoli; il testo (mio o di altri autori), se è buono, viene fuori senza “trucchi”. È un metodo che ho preso a prestito da Paolo Conte prima maniera“. Come definirebbe il suo genere?: “Ripeto volentieri il giudizio di un jazzista dopo uno spettacolo al Carignano. Le tue sono ballate, mi disse, con un’originalità di fondo che non riesco ad accostare“. Un bel complimento, ma c’è anche chi fa di meglio e lo paragona a Vecchioni. “Per la verità i miei modelli, come modo di cantare, sono Lucio Dalla e Luigi Tenco. Ma Enzo Jannacci lo metto davanti a tutti con Domenico Modugno, che ha inventato la canzone d’autore“
Il suo brano preferito? “Quello che non presento quasi mai in pubblico, dedicato a mio padre. Un pezzo struggente, il migliore forse. Si intitola ‘Un uomo quasi 66’, lo sento mio“. Un hobby quello del canto e delle serate che va avanti da otto anni: “È un cantuccio che i sono riservato; non l’ho mai voluto commercializzare, malgrado la spinta di personaggi dell’ambiente“.
Il Pinerolo, la musica e poi? “Il cinema. Forse è un riflesso condizionato, verso l’unico spazio artistico accessibile nella nostra città, visto che il Teatro non l’abbiamo. Per due, tre anni, ho provato anche il cabaret, con l’amico Giorgio Maccagno. Satira, testi in puro stile demenziale!“. Repertorio rigorosamente autarchico quello di Fredi Merlo: “Odio lo spazio ingiustificato che i mass media accordano agli stranieri a scapito di meravigliosi artisti nostrani. Non per nulla propongo sempre brani italiani: ho cantato in inglese una volta sola in omaggio a John Lennon“.
Una sua definizione della musica: “Dopo l’amore è la cosa più bella“.
