“Stella Maris”, la musica spirituale di Alessandro Petacca

Nella musica di Alessandro Petacca si incontra una potente componente spiritualistica. Potremmo includerla, senza timore di sbagliare, nella corrente New Age. Quella che, per dirla con Wikipedia, conduce l’ascoltatore “a livelli di coscienza superiori, garantendogli benefici terapeutici, incitandolo talvolta a raggiungere la trascendenza spirituale e il benessere fisico”. L’ultimo album di Petacca, “Stella Maris”, è stato composto lo scorso mese d’agosto, tempo ricco di implicazioni cristiane, in cui cadono svariate ricorrenze dedicate alla Madonna. L’ispirazione mariana è evidente. Basta scorrerne i titoli, quasi tutti con richiami ad alcuni dei più noti attributi della Vergine Maria (Madre addolorata, Rosa mistica, Regina degli angeli, Stella del mare). Con questo album, che lo stesso autore definisce il suo lavoro migliore, l’espressività di Petacca si ammanta di un’aura quasi liturgica. Un misticismo che ricerca la trasmigrazione verso un universo multidimensionale e trasforma la sua arte in una sorta di preghiera.

stella maris alessandro petacca cover

Da tempo Alessandro ha decido di dedicarsi alla musica come veicolo di spiritualità, convergendo verso un ascetismo insieme laico e religioso. Le atmosfere sacre di “Stella Maris” chiudono un’ideale trilogia di opere, tutte targate 2023, in cui, attraverso la sua espressione compositiva, l’artista pinerolese traduce in suoni le pulsioni che ne ispirano la genesi. “Virgen del Mar“, uscito a inizio anno, ad esempio, era costituito da suggestioni di tipo geografico e paesaggistico, ispirate dal clima, dall’architettura e dall’energia spirituale dell’isola spagnola Tenerife. “Heart Progression“, rilasciato poco tempo dopo, possedeva invece un afflato sentimentale, con il tema dell’amore al centro del suo viaggio. “Stella Maris” va così a completare l’anima secolare delle prime due opere, in un complesso agglomerato di istinti che tendono a un livello percettivo superiore.

Il recente percorso di Petacca è fatto dunque di sonorità meditative, tra un pianismo votato alla contemplazione, eterei tappeti d’archi, misurate scansioni ritmiche e mirati interventi elettronici. Ma la sua storia è molto più ricca di questo. Il suo percorso variopinto impedisce l’attribuzione di ferree definizioni stilistiche. Noi, ad esempio, abbiamo conosciuto Alessandro come produttore rap, il Peta del Gym Studio Music (leggi qui la sua storia). Un’avventura durata poco più di un paio d’anni, per altro terminata non benissimo a livello relazionale, che rappresenta probabilmente il suo apice di notorietà. Eppure questa è solo un’altra delle sue sfaccettature autoriali.

Alessandro Petacca inizia a suonare la chitarra alle medie, come molti ragazzi della sua generazione. La sua prima band di un certo peso sono i The Alliance, con Stefano Francia, Massimo Granero e Nicolò Ferrero, un gruppo piuttosto attivo in quegli anni tra Pinerolese e Torinese. Seguiranno poi altre band e collaborazioni, tra le quali spiccano quella col pianista Tommaso Camarotto e con il chitarrista Marco Negro. Una fase spensierata che cementa il suo rapporto con le sette note e che si allenterà soltanto durante il suo tormentato periodo universitario.

La svolta avviene nel 2016, quando lo stesso Stefano Francia lo coinvolge in alcuni progetti, legati all’attività di uno studio di Moncalieri. Qui ha modo di confrontarsi con musicisti di diversa estrazione e mentalità, di sviluppare le sue competenze nella post-produzione e di creare continue contaminazioni e sperimentazioni musicali. Collabora con personaggi del calibro di Etimo, Nicola Bueti, Jemlos; prende parte a lavori relativi a mostre d’arte e manifestazioni come quella del giornalista Domenico Quirico su Aleppo, al Palazzo Mazzetti di Asti. Nel 2017, poi, si specializza al Game Sound Design dell’Event Horizon di Torino e intanto conosce Falce, con il quale mette in piedi il progetto Falce & Arsaem. Sono i prodromi del già citato Gym Studio Music che, malgrado un periodo di eccellenti risultati e contratti siglati con prestigiose etichette in ambito rap, si sfalderà in breve tempo a causa di problemi e incomprensioni interne.

Ma è proprio dalla fine del Gym Studio, e dalla cocente delusione che ne consegue, che trae origine l’attuale percorso professionale di Petacca. Alessandro si sente tradito. Le basi solide che aveva costruito si frantumano. Inizia così a produrre dei singoli da solista e intanto si mette in proprio, costituendo la Alessandro Petacca Music Productions. Inizia ad occuparsi di pubblicità, moda, video di meditazione, lezioni di yoga, brani hip hop, remix e didattica. Un insieme di interessi specifici che lo portano a sviluppare sempre di più un certo universo sonoro, mirato all’enfasi percettiva. Nel frattempo, collabora con clienti internazionali e grandi aziende come Orcam e Vodafone Oman, puntando oggi ad espandere la sua cerchia di applicazione all’ambito del cinema indipendente.

Ma in mezzo ai lavori che gli vengono commissionati, Alessandro concretizza un’inesauribile vena creativa spontanea e personale. In poco più di tre anni, confeziona sette album, accomunati da una necessità spiritualistica che ne approfondisce le varie implicazioni, dall’amore terreno agli insondabili sentieri dell’esoterismo fino alla trascendenza religiosa. “La mia musica – ci confida Alessandro – “nasce da lunghe sessioni di eventi emotivi, mentali, ossessioni e successive riflessioni e meditazioni, da cui poi derivano le melodie, i timbri e le armonie. Provengono da un mondo invisibile, occulto, che sento fin da quando ero piccolo“. Un universo talmente imperscrutabile che, per raccontarlo compiutamente, ha preferito le workstation digitali. Sebbene, infatti, le modalità compositive di Alessandro non disdegnino anche meccanismi convenzionali come la trascrizione su spartito o pratiche di orchestrazione più classiche, è attraverso le DAW e la loro immanenza numerica che meglio riesce a raccontare il suo mondo interiore.

Ho sempre suonato la chitarra – ci confessa infine – ma poi ho avuto l’esigenza di esprimere tutta quella palette di colori e note che con un solo strumento era impossibile raggiungere (per ora)“. Si sviluppa così il misterioso e ipnotico universo sonoro del producer pinerolese, nella sua esplorazione – insieme introspettiva e mistica – raccolta nei passaggi fascinosi delle sue opere.

Ones

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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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