Con l’uscita di “Zenzero” e “Articolo 1” si completa il primo capitolo di “Post“, l’inedito progetto discografico di Narratore Urbano. Come vi abbiamo raccontato nei mesi scorsi, la particolarità di questo lavoro è la sua suddivisione “a puntate”. La struttura episodica che lo caratterizza, infatti, ne scandirà la pubblicazione durante tutto il corso dell’anno fino ai primi mesi del 2022. Il primo “numero”, inaugurato a inizio anno con il singolo “25Mag“, si conclude proprio in questi giorni con il rilascio dei due nuovi brani citati.
L’album rappresenta un altro bellissimo esercizio stilistico che conferma l’autorialità fuori dal comune di Narratore Urbano. Si combinano infatti, in perfetto equilibrio, un elevato livello poetico e una profonda attitudine analitica. “Zenzero”, ad esempio, ballata dal clima malinconico ad ambientazione metropolitana, si muove in assoluta armonia tra riflessioni esistenziali e osservazione sociologica. La tematica è quella dell’invisibilità di certe esistenze, infelici e problematiche, ma così spesso poco eclatanti da non riuscire a suscitare atteggiamenti empatici in chi le circonda. Una sofferenza incompresa, come tante negli strani tempi in cui viviamo. Narratore Urbano ce la racconta con poche e selezionate immagini, attraverso lo stile ansiogeno di metafore interminabili, perfette allegorie dell’inquietudine contemporanea.
“Articolo 1” invece gioca sul sovvertimento delle aspettative. L’introduzione è la rilettura ironica dei primi due articoli della Costituzione Italiana, ribaltati nel significato tramite una sistematica sostituzione dei princìpi in essi contenuti con il loro contrario. Con velato sarcasmo Narratore Urbano esprime una cinica critica al sistema valoriale imposto dalla società di oggi, nella quale le previsioni espresse dalla nostra Carta vengono sempre più frequentemente disattese. Gli elementi centrali su cui si fonda la nostra Repubblica vengono così scherniti dalla voce narrante e sono preludio alle accuse che si snoccioleranno nella seconda parte. Un crescendo di rabbia e frustrazione che cancella il registro satirico iniziale per accanirsi collerico contro chi ha violato le speranze delle nuove generazioni edificando l’ordine sociale su pilastri di iniquità.
Curiosa l’ispirazione estetica del lato più squisitamente musicale di questo brano, che rinvia al famoso monologo finale del film “Il discorso del re”. In entrambi i casi la declamazione è accompagnata da un frammento della “Sinfonia n. 7” di Beethoven. L’allegretto – nel nostro caso eseguito al pianoforte dal cantautore torinese Protto – è l’anello di congiunzione tra i due testi, ma in questa citazione si riscontra un interessante elemento semantizzante.
Il vilipendio quasi umoristico ai capisaldi del nostro sistema legislativo avviene attraverso una reinterpretazione che accosta simultaneamente due tra i principali emblemi di repubblica e monarchia. La Costituzione, di fatto, viene sbeffeggiata e fatta a pezzi da un re, come se il risultato referendario del ’46 fosse stato solo un momento di un romanzo ucronico. Una finezza che si fa allegoria dei continui oltraggi perpetrati ai suoi danni. Il sottile stratagemma rafforza infatti il clima generale di denuncia. Un “j’accuse” verso una classe dirigente che, nel perseguimento di interessi personali o di casta, sta di fatto vanificando il lavoro dei padri costituenti.
L’elemento artistico più impressionante di Narratore Urbano rimane dunque la sua capacità di coniugare uno stile estremamente lirico con l’accuratezza delle considerazioni di stampo politico-sociale. Il suo vocabolario esteso e ricercato non gli fa perdere lucidità nell’osservazione. Esemplare, quindi, la sua capacità di dirimere definitivamente l’annosa questione tra forma e sostanza. Narratore Urbano sa infatti tenere conto di entrambe, raggiungendo vette poetiche e filosofiche davvero ragguardevoli. Ascoltatevi queste prime tre tracce di “Post” e capirete cosa intendo dire.
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