Tre decadi demenziali nel segno dei Loscki Bosky

reliquat de spleen loscki bosky break pinerolo 1993
Locandina del secondo concerto dei Loscki Bosky (per gentile concessione di Guido Rossetti)

Era il 16 febbraio del 1993. Un martedì sera qualunque di quasi trent’anni fa. Ero capitato quasi accidentalmente nei locali seminterrati della discoteca Break di Pinerolo. L’ex Topo Rosso, per chi ha qualche anno in più. Per intenderci, quella che poi fece posto alle Cantine Stevenson, pub affacciato su uno dei cortili accessibili dai portici di Piazza Cavour e poi chiuso nel 2016. Quella sera al Break si faceva musica dal vivo. Gli headliner erano gli Spleen, storica formazione dark pinerolese, e il loro affascinante e oscuro immaginario. Io, però, mi trovavo lì soprattutto per il gruppo spalla. Un quintetto di squinternati che rispondeva al nome di Loscki Bosky e che non aveva alcuna attinenza stilistica con la band principale della serata. Avevo accompagnato un amico che conosceva uno di loro. Probabilmente erano compagni di scuola. Così, quasi per caso, mi ritrovai inconsapevole spettatore di uno dei primi live – il secondo, per l’esattezza – di quella stramba formazione che avrebbe scritto pagine importanti per la musica pinerolese.

La band faceva capo a un capellone con la barba che cantava canzoni assurde da farti venire le lacrime agli occhi dal ridere. Allora, non pensai di certo che trent’anni dopo il nome dei Loscki sarebbe ancora stato in circolazione. Eppure qualcosa mi avrebbe dovuto far riflettere. L’ancora breve scaletta di quella sera era costellata di tormentoni che si sarebbero insinuati con forza nella mia testa. Frasi ed espressioni e ritornelli che mi si incollarono immediatamente nel cervello e che non avrei mai più smesso di citare o canticchiare. La geniale “Il bruco ama la mucca perché bruca”; le improbabili vicissitudini “anagrafiche” di “Perseo”; le versioni in piemontese di “Another Brick in the Wall” e “Knockin’ on Heaven’s Door”, che nell’universo loscko diventavano le esilaranti storie del trattore di Tóni e dell’incidente stradale di un improvvido vespista finito in un tombino. Canzoni diventate presto delle pietre miliari, ancorché oggi per buona parte soppiantate nelle scalette da brani più recenti.

Fin dagli esordi si capiva quale fosse l’universo espressivo in cui si muovevano i Loscki. Irriverenti, pregni di un dissimulato acume compositivo e ammantati da uno spiccato, quanto ancora parzialmente inespresso, senso teatrale. Un nome, il loro, che mai avrei creduto si potesse cementare in modo così indelebile nel nostro immaginario. Eppure, a distanza di sei lustri, esso circola ancora sui palchi pinerolesi, legandosi a un repertorio sempre più vasto che non sembra subire sostanziali cali di ispirazione. Anzi, il livello dell’umorismo sprigionato negli show è ancora decisamente alto, forse addirittura cresciuto rispetto agli inizi, in parallelo con un indiscutibile miglioramento esecutivo.

Così, forti di una creatività apparentemente infinita, nel 2021 i Loscki sono giunti al traguardo dei trecento concerti. Sulla loro pagina internet li trovate tutti. Sono elencati in modo completo, anche se la datazione, specie quella iniziale, risulta piuttosto approssimativa. In questa torrida estate, poi, è arrivato il trentennale, celebrato con una speciale losckofest, durante la quale si sono esibiti anche molti ex componenti. La location della festa, per altro, non è stata scelta in modo casuale. La Località San Bernardo di Bibiana, infatti, fu teatro dell’esordio assoluto dei Loscki, nel luglio 1992. Il ritorno sul luogo “del delitto” ha evidentemente una forte valenza simbolica, perfetta per celebrare le tre decadi di musica. Un’eternità che li pone nell’olimpo dei gruppi pinerolesi più longevi di sempre, secondi forse solo agli Africa Unite.

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Festa dei 300 concerti al Gambrinus di Avigliana
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Loscko Fest al Rifugio Selleries
Torta dei 300 concerti

A tal proposito, una precisazione è doverosa. A festeggiare l’anniversario è più un marchio che una band vera e propria. Della line-up originaria, infatti, è rimasto proprio soltanto quel capellone con la barba, oggi un po’ meno capellone e men che meno barbuto, che risponde al nome di Corrado Defendi, istrionico fulcro creativo attorno cui ruota tutto il mondo loscko. Autore delle canzoni, voce solista e performer, in origine anche chitarrista acustico e, nel tempo, inventore di strumenti improbabili* come il bagnofono, un annaffiatoio (bagnor, in dialetto locale) con un kazoo come bocchino e mollette da bucato a imitare i tasti di un sax. Accanto a Corrado, che ha legato tutta la sua vita artistica ai Loscki, nel corso degli anni si sono avvicendati una trentina di musicisti. Nove batteristi, sette bassisti, quattro tastieristi e undici chitarristi, il cui elenco completo si trova in calce all’articolo(1). I primi quattro che, insieme a Corrado, diedero vita ai Loscki Bosky nel 1992 furono Massimo Fenoglio (chitarra), Maurizio Martina (tastiere) e Alberto Velo (basso), supportati dal tocco esotico del batterista olandese Eelko Veerman. Con questo schieramento partì l’avventura della più importante band del filone demenziale pinerolese. In una sala prove spersa in mezzo alla boscaglia, la cui posizione ispirò anche la scelta del nome. Nome che, tra kappe, ci e ipsilon posate più o meno a casaccio, sembra fatto apposta per attirare le perenni e molteplici storpiature su locandine e articoli di giornale, che da sempre li accompagnano come una maledizione inestirpabile.

*a proposito di strumenti improbabili dei Loscki, di seguito il ‘basso della madonna’ (con una madonnina incastonata nel body dello strumento), la ‘chitarra con l’asse del cesso’ e il ‘basso da morto’.

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I Loscki Bosky all’esordio – Luglio 1992 Località San Bernardo di Bibiana (TO)

Il repertorio dei Loscki si caratterizza fin dagli esordi per una babele linguistico-musicale che tocca innumerevoli stili, spesso agli antipodi tra loro, talvolta rimescolati anche all’interno della stessa canzone. Testi in piemontese, alternati ad altri in italiano. Canzoni originali e rivisitazioni di evergreen nazionali e internazionali. Piccoli capolavori di comicità surreale, zeppi di citazioni musicali, testuali e culturali nelle quali c’è da perdersi. “Il gruppo nasce nel 92 con poche idee ma confuse – ci ha confidato una volta Corrado – di sicuro ha influito la mia abitudine a dissacrare fin da ragazzo le canzoni in inglese. Non capendo la lingua, certe parole mi suonavano in modo diverso”. Da questo vezzo è maturata la personalità artistica del bandleader e per larghi tratti ha rappresentato la sua principale cifra stilistica. Le assonanze fonetiche e semantiche tra l’italiano, o l’inglese, e il piemontese sono infatti alla base di molte sue canzoni e sono lo spunto delle sue stravaganti storie. Come, ad esempio, “Beat it” che diventa “Bilich” (bilico), racconto delle peripezie di un autotrasportatore contrabbandiere; o come la già citata “No che son s-ciapame ël còl“, da “Knockin’ on Heaven’s Door”.

Ma la capacità di inventare storie sempre nuove non si limita a un unico modus operandi. Nel corso della sua storia creativa, Corrado ha poi allargato il suo stile, cimentandosi anche con canzoni totalmente inedite. Per citarne un paio, la storia dello scarsissimo e scorretto calciatore “Pino il terzino” o l’irrisione ai turisti della domenica di “El Merendero”. Ci sono poi prestiti invero decisamente originali, come le allitterazioni insensate di “Pollyanna” sulla sigla dell’omonimo cartoon; o la ricetta della bagna caoda nell’esilarante rap snocciolato sopra “Sex Machine”. E come non citare poi il mélange progressivo di “Biancaneve”, tra i maggiori successi della band, nel quale convivono Vasco, canzoni popolari piemontesi, classici della musica italiana, sigle televisive, citazioni pubblicitarie e chi più ne ha più ne metta? Infine, non è da sottovalutare l’evoluzione espressiva di Corrado, e dei Loscki tutti, verso un’importante dimensione teatrale. L’inclinazione guittesca che evidentemente ne caratterizza gli show recenti denota una sempre maggiore completezza del loro approccio spettacolare. Assistere a un loro concerto è dunque un’esperienza a 360 gradi. La fruizione si fa estremamente coinvolgente, con il pubblico che finisce letteralmente dentro lo show, tra musiche, gag e danze sfrenate.

Impossibile descrivere in poche parole, e con i pochi esempi concessi da questo spazio limitato, tutto l’universo creativo dei Loscki. Più in generale, si tratta della trasposizione umoristica di un variopinto carrozzone di personaggi e situazioni che, per buona parte, rimandano a un preciso contesto. Un mondo rurale, sovrapponibile a quello della nostra provincia, nei cui vizi e comportamenti è facile, per noi, riconoscersi. Un contesto paesano, locale, raffigurato attraverso le sue espressioni linguistiche più originali, le sue tradizioni culinarie e le sue maschere più rappresentative. Quasi un testo a valenza antropologica, non fosse che la reazione principale di fronte alla loro musica è quella della risata e del divertimento.

Esiste anche una discografia dei Loscki. Oltre ad alcune demo di inizio carriera, buona parte delle loro canzoni sono immortalate in cinque album, più o meno ufficiali, dai titoli che sono tutto un programma. Da “Cercasi foresta vergine” di inizio millennio, registrazione di un live al Roadhouse Cafè di Roletto, a “Squillino le trombe… trombino le squillo” del 2002, entrambi con Marco Bertelli Motta (chitarra), Marco Priotti (tastiere), Danilo Comba (basso) e Bruno Comparetto (batteria). E poi “Nuoce gravemente alla salute”, dove insieme a Corrado e Comparetto, suonarono Bruno Veglio al basso, Gianni Valle alla chitarra e Francesco Tealdi alle tastiere. Più recenti invece “5 facce da cool” (2012) e “Pija ‘nco na pasta” (2015), con Ivan Audero (chitarra), Marco Priotti (tastiere), Bruno Veglio (basso) ed Eugenio Martina (batteria). Quest’ultima rappresenta anche la formazione attuale, con la sola eccezione del batterista Mario Valenzisi, subentrato a Martina a fine 2018.

loscki bosky discografia

Un ultimo pensiero lo vogliamo invece rivolgere a Carmen Sanua, la costumista del gruppo. Sebbene non facesse parte della formazione in senso strettamente musicale, Carmen saliva ogni volta sul palco per l’interposta persona dei suoi abiti di scena. Una volta, poi, sul palco ci finì anche letteralmente, quando interpretò la poliziotta in una parodia dei Village People mentre la band suonava “Ël cinghial”, rivisitazione in stile loscko di “YMCA”. Era una sorta di sesto membro della band, come certificano i vari profili che la annoverano sempre tra i componenti della crew. Carmen è scomparsa prematuramente a fine giugno, lasciando non solo un incolmabile vuoto umano per chi le stava accanto e le voleva bene, ma anche un’importante eredità artistica. Un’impronta indelebile. Perché se i Loscki sono diventati quello che sono oggi, con un’attitudine teatrale e scenica via via sempre più marcata, in parte lo si deve anche a lei.

Ones

Per ascoltare la musica dei Loscki Bosky avete diverse strade. Potete contattare la band e cercare di recuperare una delle pochissime copie ancora disponibili dei CD. Oppure accontentarvi del formato liquido, accedendo alla pagina Reverbnation e al canale ufficiale YouTube. Di seguito vi proponiamo il collegamento diretto alle due pagine.

Buon divertimento!

Per consigli su innesto a spacco diametrale sul melo e potature citofonare Loscki Bosky 🍎🍎

1 di 4

Tutti i Loscki

Voce: Corrado Defendi

Batteria: Eelko Veerman, Michael Arora, Stefano Ricca, Bruno Comparetto, Eugenio Martina, Carlo Cannarozzo, Nadir Bertone, Cosimo Mirabella, Mario Valenzisi

Basso: Alberto Velo, Emanuele Contini, Danilo Comba, Bruno Veglio, Alessio Scotto, Mauro Carella, Marco Boaglio

Chitarra: Massimo Fenoglio, Massimo Pollo, Valter Accossato, Alessandro Chiappetta, Marco Bertelli Motta, Dario Balmas, Matteo Doria, Marco Peron, Paolo Baret, Gianni Valle, Ivan Audero

Tastiere: Maurizio Martina, Giancarlo Nudo, Francesco Tealdi, Marco Priotti

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Marco Ughetto, appassionato di musica e giornalismo, chitarrista e cantautore amatoriale, si laurea in Cinema al DAMS di Torino nel 2014, con una tesi sui rapporti tra cinema e cultura digitale. Nel 2002, insieme ad altri quattro amici, dà il via alla prima versione di Groovin' - il portale della musica nel Pinerolese.

http://groovin.eu

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